Cane sparato a Francica, la condanna del Movimento animalista: «Siamo alla barbarie»

«A Francica è stato commessa l’ennesima grave barbarie a danno di un piccolo randagio, al quale l’agronomo Francesco Maccarone, ovvero la persona che l’ha soccorso e che lo sta curando, ha dato il nome di Gaetano. Il povero randagio, infatti, è stato colpito alla zampa posteriore destra con un’arma da fuoco, presumibilmente un fucile. La zampa presentava tre fori di entrata all’esterno e un unico grande foro di uscita all’interno. Il veterinario, Filippo Laria, ha dovuto mettere venticinque punti di sutura per chiudere le ferite». 

A parlare è Marina Betrò, delegata provinciale del Movimento animalista, la quale, venuta a conoscenza dell’ultimo episodio ai danni di un animale nel Vibonese, insieme alla vice delegata Rosita Giordano, si è recata a Francica «per conoscere Gaetano e la meravigliosa famiglia di Francesco Maccarone, che si sta prendendo cura di lui con tanto amore e dedizione e che ha sporto denuncia ai carabinieri. Va precisato – aggiunge la Betrò – che, sempre a Francica, questo rappresenta il terzo caso grave che ci troviamo ad affrontare. Ricordiamo il cagnolino Ciccio trovato con muso e zampe legate e gettato in mezzo ai rifiuti; la cagnolina Tecla, malata di rogna e malmenata». 

Per la responsabile provinciale del movimento: «Questa violenza nei confronti degli animali non accenna a diminuire e, anzi, in quest’ultimo anno abbiamo notato un generale, spaventoso aumento degli episodi di crudeltà e barbarie sugli animali. A titolo d’esempio, cito l’episodio mostruoso di cui è stato vittima lo sfortunato Billy, seviziato ed ucciso l’estate scorsa da ignoti. Altro caso ancora quello del cane Birillo che, a San Costantino, sempre nel Vibonese, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Fino ad oggi, nessuno ha mai pagato per queste nefandezze».

Quindi le conclusioni: «Nonostante sia ormai noto che i violenti contro gli animali sono socialmente pericolosi, in un territorio martoriato come quello della provincia di Vibo Valentia, nessuno vede e nessuno parla, nessuno si preoccupa di mettere ai margini persone così crudeli o di denunciare fatti così scabrosi… in fin dei conti, le vittime sono semplicemente “cani”».

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