martedì,Marzo 19 2024

Intestazione fittizia di beni al figlio per eludere interdittiva, indagato l’imprenditore Michele Lico

Una società riconducibile al presidente della Camera di commercio di Vibo Valentia è finita sotto sequestro da parte della Dda di Reggio Calabria. Sotto chiave beni per 1,5 milioni di euro

Intestazione fittizia di beni al figlio per eludere interdittiva, indagato l’imprenditore Michele Lico

I carabinieri del Comando provinciale e del Noe di Reggio Calabria, hanno eseguito, nella giornata di ieri, un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda, nei confronti della società Fargil Srl, con sede legale in Roma, riconducibile al presidente della Camera di commercio di Vibo Valentia Michele Lico

Si tratta di un ulteriore sviluppo dell’attività d’indagine che aveva già condotto, lo scorso ottobre 2017, nell’ambito dell’operazione denominata “Metauros”, all’esecuzione di fermo di indiziato di delitto a carico di 7 persone, indagate a vario titolo di associazione mafiosa (cosca Piromalli), concorso esterno, estorsione ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante delle modalità mafiose, nonché all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di società operanti nel settore della depurazione e trattamento delle acque, trasporto e compostaggio dei rifiuti speciali non pericolosi.

L’odierno provvedimento vede in veste di indagato l’imprenditore vibonese Michelino Roberto Lico, attuale presidente della Camera di commercio di Vibo Valentia, ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni poiché, al fine di eludere le disposizioni in materia antimafia, ha attribuito fittiziamente al figlio Santo, 28enne, la maggioranza assoluta delle azioni della Iam Spa di Gioia Tauro, società che gestisce da oltre un ventennio la depurazione delle acque reflue di numerosi comuni della Piana.

Le indagini hanno consentito di ricostruire dettagliatamente le vicissitudini imprenditoriali di Lico, fino al 20 luglio 2015 a capo della Iam Spa attraverso la società Ligeam Srl in quella  data, infatti, un’altra società riconducibile alla famiglia Lico per la gestione di appalti pubblici, la Elmecont Srl di Maierato, ha ricevuto un’interdittiva antimafia emanata dalla Prefettura di Vibo Valentia, provvedimento che menzionava anche la Ligeam Srl. Pertanto, al fine di evitare che anche quest’ultima potesse essere attinta da analoghe preclusioni di pubbliche commesse, con inevitabili ricadute sulla Iam, l’imprenditore vibonese, attraverso una spregiudicata manovra societaria, ha trasferito la maggioranza azionaria di quest’ultima (89,5% del totale) al figlio Santo, 28enne, costituendo ad hoc la Fargil Srl, destinataria dell’odierno provvedimento.

Le risultanze investigative hanno dimostrato, in maniera ben stagliata, la natura assolutamente fittizia dell’operazione, con Michelino Roberto Lico, di fatto, ancora saldamente al timone della Iam e, pertanto, dominus sostanziale ed unico interlocutore dei vertici della compagine societaria: le risultanze investigative hanno comprovato come, anche dopo la formale fuoriuscita dalla compagine sociale, Lico sia rimasto l’unico punto di riferimento dei dirigenti della Iam, ai quali ha regolarmente dettato le strategie imprenditoriali. Il valore complessivo dei conti correnti e dei beni riconducibili alla società sequestrata ammontano a circa 1.500.000 di euro.

 

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