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Il complesso parrocchiale “Risurrezione di Gesù” di Pizzo nel mirino dei clan del Vibonese

L’inchiesta “Rinascita Scott 2” porta alla luce anche l’intromissione delle cosche nella realizzazione dei lavori con un’estorsione alla ditta aggiudicataria

Il complesso parrocchiale “Risurrezione di Gesù” di Pizzo nel mirino dei clan del Vibonese
Una veduta di Pizzo dall'alto
La posa della prima pietra nel maggio 2019

Finiscono anche i lavori di realizzazione del Complesso Parrocchiale di Pizzo “Risurrezione di Gesù” – commissionato dalla Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, per un importo complessivo di 4.579.654,22 euro – nel mirino dei clan. Nell’operazione “Petrolmafie spa”, denominata anche “Rinascita Scott 2”, della Dda di Catanzaro c’è infatti anche un’estorsione (aggravata dal metodo mafioso) contestata a Luigi Mancuso di Limbadi, Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona, Pasquale Gallone di Nicotera, Pino D’Amico di Piscopio, Giuseppe Barbieri di Sant’Onofrio, Giuseppe Ruccella di Filogaso, Francescantonio Anello di Filadelfia, Daniele Prestanicola di Maierato, Francescantonio Tedesco di Vibo Valentia e Filippo Fiarè di San Gregorio d’Ippona. In concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi differenti, avrebbero posto in essere atti estorsivi e di illecita concorrenza sleale, volti al controllo, o comunque al condizionamento, dell’assegnazione e dell’esecuzione dei lavori di costruzione del nuovo complesso parrocchiale di Pizzo, stringendo un accordo collusivo mirante all’imposizione esterna della scelta delle ditte destinate ad eseguire di fatto i lavori e i servizi occorrenti, all’imposizione dei prezzi e delle condizioni di lavoro. [Continua in basso]

Luigi Mancuso

Mediante minaccia implicita di atti ritorsivi contro il patrimonio o l’incolumità personale in caso di rifiuto (“minaccia resa ancor più concreta dalla notoria appartenenza dei soggetti agenti alla ‘ndrangheta”), avrebbero costretto Mario Pata, direttore di cantiere della Cooper Poro Edile a rivolgersi agli esponenti apicali della cosca Mancuso al fine di ricevere direttive per “lavorare in tranquillità” e avvalersi, per i lavori di realizzazione del complesso parrocchiale di Pizzo “Risurrezione di Gesù” delle imprese imposte dal clan Mancuso di Limbadi, coartando in tal modo la libertà di scelta imprenditoriale della parte offesa.

Sulla base di pregressi accordi raggiunti, all’esito di una progressiva interlocuzione a livello apicale tra le cosche Anello di Filadelfia, Mancuso di Limbadi, Bonavota di Sant’Onofrio, Fiarè di San Gregorio d’Ippona(accordi cui partecipavano Luigi Mancuso, Giuseppe Barbieri, Gregorio Giofrè, Pasquale Gallone ed altri esponenti apicali della ‘ndrangheta vibonese), Francescantonio Anello, Daniele Prestanicola e Francescantonio Tedesco avrebbero imposto a Pata l’azienda di Prestanicola per la fornitura dellametà del cemento occorrente. Giuseppe Barbieri avrebbe invece imposto l’impresa Prev-Calcestruzzi di Giuseppe Ruccella per l’altra metà del cemento, mentre Luigi Mancuso, Pasquale Gallone e Pino D’Amico avrebbero garantito il rispetto degli accordi e, quindi, imposto l’intero “pacchetto” di imprese mafiose e, per lo sbancamento ed il movimento terra, la D.R. Service di Pino D’Amico.

La posa della “prima pietra” dei lavori della chiesa “Risurrezione di Gesù” in via Nazionale a Pizzo, finanziati dalla Cei, è avvenuta il 18 maggio 2019. Fra le opere programmate anche un auditorium con 500 posti a sedere, impianti sportivi strumentali all’oratorio, parcheggi e verde attrezzato. I clan – secondo l’inchiesta della Dda di Catanzaro – avrebbero sottoposto l’imprenditore Pata allo “stillicidio di continue, reiterate, esasperanti imbasciate estorsive incrociate e, di conseguenza, costretto ad accettare la cointeressenza delle diverse cosche pur di non avere problemi sul cantiere e poter svolgere i lavori in tranquillità”. Le condotte criminali coprono un arco temporale che va dal febbraio all’ottobre 2019.

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