C’erano anche esponenti della ‘ndrangheta vibonese nel summit in cui si sarebbe deciso come spartirsi il tratto catanzarese della statale 106. Un tratto su cui avrebbero «mangiato tutti». È quanto emerso dall’inchiesta Clean Money della Dda di Catanzaro, che stamane ha portato a 22 arresti e che ha riacceso i fari sulle attività criminali del clan dei Gaglianesi. Pancrazio Opipari e Lorenzo Iiritano sono due degli indagati. Il loro ramo, secondo l’ipotesi accusatoria dei magistrati antimafia, è quello delle estorsioni.

Ai due viene contestato l’episodio in cui si sarebbero fatti consegnare 600 euro dal titolare di un’impresa funebre non identificato: il pizzo avrebbe riguardato una cerimonia nel quartiere di Gagliano. Le intercettazioni chiariscono lo scambio contestato: i due avrebbero fatto prendere un «morticedu» (in questo caso il servizio per la cerimonia, ndr) e l’imprenditore avrebbe corrisposto 200 euro ciascuno a Opipari, Iiritano e una terza persona ora deceduta. Controllo del territorio capillare.

Ed esteso anche ad altre aziende: i magistrati antimafia di Catanzaro identificano l’idea di imporre diversi appalti e traghettarli verso una ditta vicina al gruppo operante nel settore dell’impiantistica elettrica. Come? Opipari e Iiritano si muovono in pattuglia nell’area di Catanzaro Lido per esaminare tutti i cantieri e vedere dove potrebbero inserire la ditta amica.

Pensano di rivolgersi alle imprese più floride: davanti a chi, invece, considerano «rovinato» evitano di tentate. Segnano tutto, inclusa la data di avvio dei lavori: in un caso, leggendo che i cantieri partiranno il 7 gennaio, valutano di presentarsi l’8.
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