Passa agli arresti domiciliari per motivi di salute – per i prossimi otto mesi – Carmelo Barba, 43 anni, di Vibo Valentia, attualmente detenuto nel carcere di Lecce per scontare un cumulo di pene definitive sino al 25 agosto 2030 per i reati di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose, truffa, illecita concorrenza con minaccia, violazione della misura di prevenzione e atti persecutori. Nonostante il parere contrario della Dda di Catanzaro e della Questura di Vibo Valentia che hanno sottolineato la pericolosità sociale di Carmelo Barba ed anche la sua stretta parentela con due esponenti di spicco della ‘ndrangheta vibonese, il Tribunale di Sorveglianza di Lecce ha accolto l’istanza dei difensori, gli avvocati Giuseppe Di Renzo e Antonio Porcelli. Il Tribunale ha infatti ravvisato l’assoluta “incapacità dell’amministrazione penitenziaria di fornire al detenuto le cure di cui ha effettivamente bisogno” e da qui la decisione dei giudici di permettere a Carmelo Barba di curarsi autonomamente in regime di detenzione domiciliare, pur tenendo conto di “un innegabile quadro di pericolosità sociale”. Nel termine di otto mesi dalla scarcerazione, quindi, secondo quanto disposto dal Tribunale di Sorveglianza di Lecce, Carmelo Barba dovrà attivarsi per procurarsi le prestazioni sanitarie e per riceverle con continuità permettendo all’autorità giudiziaria di “verificare obiettivamente la reale utilità del regime domiciliare a fini di cura, oltre che di prevenzione del rischio di recidiva”. Carmelo Barba, naturalmente, agli arresti domiciliari non potrà ricevere nella sua abitazione persone diverse dai conviventi, né comunicare con l’esterno con nessun mezzo (telefono o social network). Per i controlli su Carmelo Barba è stata delegata la Questura di Vibo Valentia.