Una donna disabile a Pizzo, in possesso di regolare contrassegno, sarebbe stata «multata per aver parcheggiato in un’area riservata ai residenti, a causa dell’assenza di stalli liberi per disabili». Il ricorso presentato dai figli della donna ha portato il prefetto di Vibo ad annullare la sanzione. Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani (Cndd), che ha segnalato il fatto attraverso una nota stampa, ha espresso preoccupazione per l’accaduto, definendolo «un esempio di una cultura amministrativa che troppo spesso confonde il rispetto della norma con l’assenza di empatia». Il Cnddu ritiene che «ogni atto amministrativo debba tenere conto del contesto umano, applicando le leggi con intelligenza, competenza e sensibilità, specialmente quando sono coinvolte persone fragili». Il Cnddu ha sottolineato il «silenzio del Comune di Pizzo sull’episodio», suggerendo che esso appaia come una «mancanza di consapevolezza rispetto all’errore commesso».

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani ha inoltre evidenziato che «ammettere uno sbaglio non è debolezza, ma segno di maturità istituzionale» ed ha rivolto poi un appello al Comune napitino affinché «offra le dovute scuse alla cittadina e alla sua famiglia». Alle amministrazioni locali ha poi rivolto una richiesta, affinché «investano seriamente nella formazione del proprio personale sul tema dei diritti delle persone con disabilità, non solo come materia tecnica, ma come pilastro della convivenza democratica». Alla cittadinanza tutta poi un monito, «affinché non smetta di pretendere che l’apparato pubblico sia all’altezza dei valori costituzionali che dovrebbe incarnare».

L’organizzazione è convinta, in fine, che «episodi come questo debbano essere raccontati non per alimentare indignazione sterile, ma per stimolare un cambiamento». Hanno affermato che «i diritti umani non si difendono con le celebrazioni, ma con le scelte quotidiane, e che anche una multa può diventare terreno di battaglia civile. Le persone con disabilità non devono ringraziare quando i loro diritti vengono riconosciuti, ma devono poter contare su un sistema che li protegga prima che abbiano bisogno di difendersi».