La Cassazione respinge il ricorso e ravvisa il periculum in mora per la commissione del reato di truffa. L’operazione antimafia risale al febbraio scorso
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Resta sequestrato il “Panificio fratelli Mesiano” ubicato in via Verona a Calabrò, frazione del comune di Mileto, società ritenuta strumentale ad un’associazione finalizzata al compimento di truffe contestata a Fortunato Mesiano, 51 anni, di Mileto, residente a Biassono (provincia di Monza), che già si trova a giudizio (a piede libero, avendo il Riesame annullato l’ordinanza in carcere) nell’ambito del maxiprocesso Maestrale-Carthago. E’ quanto deciso dalla quinta sezione penale della Cassazione che ha respinto il ricorso di Pasquale Mesiano, 48 anni, di Mileto, fratello di Fortunato Mesiano, quest’ultimo raggiunto da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, con obbligo di indossare il braccialetto elettronico e che già si trova a giudizio (a piede libero, avendo il Riesame annullato l’ordinanza in carcere) nell’ambito del maxiprocesso Maestrale-Carthago. L’operazione nell’ambito della quale è avvenuto il sequestro del panificio è quella denominata “Clean money” della Dda di Catanzaro, scattata nel febbraio scorso, e che mira a fare luce sui nuovi assetti criminali del clan dei Gaglianesi. Per Fortunato Mesiano il reato contestato nell’operazione “Clean money” è quello di associazione a delinquere finalizzata alle truffe, con l’aggravante delle finalità mafiose in quanto i proventi dell’attività delittuosa sarebbero andati ad agevolare il clan dei Gaglianesi di Catanzaro. Il ricorso in Cassazione per il dissequestro del panificio è stato presentato da Pasquale Mesiano, quale terzo interessato alla restituzione dei beni in sequestro.
Secondo la prospettazione accusatoria, il panificio ‘Fratelli Mesiano s.n.c.’ avrebbe fatto parte di una serie di ditte utilizzate quali canali di smercio dei beni di consumo acquistati da vari fornitori per conto della Alipadania s.r.l.; in particolare, “Fortunato Mesiano, quale intraneo alla predetta consorteria, avrebbe utilizzato l’attività imprenditoriale in questione, formalmente amministrata dal fratello Pasquale, al fine di rivendere parte della merce”.
Ad avviso della Cassazione, “al pari di altre ditte gestite dai sodali e pure poste sotto sequestro, anche il Panificio F.lli Mesiano sia risultato funzionale al programma associativo di reimpiego delle merci derivanti dalle truffe commesse a danno delle ditte fornitrici dell’Alipadania, dal momento che parte di detta merce è stata trasportata presso il panificio F.lli Mesiano, come riscontrato dalle bolle di trasporto. E’ in ragione della già acclarata reiterazione di condotte funzionali al reimpiego di merci illecitamente acquisite che è stato correttamente ravvisato in concreto il periculum in mora necessario per l’imposizione del sequestro impeditivo, dal momento che la società è stata considerata, come altre, strumentale alla realizzazione dei delitti di truffa commessi dall’associazione per delinquere, poiché in essa, come nelle altre sottoposte a sequestro, è stata trasferita e allocata parte della merce oggetto di reimpiego delle truffe”.

