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Il centro storico di Tropea trasformato in una piazza di spaccio di cocaina e marijuana. Sono due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, Rossella Maiorana, che si è così pronunciata sulle richieste avanzate dalla locale Procura: carcere per Alfonso Carone, 35 anni di Tropea, arresti domiciliari per Domenico Gargano, 37 anni, anche lui di Tropea. Indagato a piede libero Salvatore Carone, 45 anni, di Tropea, fratello di Alfonso.
Detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti – in particolare cocaina e marijuana – il reato ipotizzato dall’ufficio di Procura sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del Norm della Compagnia di Tropea. Le telecamere piazzate nel centro storico della “Perla del Tirreno” avrebbero documentato centinaia di cessioni di sostanze stupefacenti, molte delle quali già contestate in precedenza con altre attività di indagine. Nelle contestazioni formulate nei confronti di Alfonso Carone e Domenico Gargano, gli episodi di spaccio ricostruiti nei dettagli sono undici e coprono un arco temporale che va dal 31 gennaio al 9 marzo scorso. In totale sono stati individuati sette acquirenti di sostanze stupefacenti, tra cui due donne che si sarebbero rifornite di marijuana. Acquirenti provenienti non solo da Tropea, ma anche da Ricadi, da Cirò, da Napoli, dal Piemonte e dalla Sardegna, con cessioni effettuate pure nei confronti di soggetti di nazionalità bulgara e romena.
Luoghi e modalità di spaccio
A Tropea dal gennaio al marzo scorso, stando alle indagini dei carabinieri, si sarebbe spacciato ogni sera dalle ore 21 sino alle 3 del mattino con l’epicentro individuato in vico dell’Orto che collega piazza Vittorio Veneto a corso Umberto I. La cocaina in diverse occasioni sarebbe stata lasciata da Domenico Gargano alla base di una fioriera di piazza Vittorio Veneto e lì prelevata dall’acquirente di turno. Sono state le telecamere piazzate in vico dell’Orto a documentare una costante attività di spaccio, oltre alle intercettazioni telefoniche ed ai servizi di osservazione dei carabinieri. Lo spaccio sarebbe stata l’attività principale, se non unica, di sostentamento economico di Domenico Gargano e Alfonso Carone. Quasi ogni sera Alfonso Carone con la sua Audi A3 si sarebbe recato in via Marina Vescovado a Tropea, sotto casa di quest’ultimo, per prelevarlo e portarlo nella piazza di spaccio di vico dell’Orto, per poi riportare a casa il sodale a fine “lavoro”. Alfonso Carone si sarebbe posizionato all’ingresso del vicolo quale vedetta per raggiungere Gargano all’interno del vico quando sopraggiungeva un cliente. Avvenuta la cessione materiale dello stupefacente, gli acquirenti andavano via raggiungendo corso Umberto I mentre Domenico Gargano raggiungeva dal lato opposto del vico Alfonso Carone.
La posizione di Salvatore Carone

Nei confronti di Salvatore Carone, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza (con obbligo di rientro a casa per le ore 21 nel periodo dell’attività di spaccio), nonché detenuto per diversi anni per il reato di tentato omicidio, il gip non ha emesso nessuna misura cautelare. E’ però emerso che il 26 febbraio scorso si è recato in un’officina di Tropea dove nell’auto in uso al fratello Alfonso è stato trovato un dispositivo Gps installato dai carabinieri. Effettuata l’illecita “bonifica”, i Carone avrebbero staccato e poi riattaccato il Gps, per infine cambiare auto. Secondo le indagini sarebbe stato Salvatore Carone ad asportare il Gps nell’auto Audi A3 intestata ed in uso al fratello Alfonso. Tuttavia, nei suoi confronti per il gip non risultano raggiunti i gravi indizi di colpevolezzapoiché “non sono emersi fondamentali contributi univoci ricollegabili all’attività di spaccio. Dalle immagini emerge che avrebbe aiutato il fratello Alfonso a manomettere il dispositivo Gps sull’auto usata per spacciare, ma non è emerso un concorso morale univoco nell’attività di spaccio”. Secondo il giudicemancano per Salvatore Carone “riscontri sul suo ruolo direttivo volto ad impartire ordini e disposizioni agli esecutori materiali dello spaccio”. Ci si trova quindi, allo stato, su un coinvolgimento marginale di Salvatore Carone che per il gip può essere preso in considerazione solo per la collaborazione ad eludere le indagini “atteso che, anche in assenza di un suo contributo, sicuramente Alfonso Carone e Domenico Gargano si sarebbero ugualmente adoperati per spacciare stupefacente”.
I gravi indizi per i due arrestati

I gravi indizi di colpevolezza il gip ritiene siano stati raggiunti invece nei confronti di Alfonso Carone e Domenico Gargano. Ad avviso del giudice, emerge per entrambi (che vantano diversi precedenti penali) “un’inclinazione a delinquere sintomatica di un totale disprezzo della legge”, con un’attività di spaccio sistematica” e la “certezza della reiterazione dei reati se lasciati in libertà”. Per il gip sussiste anche il pericolo di inquinamento probatorio, definito “attuale e concreto, potendo gli indagati intervenire sulle persone informate sui fatti affinchè forniscano una versione diversa e favorevole agli indagati”.
Le esigenze cautelari legate all’inquinamento probatorio derivano per il gip anche “dalla necessità di un migliore approfondimento dei fatti e di altri episodi a questi connessi, nonché di individuare ulteriori profili di responsabilità anche di altri concorrenti ove si tenga conto della collaudata attività di spaccio, reiterata in maniera indisturbata nonostante la capillare presenza sul territorio delle forze dell’ordine”.
Le modalità dello spaccio dimostrano infine, ad avviso del gip, l’inserimento di Alfonso Carone e Domenico Gargano “in un circuito delinquenziale più ampio, in ragione dell’approvvigionamento non esiguo di sostanza stupefacente – del tipo cocaina e marijuana – già suddivisa in dosi e pronta per essere smerciata all’ingrosso”. Un circuito di spaccio di stupefacenti “più ampio ed ancora da accertare” sul quale le indagini dei carabinieri non conoscono soste e che potrebbero a breve riservare nuovi ed ulteriori sviluppi. Domenico Gargano è difeso dall’avvocato Carmine Pandullo, i due Carone dall’avvocato Francesco Schimio.
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