La “toponomastica della legalità” a Stefanaconi è un dato acquisito ormai da tempo. Una sequela di targhe e cartelli elenca i nomi di veri e propri eroi nazionali, santi laici e simboli di impegno politico e civile. Di lotta a tutte le illegalità. Qualunque inventario rischierebbe di essere non del tutto esaustivo, tuttavia un’idea della portata del fenomeno la si può agevolmente ricavare consultando qualsivoglia stradario on line, o cartaceo per chi non è avvezzo alla tecnologia. Tralasciando i classici (via Aldo Moro, via Alcide De Gasperi, via Antonio Gramsci, via Palmiro Togliatti, via Enrico Berlinguer, ecc.) ampiamente diffusi in tutto il territorio nazionale, non mancano i riferimenti esterofili come via Salvator Allende, Martin Luter King e John Fitzgerald Kennedy.

Ma è attraversando alcune zone del territorio comunale che ci si imbatte in denominazioni interessanti e meno comuni. È il caso della frazione Morsillara che detiene un reticolo di strade dedicate a personaggi dalla specchiata moralità. Si parte da via don Lorenzo Milani, ad esempio, seguita in rapida successione da via Giorgio La Pira, via Monsignor Romero, via don Giuseppe Puglisi, via padre Massimiliano Kolbe. Ma anche da piazzetta Enzo Tortora, via Giovanni Falcone, via Paolo Borsellino e via… Rosario Livatino.

Si, proprio quel “giudice ragazzino”, Beato della Chiesa, al quale la commissione straordinaria alla guida del Comune ha pensato di intitolare la villa comunale, modificando la sua denominazione storica di “Villa Elena Bellantoni – Giardino della Cultura”. Al martire della fede e della giustizia è, dunque, già intestata una strada della frazione Morsillara, con tanto di targa visibile dalla principale via che attraversa l’abitato prima che esso si fonda con quello del confinante comune di Sant’Onofrio. L’iniziativa risale agli anni ’90 e a quella stagione di legalità incarnata da un gruppo di giovani amministratori e attivisti, capeggiato dalla “sindaca coraggio” Elisabetta Carullo, che sfidò il malaffare ricevendo in cambio intimidazioni e attentati, ma anche sostegno da parte dello Stato.

Un’impronta simbolica di legalità, quella che si volle imprimere all’epoca con la revisione della toponomastica. Proprio come oggi la commissione straordinaria ha inteso fare nel sottoporre, per approvazione, alla Prefettura di Vibo Valentia il cambio di denominazione di Villa Elena nel quadro di un «più ampio programma di ripristino della legalità dell’ente» da perseguire «attraverso la promozione di iniziative socio-culturali che siano testimonianza dei sani valori della legalità, a beneficio della collettività e con particolare attenzione alle generazioni future». La memoria di Livatino, si legge nella delibera, «può costituire un fiero monito di promozione e di testimonianza della cultura della legalità per la comunità locale».

L’esistenza di una strada già intitolata al giudice, di per sé non impedisce che gli si intesti un altro luogo. Ma solleva comunque nuove perplessità sull’opportunità di farlo a discapito di un sito come Villa Elena, intitolato ad una benemerita cittadina (peraltro sulla base di un formale accordo tra le parti) e la cui denominazione è ormai un altro dato acquisito al patrimonio collettivo. Perché non optare, ad esempio, per il Parco urbano, ancora sprovvisto di intitolazione? Al suo interno c’è il campetto Falcone-Borsellino. “Parco della legalità Rosario Livatino”, non sarebbe male.

Intanto, stamane in Comune è stata depositata una richiesta ufficiale di revoca della delibera commissariale da parte di Raffaele Arcella, già vicesindaco di Vibo Valentia, che solleva non pochi dubbi sulla legittimità dell’atto. Nel frattempo anche la famiglia della compianta insegnante elementare si è mossa chiedendo un incontro al prefetto di Vibo Valentia Anna Aurora Colosimo.