martedì,Aprile 16 2024

La storia dell’eremita tecnologico di Soreto di Dinami -Video

Da oltre un anno il complesso è occupato da padre Pino Muller, originario di Soriano, che utilizza WhatsApp e Facebook per diffondere la meditazione

La storia dell’eremita tecnologico di Soreto di Dinami -Video
L'eremita di Soreto di Dinami

di Saverio Caracciolo

Soreto è una località nel comune di Dinami, in provincia di Vibo Valentia, un centro che in passato ha rappresentato un luogo di grande importanza: basta pensare che nel 1490 il conte di Arena Giancola Culchebret vi volle costruire un grande monastero agostiniano dedicato a Santa Maria de Jesu assegnando i fondi al beato Francesco da Zumpano, che all’epoca rappresentava il rinnovamento dell’ordine agostiniano, visto che in quel periodo l’ordine aveva perso la sua origine votata all’eremitismo.
Nel 1505, morto il conte Giancola, il figlio Gianfrancesco, che non nutriva una grande simpatia per gli agostiniani ma era molto devoto a San Francesco di Paola, decise di togliere il complesso monastico agli agostiniani per affidarlo ai minimi. Qualche anno dopo, nel 1550, i francescani abbandonarono il complesso che fu affidato dal conte ai conventuali di San Francesco di Assisi, che vi rimasero fino al 1654, data in cui venne definitivamente abbandonato.
Oggi, sia per i vari terremoti che per l’incuria degli uomini, rimangono solo dei ruderi: sono ben visibili le absidi dell’antica chiesa e le mura del grande complesso monastico.
Una struttura di grande importanza storica, quella di Soreto: all’interno del convento, infatti, si svolse il processo canonico per la raccolta delle testimonianze di chi assistette al miracolo di San Francesco di Paola dell’attraversamento dello Stretto di Messina sul mantello.
Questo luogo è stato sempre preferito da diversi eremiti, non solo religiosi ma anche laici, come Francesco Tonzo di Melicuccà, che decise di far risorgere dal fango i vecchi ruderi del convento agostiniano e sulla piccola collina vicino al convento creò il nuovo eremo dedicandolo ai santi Francesco d’Assisi e Francesco di Paola. Qui costruì prima un’abitazione e poi una chiesa a forma di stella, progettata dal grande architetto Salvatore Fiume.
Dopo la costruzione, Tonzo andò alla ricerca di qualcuno che potesse dare vita all’eremo: il primo ad abitarci fu proprio un laico venuto dal Veneto, Ezio Boscardin, che vi rimase solo un anno. Il suo posto fu occupato da un monaco della Certosa di Serra San Bruno, padre Elia Catellani, che soggiornò più di vent’anni, fino al 2017.
Da oltre un anno il complesso è occupato da padre Pino Muller, originario di Soriano Calabro, sin da piccolo attratto dalla vita ecclesiale. Trasferitosi con la famiglia nel nord Italia all’età di nove anni, il 23 aprile del 1988 fu, infatti, consacrato sacerdote a Torino, nel santuario Nostra signora della salute. Negli anni crebbe in lui il bisogno di una vita contemplativa e così entrò nel monastero benedettino della Badia di Cava de’ Tirreni dove, durante il lockdown per il covid, assistette alla morte di molti suoi amici per via del virus. Decessi che svilupparono in lui mille interrogativi e lo spinsero a chiedere alle istituzioni ecclesiali il passaggio dalla vita parrocchiale alla vita eremitica. Una scelta che lo portò proprio a Soreto.
Ancora oggi padre Pino non ha un programma ben definito: si definisce «una piccola luce che sfrutta le prime ore del mattino per pregare e meditare la parola di Dio» e poi, usando la tecnologia, come WhatsApp e Facebook, «per diffondere la mia meditazione in tutte le direzioni».
Durante la giornata aiuta anche gli operai perché vuole ampliare la piccola casa per accogliere chi vuole recarsi all’eremo e ascoltare la voce del Signore attraverso la natura.

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