domenica,Gennaio 19 2025

Viaggio nel tempo a Capo Vaticano: l’Istituto italiano dei Castelli alla scoperta delle Torri Marrana e Ruffa

L'organizzazione si occupa di promuovere lo studio e la salvaguardia delle costruzioni fortificate: circa 50 soci della Sezione Calabria hanno fatto tappa a Ricadi, dove hanno potuto visitare anche il Museo civico

Viaggio nel tempo a Capo Vaticano: l’Istituto italiano dei Castelli alla scoperta delle Torri Marrana e Ruffa
La visita nel museo delle Torri, in basso Torre Ruffa e a destra Torre Marrana

Conoscere da vicino le torri costiere nella zona di Capo Vaticano, in particolare due esempi che ancora oggi dopo secoli sono capaci di mostrare quale fosse il sistema di fortificazioni per far fronte ad esempio alle incursioni delle flotte turche: Torre Marrana e Torre Ruffa. È stato questo lo scopo del viaggio di studio dell’Istituto italiano dei Castelli che nei giorni scorsi si è svolto proprio nel territorio di Ricadi. Erano presenti, nello specifico, circa 50 soci della Sezione Calabria, diretta dal presidente Domenico Zerbi.

L’Istituto italiano dei Castelli è un’organizzazione culturale senza scopo di lucro, nata nel 1964 su iniziativa di Piero Gazzola (autore della Carta internazionale del restauro dei monumenti) ed eretta in Ente morale, riconosciuto dal ministero dei Beni culturali nel 1991, quando ha acquisito la personalità giuridica. L’Istituto (Onlus nel 2001) è associato a un organismo europeo patrocinato dell’Unesco, Europa Nostra-InternationalesBurgenInstitut. Si occupa di promuovere lo studio storico, archeologico ed artistico delle costruzioni fortificate, la loro salvaguardia e conservazione, il loro inserimento nel ciclo attivo della vita contemporanea ed è la prima ad aver iniziato ad operare in tal senso su tutto il territorio nazionale.

L’annuale viaggio di studio della Sezione Calabria è stato dedicato all’approfondimento del sistema fortificato costiero regionale, prestando particolare attenzione al litorale tra Capo Vaticano e Tropea. La visita si è articolata tra lo studio della Torre Marrana e della Torre Ruffa, due esempi significativi delle due tipologie costruttive predominanti dell’epoca. Quella più antica, a pianta circolare (Torre Marrana), abbandonata quale tecnica costruttiva nella seconda metà del Cinquecento a beneficio della quadrangolare, detta “vicereale” (Torre Ruffa).

La visita delle fortificazioni è stata preceduta dall’incontro con il direttore del Mu.Ri. Museo civico di Ricadi, Vincenzo Calzona, che ha salutato i partecipanti e introdotto la giornata presso il locali del Museo delle Torri, ricavato dal restauro conservativo di un edificio in “breste”, denominazione locale dei mattoni in terra cruda. La visita del Museo, i cui pannelli iconografici illustrano il territorio con le sue fortificazioni, attraverso la cartografia e le immagini del tardo cinquecentesco “Codice Romano Carratelli”, è stata guidata da Francesca Martorano, socia attiva dell’Istituto, componente del Comitato scientifico nazionale e autrice di diversi saggi sul codice stesso. I partecipanti, nonostante le condizioni meteorologiche avverse, hanno potuto osservare da vicino la Torre Marrana, oggi non accessibile all’interno, posta su uno sperone di roccia da cui si gode uno spettacolare panorama sull’abitato della frazione Brivadi e sul territorio circostante, fino all’orizzonte che velatamente mostrava le Eolie e lo Stretto.

A seguire i partecipanti hanno visitato Torre Ruffa, in costruzione alla fine del Cinquecento e documentata nelle fonti e nella cartografia successiva, dal XVII al XIX secolo, la quale oggi, in seguito anche ad interventi di restauro, si mostra integra fino al secondo livello. L’apertura del sito, privato dalla fine dell’Ottocento, è stata possibile grazie alla sensibilità che Michele Miceli, l’attuale proprietario, ha nei confronti del territorio ricadese e della sua vocazione turistico-culturale. La visita è stata guidata da Maurizio Pantano, il quale ha fatto apprezzare agli ospiti la corrispondenza visiva a sud con la Torre Capo Vaticano, ipotizzata dagli studiosi in corrispondenza della sede dell’attuale Museo del Mare, e a nord con la Torre Balì di Santa Domenica, oggi ridotta a stato di rudere, la cui visuale sarebbe dovuta presumibilmente migliorare con la realizzazione del secondo livello di Torre Ruffa. Dal terrazzo della stessa è stato possibile osservare anche la retrostante e più interna Torre Marrana, la quale, seppur non concepita dal sistema di difesa costiero, poiché dista oltre 2 km dal mare ma soprattutto perché realizzata due secoli prima, in epoca angioina, potrebbe aver funzionato anche per scambiare i segnali luminosi di allarme. La tappa della visita si è conclusa con l’affascinante racconto de “La Leggenda di Donna Canfora” che secondo gli scritti di Agostino Pantano potrebbe essersi consumata proprio nel mare antistate la Torre Ruffa, e grazie al quale nel 2023 il gruppo Etno Pathos ne ha realizzato un singolare progetto musicale.

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Ha chiuso il programmala sosta al Museo Archeologico e Paleontologico di Santa Domenica, che ha consentito ai soci di arricchire la conoscenza storica del territorio in ciascuna delle aree corrispondenti ad un diverso periodo, attraverso i reperti messi in luce con gli scavi e con rinvenimenti subacquei.
Un territorio ricco di presenze storiche e architettoniche, raccontato soprattutto con finalità scientifiche oltre che turistiche, capace di incuriosire i partecipanti e di entusiasmarli altresì per l’accogliente ospitalità ricevuta.

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