La vita dell’imprenditore vibonese anti ‘ndrangheta Francesco Cascasi affidata alla penna di don Ennio Stamile
Il volume, tra i vincitori del XV Premio nazionale IusArteLibri "Il ponte della legalità", è stato presentato a Roma nella Sala del Senato di Santa Maria in Aquiro


Una giornata significativa dedicata alla memoria di Giovanni Falcone è stata l’occasione per presentare a Roma, nella suggestiva Sala del Senato della Repubblica di Santa Maria in Aquiro, tre opere letterarie vincitrici della selezione IusArteLibri 2025. L’evento si inserisce nell’ambito della XV° edizione del Premio IusArteLibri Il Ponte della Legalità, ideato e presieduto dall’avvocato Antonella Sotira Frangipane, che quest’anno ha scelto come tema socio giuridico centrale quello delle Libertà. «Le Libertà – come sottolineato nel comunicato stampa – sono “feroci”, sia quando vengono soppresse che quando si lotta per il loro riconoscimento. Il primo libro presentato, “Nonostante Tutto: Franco Cascasi storia di un imprenditore visionario” scritto da don Ennio Stamile, è stato definito una testimonianza diretta di questa “ferocia”. L’opera è una denuncia civile che mira a scomporre la comune percezione del fenomeno mafioso. Attraverso la storia di Franco Cascasi, l’autore non solo mette in luce i soprusi delle mafie, ma anche l’ostracismo civico che la vittima deve affrontare, ovvero l’abbandono e l’esclusione da parte della comunità e delle istituzioni. Cascasi stesso ha testimoniato lo sconforto dovuto alla solitudine istituzionale e amicale dopo aver coraggiosamente denunciato il capo del clan mafioso che lo vessava».
«Nessuna istituzione si è costituita parte civile nel processo contro il clan per sostenere la sua battaglia o per richiedere il risarcimento dei danni subiti dalla collettività, mancando così di dimostrare un impegno concreto contro la criminalità organizzata. In questa solitudine – prosegue la nota -, l’incontro con Don Ennio Stamile è stato “provvidenziale”, affiancandosi al supporto della famiglia e di un unico amico membro delle Forze dell’ordine». Tuttavia, il libro non è solo denuncia; «include passaggi processuali, come la trascrizione dell’escussione dibattimentale di Cascasi, che mostra un’ulteriore vittimizzazione nel processo stesso». È anche una «biografia ispirativa, che narra le umili radici contadine di Cascasi, i valori familiari e una tenacia paragonabile a quella dell’albero del fico, che lo hanno spinto a realizzare imprese visionarie. La prosa di Stamile è descritta come priva di retorica, rivelando una Calabria “altra e alta”. L’esergo iniziale con una citazione di Gioacchino Criaco anticipa una “narrazione diversa” che supera il pregiudizio di mafiosizzazione e apre alla speranza del “tutto è possibile, nonostante tutto”». La presentazione di quest’opera ha visto come “padrini” il manager Francesco Greco e l’avvocato Emanuela Mirabelli. Per il libro di Don Ennio Stamile è previsto un appuntamento in Campidoglio il 30 giugno per la consegna di due premi speciali: Vis Iuridica e Virtus Animi.
Dopo la presentazione dell’opera di Stamile, l’avvocato Sotira e la giurista Raffaella De Camelis hanno presentato i romanzi di due magistrati impegnati nella lotta alle mafie. «Il primo romanzo presentato – prosegue la nota stampa – è stato “L’inferno non prevarrà” (Rubettino Editore), la seconda opera narrativa del magistrato leccese Andrea Apollonio, sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Patti. L’autore è fortemente influenzato dallo stile e dai temi di Leonardo Sciascia, al punto da aver chiamato il figlio Leonardo. Il romanzo affronta una mafia antica ma ancora attuale, che compie atti violenti come uccidere bestie, incendiare boschi e pascoli, deturpando il territorio dei Nebrodi, e che confina e isola chi si ribella. Attraverso numerosi richiami ai magistrati uccisi dalla mafia, che sembrano accompagnare il protagonista, il P.M. Salvatori, il romanzo offre spunti di riflessione sul mestiere del magistrato. Il protagonista, come molti personaggi sciasciani, ricerca una verità spesso irraggiungibile ed è ossessionato dall’idea di giustizia al punto da mettere in discussione l’utilità della sua funzione. Nonostante le inquietudini, la vis narrativa di Apollonio passa sapientemente da una visione intimistica a una prosa paesaggistica legata alla bellezza isolana».
Successivamente è stato «presentato “Il complicato caso di don Onofrio Caccamo e del giudice Mendolìa” (Gangemi editore), romanzo del magistrato Giuseppe Vitale, ambientato in Calabria. L’autore, forte della sua lunga esperienza in magistratura nelle aree descritte, dimostra grande autorevolezza nel narrare “ammazatine” e processi per associazione a delinquere. Il libro è un resoconto in presa diretta di un complesso processo di Corte d’Assise, dove le “apparenze” iniziali si trasformano gradualmente in “verità” sconvolgenti e intricate. Un elemento originale è la complicata partita a scacchi tra due giocatori improbabili: il presidente della Corte, Nicola Mendolìa, e il capomafia imputato, don Onofrio Caccamo. La narrazione è ricca di idiomi mafiosi e dialettali, rendendo i personaggi autentici e riconoscibili. Questi personaggi, consapevoli della loro identità e affiliazione, non cercano un autore ma “consenso ad abitare altre pagine”. La loro storia, eternata nel romanzo, è destinata a ripetersi. Questo è il terzo romanzo di Vitale, che non esclude di continuare a scrivere, avendo molte altre storie di ambientazione giuridica». Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Giovanna Vitale, apprezzata firma de La Repubblica.
Le battute conclusive dell’evento sono state «affidate al magistrato Cosimo Maria Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia e attuale vicepresidente del Consiglio di presidenza della magistratura tributario, membro del Direttivo scientifico del Premio IusArteLibri e consigliere della Fondazione Bancarella». Ferri ha ricordato le modalità di voto dei libri in concorso e ha espresso l’auspicio «che gli autori dei romanzi possano essere tra i finalisti del Premio. La consegna del Premio avverrà a luglio a Pontremoli, con l’alto patrocinio della Provincia di Massa e Carrara, del Comune di Pontremoli e del Centro lunigianese di studi giuridici, fondato da suo padre, il ministro Enrico Ferri». L’evento ha dunque rappresentato un momento di riflessione sulla lotta alla mafia attraverso la lente della letteratura, evidenziando come le storie di coraggio, solitudine e impegno civile e giudiziario trovino nella scrittura un potente veicolo di denuncia e ispirazione.