Uno spazio vivo in cui le arti tornano a incontrarsi e a dialogare. È questo il cuore centrale della Biennale di Vibo Valentia, fortemente voluta alla critica d’arte Sonia Demurtas. Un evento che ha chiamato a raccolta artisti da ogni angolo della Calabria (e non solo): «Il tutto si sviluppa intorno al calendario artistico poetico SD collection. Quest’anno – spiega Demurtas- la copertina è stata curata dalla pittrice Eleonora Laganà che ha esposto l'opera dedicata alla pace. Importante la presenza di vari collaboratori come Caterina Rizzo, Antonio Teti, Francesco Saverio Capria, Sator Antonio, Rino Rosario Lo Giacco».

L’evento al Valentianum

L’iniziativa è stata ospitata nello storico complesso del Valentianum dove «pittura, poesia, moda e performance hanno trovato una voce comune. Le opere – quadri, bassorilievi, smalti – non sono rimaste ferme alle pareti, ma hanno danzato nello sguardo delle persone, respirato, si sono fatte corpo e gesto. La poesia, interpretata da Vincenzo Aruta, Domenico Truocchio, Pierluigi Lo Gatto, Antonio Franzè ha attraversato lo spazio come una fiamma condivisa, mentre l’arte ha preso forma anche negli abiti, trasformando la seta e i tessuti in tele da indossare, spettacolari i foulard di Saverio Barone, Rizzo, Rosangela Rotella, Melina Morelli, Roki Marchese».

La Biennale è frutto di un lavoro inteso, sviluppato con l’obiettivo di valorizzare l’arte, gli artisti e anche la città: «Nasce come progetto culturale corale, capace di unire generazioni, linguaggi e sensibilità diverse, nel segno di un’estetica che non dimentica l’etica. Qui il bello non è mai solitario: esiste solo nella condivisione, nello scambio, nello sguardo che riconosce l’altro».

Un evento che ha abbracciato anche il cinema grazie alla presenza dell’attore Costantino Comito. E poi presentazioni editoriali, incontri, premi e presenze internazionali (Andrea Stanic e Miranda) hanno portato a Vibo Valentia un respiro europeo: «Proprio in questo contesto, artisti provenienti da altri Paesi si sono affiancati a voci locali, dimostrando che l’arte, quando è autentica, non conosce confini».

Un mosaico di momenti in cui è stata incastonata «la sfilata dei foulard artistici ha suggellato simbolicamente questo intreccio di linguaggi: i quadri si sono fatti movimento, gli abiti narrazione, il corpo spazio espositivo. Un gesto semplice e potente, capace di rendere l’arte accessibile, viva, quotidiana». L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con l’Ipseoa “Gagliardi” – Iis De Filippis Prestia.

Insomma, un evento in grado di far parlare l’arte: «La Biennale di Vibo Valentia non nasce come evento effimero, ma come fuoco destinato a durare, ad alimentarsi di nuovi progetti, collaborazioni e visioni. Un fuoco che promette di diventare appuntamento stabile, riferimento culturale, luogo dell’anima per la città, per la Calabria e per chi crede che l’arte sia ancora capace di unire, riscaldare e generare futuro», conclude Demurtas.