mercoledì,Maggio 1 2024

Il sogno industriale vibonese, dal declino alle strategie per il rilancio: il convegno del fronte progressista

L’appuntamento promosso a Vibo Marina per analizzare la questione inerente la progressiva deindustrializzazione del comprensorio e per fornire possibili soluzioni utili a rivitalizzare il tessuto produttivo

Il sogno industriale vibonese, dal declino alle strategie per il rilancio: il convegno del fronte progressista

A cavallo degli anni ’60-’70 iniziò il sogno industriale vibonese. Alla già esistente Cementeria si aggiunsero infatti importanti insediamenti industriali del gruppo Eni (Nuovo Pignone, Snam Progetti) oltre a diverse strutture produttive come la C.g.r nel settore chimico e la Saima, industria di mattonelle e affini e di altre industrie minori. Vibo Marina era divenuto uno dei pochi poli industriali esistenti in Calabria. Il censimento del 1971 evidenziava come gli occupati nell’industria fossero avanzati, nel territorio vibonese, del 32%. Inizia il sogno industriale ma appena dieci anni dopo il sogno era già svanito in un miraggio e iniziava un lento ma inesorabile declino industriale. Il censimento del 1981 evidenziava che gli occupati nel settore industriale si erano dimezzati, mentre l’occupazione nel settore terziario era aumentata del 50%. Nel 1991la crisi degli addetti nell’industria è definitiva, facendo tramontare la speranza della creazione di una città industriale e, tantomeno, di una città marittima e portuale. Il terziario continua ad essere in espansione, specie nei servizi sanitari e il porto di Vibo Marina, che in quegli anni aveva registrato un apprezzabile incremento del traffico commerciale, lasciato privo di interventi di ammodernamento e ampliamento, abbandonava ogni velleità di sviluppo limitandosi ad ospitare distaccamenti militari e petroliere per lo stoccaggio di idrocarburi e trovando ragioni di vita nella diportistica e nella pesca. In presenza di una deindustrializzazione del territorio vibonese è, pertanto, giocoforza mettere in campo idee alternative e tentare di inventarsi qualcos’altro per il rilancio del porto e del tessuto produttivo in generale.

Veduta del porto

Un tema che le tre forze del cosiddetto Fronte progressista vibonese (Movimento cinque stelle, Umanesimo sociale e Liberamente progressisti) hanno affrontato nel corso di un convegno svoltosi in una sala dell’hotel “Cala del Porto” di Vibo Marina davanti ad una platea attenta e numerosa. A coordinare il dibattito è stato Luciano Belmonte, segretario cittadino di Umanesimo Sociale. Dopo la relazione introduttiva di Michele Furci, rappresentante territoriale per il M5S, sono intervenuti: Enzo De Maria, presidente della Pro Loco di Vibo Marina, Sergio Barbuto, segretario cittadino di Liberamente Progressisti, don Giacomo Panizza, fondatore di Progetto Sud, Roberto Ceravolo, ingegnere senior manager nel settore automobilistico e delle telecomunicazioni. Hanno concluso i lavori gli interventi di Domenico Consoli del movimento Umanesimo Sociale, del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo di Liberamente progressisti e Riccardo Tucci, portavoce del M5S presso la Camera dei Deputati che, oltre alle questioni legate al tema, hanno ribadito l’importanza che ha rivestito questa iniziativa per la formazione di una comunità politica progressista con una visione in grado di cambiare il modo di amministrare il Comune. Oltre a quelli in programma, hanno dato il loro contributo al dibattito gli interventi di Mimmo Santoro, consigliere comunale pentastellato, dello studioso Antonio Montesanti e di Manuel Zinnà. Lasciare da parte le recriminazioni e la rassegnazione- questa l’esortazione finale del consigliere regionale Lo Schiavo- per ciò che non è stato e avrebbe potuto essere e cominciare a remare tutti insieme (politica, società civile, enti, mondo imprenditoriale). Solo così potremo davvero fare in modo che quel potenziale ancora in larga parte inespresso trovi finalmente una sua reale attuazione».

LEGGI ANCHE: Ripristino del nome Porto Santa Venere, Montesanti: «Ecco la copia del decreto regio del 1927»

Da Porto Santa Venere a Vibo Marina, uno storico documento restituisce la verità sul cambio del nome

Porto di Vibo Marina, Tavernise e Tucci (M5S): «Infrastruttura fondamentale» 

top