lunedì,Maggio 13 2024

La carica degli “impresentabili” alle Regionali e la politica che se ne lava le mani

Da destra a sinistra nel Vibonese e non solo si attende il “responso” della Commissione parlamentare antimafia. Un “lasciapassare” che potrebbe non bastare alla luce di alcune candidature e di quanto emerge sul loro conto dalle inchieste

La carica degli “impresentabili” alle Regionali e la politica che se ne lava le mani
Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia

Bisognerà attendere le prossime ore ed i prossimi giorni per conoscere (o sperare di conoscere) il “responso” della Commissione parlamentare antimafia in tema di candidati “impresentabili” alle elezioni regionali calabresi. Un “verdetto” (che non ha alcuna valenza giuridica, sia chiaro) atteso da alcuni partiti e movimenti per avere una sorta di “via libera” di cui in realtà, a conti fatti, hanno dimostrato di infischiarsene altamente o comunque di saper aggirare. La vicenda in questione, anzi, dimostra nitidamente tutta la debolezza della politica calabrese, incapace di fare pulizia al proprio interno ed anzi in evidente imbarazzo con lo stesso concetto di “pulizia”. Manca infatti qualunque struttura di partito (ma stessa cosa all’interno dei movimenti) capace di seguire le vicende giudiziarie o quanto meno leggere almeno i giornali e le cronache giudiziarie-politiche e conservarne memoria. [Continua in basso]

Silvio Berlusconi e Rberto Occhiuto

Non si spiega altrimenti come, puntualmente da diversi anni, continuano a trovare spazio nelle candidature personaggi a dir poco scomodi. E il Vibonese non fa eccezione. Anzi, per alcuni versi insieme al Reggino è capofila di un “sistema” dove è possibile candidare di tutto e di più, magari anche chi sino al giorno prima militava nello schieramento avversario e nell’altro schieramento non ha trovato spazio proprio perché “impresentabile”. Gli stessi criteri adoperati dalla Commissione parlamentare antimafia per individuare i c.d. “impresentabili” presentano molte falle: niente indicazioni dei nomi (almeno al momento) o delle liste e resta da capire se personaggi indicati (ad esempio) dai collaboratori di giustizia nelle inchieste o nei processi come collusi con i clan siano candidabili in assenza di indagini conoscibili sul loro conto. In questo senso la coalizione di centrodestra guidata da Roberto Occhiuto non sembra essersi fatta troppi problemi: saranno della “partita”, almeno nel Vibonese, anche personaggi intercettati almeno venti volte a parlare al telefono con pluripregiudicati e killer di mafia, oltre ad essere stati seduti in quei famosi “tavoli” sconvenienti di cui ha parlato spesso il procuratore Nicola Gratteri. Così come saranno della partita anche alcuni di quei personaggi (medici e altro) che il collaboratore di giustizia Andrea Mantella e Bartolomeo Arena, nei verbali prima ed in pubblica udienza poi, hanno indicato come vicini ai clan.

Nicola Gratteri in conferenza stampa per Rinascita-Scott

Intendiamoci: le parole dei collaboratori di giustizia non sono il “vangelo” ed è giusto che la selezione della classe politica la facciano i partiti assumendosi le responsabilità delle proprie scelte. Ma è chiaro il messaggio sinora lanciato dalla politica calabrese o da buona parte della stessa: “sin quando non c’è una sentenza di condanna definitiva, o almeno un’iscrizione sul registro degli indagati, tutto è presentabile”. Un modo di agire che però spiazza l’opinione pubblica, inviando messaggi pericolosi: “nessuna considerazione per le testimonianze di quei collaboratori che costituiscono un pilastro fondamentale dell’impalcatura accusatoria dei maxiprocessi, come Rinascita Scott, messe in piedi dalla Dda di Catanzaro”. Nessuna considerazione perché, altrimenti, alcuni candidati non avrebbero di certo potuto trovare spazio nelle liste. Nessuna considerazione anche perché, altrimenti, gli stessi coordinatori regionali di due dei principali partiti politici a sostegno di Roberto Occhiuto – si pensi all’ex senatore Francesco Bevilacqua per “Cambiamo” e al senatore Giuseppe Mangialavori per Forza Italia – si sarebbero dovuti fare da parte alla luce di quanto emerso di recente in aula sul loro conto nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott (LEGGI QUI: Rinascita Scott, il pentito Arena: «La ‘ndrangheta sostenne i senatori Bevilacqua e Mangialavori»). Per il resto si è delegata la Commissione parlamentare antimafia che poco potrà fare dinanzi a determinate situazioni e personaggi. La scelta di candidare o meno determinati personaggi è quindi tutta politica ed è la politica che deve assumersi la responsabilità delle scelte dimostrando di conoscere la realtà territoriale in cui opera o pretende di operare. Cosa, sinora, non fatta. [Continua in basso]

Possiamo già anticipare, perciò, che – responsi della Commissione parlamentare antimafia o meno – di “impresentabili” alle prossime elezioni regionali (o perché coinvolti in procedimenti penali in corso o perché sul loro conto esistono dichiarazioni di collaboratori di giustizia o perché finiti direttamente nelle intercettazioni a dialogare con boss, sorvegliati speciali e pregiudicati) nel Vibonese e non solo ne abbiamo individuati un buon numero in quasi tutti gli schieramenti e li renderemo noti appena saranno presentate ufficialmente le liste. Se la politica ha scelto la via del silenzio, della delega alla Commissione parlamentare antimafia o del “calati juncu ca passa la china”, ha fatto male i propri calcoli. Chi pretende di fare politica – e quindi di amministrare la cosa pubblica (cioè di tutti i cittadini) – ha il dovere di dare spiegazioni ai cittadini su frequentazioni, rapporti e legami, al di là di ciò che può dire o meno la Commissione parlamentare antimafia e al di là se tali rapporti siano o meno penalmente rilevanti. Non tutto ciò che è penalmente irrilevante diventa infatti politicamente ed eticamente accettabile. In Calabria serve chiarezza e stop all’ipocrisia più che mai. Nel Vibonese ancor di più. Non resta che attendere (possibili “bufere giudiziarie” prima del voto comprese).

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