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“Rinascita”: il clan Lo Bianco, l’ospedale di Vibo ed il ferimento del direttore sanitario

Le accuse di Andrea Mantella ai medici, il ricovero del boss Ciccio Mancuso, le amicizie e le ingerenze riscontrate dalla Dda di Catanzaro

“Rinascita”: il clan Lo Bianco, l’ospedale di Vibo ed il ferimento del direttore sanitario
Nicola Gratteri in conferenza stampa

Il sodalizio di ‘ndrangheta di Vibo Valentia ha acquisito il pieno controllo delle attività amministrative e sanitarie del locale nosocomio, egemonia estesa anche sulla clinica privata “Villa dei Gerani”, rappresentando una corsia preferenziale per i contatti con medici e dirigenti sanitari, al fine di ottenere ricoveri, visite ed accertamenti medici, trasferimenti all’interno degli uffici, nonché per ottenere referti medici finalizzati ad agevolare le condotte illecite della consorteria”. E’ quanto mettono nero su bianco il gip distrettuale ed i magistrati della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Rinascita-Scott”. Un’inchiesta che accende i riflettori anche sulle infiltrazioni del clan Lo Bianco nella sanità vibonese grazie all’attività investigativa ed alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. [Continua dopo la pubblicità]

Andrea Mantella

Primo fra tutti, Andrea Mantella, il quale ha sottolineato come negli anni all’interno dell’ospedale Jazzolino siano stati assunti elementi di spicco del clan come Paolino Lo Bianco (indicato quale vertice della consorteria e figlio del defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto “Piccinni”), Giuseppe Lo Bianco detto “U Vruciatu”, Giuseppe Barba, detto “Pino Presa”, Salvatore Tulosai e tali “Tagliacozzo e Parisi”. Paolo Lo Bianco, Giuseppe Barba e Salvatore Tulosai sono stati arrestati, gli altri menzionati da Mantella non sono allo stato indagati.

Paolo Lo Bianco e l’ospedale. “Anche se è formalmente assunto in ospedale come ascensorista, pur se lui non prende l’ascensore perché soffre di attacchi di panico, Paolino Lo Bianco non va mai a lavorare, fa lo scansafatiche. Non so come facevano le indagini – dichiara Mantella – ma credo che incaricavano qualcuno di timbrare i cartellini per loro, senza che nessuno gli dicesse nulla. La stessa cosa fanno Giuseppe Lo Bianco detto “Vrusciatu”, Giuseppe Barba detto “Presa”, Tagliacozzo, Tulosai Salvatore e Parisi”.

Francesco Scrugli

L’omicidio di Belsito. A detta del collaboratore, in virtù dell’inserimento di tali soggetti nel quadro permanente dell’ospedale, le varie consorterie di ‘ndrangheta presenti sul territorio riuscivano ad ottenere dei favoritismi. Andrea Mantella precisava inoltre che, a seguito dell’agguato teso a Domenico Belsito a Pizzo Calabro il 18 marzo del 2004, essendo quest’ultimo inizialmente sopravvissuto e trovandosi ricoverato nell’ospedale di Vibo Valentia, avevano programmato di farsi consegnare le chiavi delle scale antincendio da Giuseppe Lo Bianco, detto “Vruciatu”, al fine di portare a termine l’intento omicidiario.

Ospedale Jazzolino di Vibo Valentia

Le chiavi per colpire in ospedale. “Tutti, sia noi che i componenti dei Bonavota eravamo rammaricati per il fatto che Belsito non era morto subito, anche Scrugli diceva che non gli era mai successa una cosa del genere, tanto che sia lo stesso Scrugli che Francesco Fortuna avevano pensato di andarlo ad uccidere in ospedale e per questo stavano cercando di procurare la chiave delle scale antincendio, tramite Giuseppe Lo Bianco, detto “U Vrusciatu” che lavora in ospedale e che frequentava Scrugli Francesco. Non se ne fece nulla perchè poi dopo pochi giorni Belsito è morto”. Domenico Belsito era stato sparato a Pizzo Calabro lungo via Nazionale per volontà del clan Bonavota. Un fatto di sangue preceduto da un accordo: uno scambio di uomini fra il gruppo guidato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli (all’epoca staccatisi dal clan Lo Bianco di Vibo) e quello dei Bonavota di Sant’Onofrio. [Continua dopo la pubblicità]

L’ospedale di Vibo e le dichiarazioni di Mantella. Sono diversi i nominativi fatti da Andrea Mantella nel corso degli interrogatori non più coperti dal segreto investigativo e riportati nell’inchiesta Rinascita-Scott. “Paolino Lo Bianco aveva diverse entrature in ospedale sin da quando c’era Fabio Lavorato, uomo in mano ai Pesce-Bellocco di Rosarno, ma la situazione è cambiata ancora di più quando i Lo Bianco – fa mettere a verbale Andrea Mantella – hanno avuto l’appoggio di Nazzareno Salerno in ospedale, che lì aveva piazzato diversi affiliati al clan Lo Bianco-Barba.

Tutti i medici dell’ospedale – continua il collaboratore – sono amici di Paolino Lo Bianco che riesce a fare quello che vuole, facendo ottenere trattamenti di favore ai criminali e ai suoi amici. Lui si sentiva quotidianamente con i medici, con i quali si davano del tu. Anche il dott. Michele Comito, primario dell’Utc è molto amico di Paolino Lo Bianco. Anche lui favorisce tutti, in particolare favoriva sempre Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni, che quando doveva essere arrestato – cosa che sapeva comunque in anticiposimulava problemi al cuore e il dott. Comito lo ricoverava. Spesso il dott. Comito rilasciava impegnative o relazioni di favore, oltre che per Lo Bianco, anche per alcuni appartenenti ai Mancuso, come Antonio Mancuso e Pantaleone Mancuso detto Vetrinetta. So per certo – aggiunge Mantella – che questo lo faceva un po’ con tutti”.

Le accuse di Andrea Mantella (è bene sottolineare che né Fabio Lavorato e né il dottore Michele Comito risultano indagati nell’operazione “Rinascita-Scott”, mentre Nazzareno Salerno è sotto processo per l’operazione “Robin Hood”) non si fermano però qui.

Andrea Mantella

Mantella e la caduta da cavallo. “Altri medici che si comportano allo stesso modo – ha continuato il collaboratore di giustizia nello stesso verbale – sono il dottore Michele Soriano, primario di Ortopedia, molto amico di Pietro Giamborino, quest’ultimo mafioso dei Piscopisani. Il dott. Soriano – racconta Mantella – mi favorì personalmente in occasione della finta caduta da cavallo, quando fece anche un’operazione finta. Anche lui è a disposizione di Paolino Lo Bianco, che comanda in ospedale più del direttore sanitario. Il dott. Soriano, inoltre, rilascia molte certificazioni false per truffare le assicurazioni, a volte incaricando i medici che dipendono da lui quale primario, condiagnosi quali colpo di frusta o slogature, lussature etc., facendo prendere “botte di 10.000 euro pervolta”. Lo ha fatto anche con mia sorella Mantella Raffaella, portata da Scrugli, con l’altra miasorella Mantella Annunziata, moglie di Franzè Antonio, e molti altri non li ricordo. I fratelli Pugliese, Carmelo e Rosario, nonché Orazio Lo Bianco quello del cimitero, si sono arricchiti con le truffe perpetrate – conclude Mantella – grazie alle false certificazioni del dott. Soriano”. E’ bene evidenziare anche in questo caso che il dottore Michele Soriano, accusato da Andrea Mantella, non risulta indagato nell’operazione “Rinascita-Scott”.  

Pietro Schirripa

Le intimidazioni a Schirripa. E’ il 6 aprile del 2009 quando l’allora direttore sanitario dell’ospedale di Vibo Valentia, Pietro Schirripa, viene ferito da un colpo d’arma da fuoco esploso all’indirizzo del finestrino della sua auto mentre stava percorrendo la Statale 18 nel tratto fra Rosarno e Mileto. Schirripa si stava recando al lavoro all’ospedale di Vibo quando è scattato l’agguato. Riuscito a dileguarsi, il medico ha poi avvertito i carabinieri di Mileto. Per la prima volta, su tale grave intimidazione vi sono delle dichiarazioni importanti. E, ancora una volta, è Andrea Mantella a gettare un fascio di luce su un episodio rimasto ad oggi impunito. “Paolino Lo Bianco si sarebbe mosso in qualità di mandante di un atto intimidatorio all’indirizzo del dirigente sanitario Schirripa Pietrosottolinea la Dda di Catanzaro – il quale veniva dapprima minacciato verbalmente dal Lo Bianco e successivamente soggetto ad un tentativo omicidiario a mezzo di colpi di arma da fuoco, al fine di “fare un favore ai medici dell’ospedale, perché con il suo comportamento dava loro fastidio”.

Paolino Lo Bianco

Ecco sul punto le dichiarazioni di Andrea Mantella parlando di Pietro Schirripa: “Quando venne promosso dirigente sanitario dell’ospedale,  Paolino Lo Bianco in mia presenza incontrò allo svincolo di Sant’Onofrio questo dirigente poiché c’erano stati dei problemi tra lui e i medici amici di Paolino. In tale occasione, davanti a me, gli disse che doveva adattarsi alla situazione di Vibo Valentia. Questo signore, con baffi, magro e gli occhiali da vista, in quella circostanza si mostrò intimorito – ricorda Mantella – per le velate minacce del Lo Bianco, che gli diceva che a Vibo avevamo una mentalità diversa, che si doveva adattare, che al suo paese noi avevamo “amici” e gli diceva dottore sforzatevi. Ricordo che poi questo direttore è stato sparato nella provincia di Vibo, di mattina mentre andava a prendere servizio in ospedale. Credo che questo sia accaduto dopo qualche mese da quell’incontro e io ricollegai immediatamente la sparatoria alle minacce di Paolino Lo Bianco, il quale successivamente mi disse che era stato lui il mandante, quello che lo aveva fatto sparare, dicendomi: “Pensava di venire qua a fare U Chiochiuru, nel senso che pensava di venire a comandare. Questa situazione, la minaccia e la sparatoria, è avvenuta per fare un favore ai medici dell’ospedale – fa mettere a verbale Mantella – perché con il suo comportamento dava loro fastidio”.

La clinica, Mantella e il ferimento di Mancuso. Sono il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri ed i pm della Dda a sottolineare che il clan Lo Bianco, a detta del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, “vanterebbe stretti legami anche con il dottor La Gamba Antonino, titolare della clinica privata “Villa dei Gerani”, anch’essa ubicata in città, nonché con alcuni medici – sottolinea la Dda – che  prestano servizio al suo interno. Anche qui tali rapporti venivano sfruttati dai sodali al fine di favorire ed agevolare gli appartenenti alle varie strutture di ‘ndrangheta del vibonese”.

Ciccio Mancuso “Tabacco”

E’ a questo punto della loro ricostruzione che gli inquirenti riportano quanto ricordato da Andrea Mantella in ordine all’omicidio di Raffaele Fiamingo ed al ferimento del boss Francesco Mancuso, detto Tabacco, avvenuti nella notte del 9 luglio 2003. “Fiamingo è rimasto ucciso sul posto – dichiara Mantella – mentre Ciccio Tabacco è rimasto ferito e venne portato a Vena di Ionadi in una villetta di Gaetano Comito. Tutto questo io lo so per certo perché la notte stessa Antonino Tripodi di Portosalvo, riuscendo a scappare ha chiamato Enzo Barba e Paolino Lo Bianco, che aveva delle conoscenze con un certo dott. La Gamba, titolare della clinica “Villa dei Gerani” e con altri medici, per farlo assistere da un dottore di quella clinica poiché stava malissimo. La situazione era grave, tanto che “Tabacco” stava morendo e per questo mi dissero che lo portarono poi in ospedale. Questo mi è stato riferito sia da Paolino Lo Bianco che da mio cugino Salvatore Mantella”.

Orazio Lo Bianco

Conclude la Dda di Catanzaro: Le dichiarazioni rese da Mantella Andrea venivano riscontrate dalle attività captative esperite a carico di Lo Bianco Orazio, dalle quali emergeva il completo controllo delle attività amministrative e sanitarie del nosocomio di Vibo Valentia e della casa di cura “Villa dei Gerani”. Lo stesso, pur non rivestendo alcun ruolo in seno ad alcuna struttura sanitaria, rappresenta il soggetto a cui far riferimento – non solo per gli ‘ndranghetisti, ma anche per i comuni cittadini, nonché per appartenenti alle forze dell’ordine – al fine di ottenere un ricovero, una visita medica, il ritiro di referti, prestazioni sanitarie varie, nonché lo spostamento dei dipendenti nei vari uffici, la prestazione di tirocini presso le strutture sanitarie e finanche – annota la Dda – la possibilità di evitare il pagamento del ticket sanitario quando esso dovuto”. E’ bene sottolineare che il dott. Antonino La Gamba non figura tra gli indagati dell’operazione “Rinascita-Scott”.

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