lunedì,Maggio 6 2024

Comune Vibo, Costa alla “prova del 9” punta sui responsabili. SI: «Dimettiti»

Ore decisive per la ricomposizione della Giunta di Palazzo Razza e l’allargamento della maggioranza ad esponenti eletti con l’opposizione. Il coordinatore di Sinistra italiana Gernando Marasco: «Tempo scaduto»

Comune Vibo, Costa alla “prova del 9” punta sui responsabili. SI: «Dimettiti»

Si tornano a chiedere le dimissioni del sindaco di Vibo Elio Costa, di fronte allo stallo-politico amministrativo che caratterizza ormai da settimane l’attività a Palazzo Luigi Razza. Il primo cittadino, alle prese con una ricomposizione della maggioranza consiliare e con la ricostruzione della Giunta dopo l’azzeramento della stessa, cerca sponda tra i singoli consiglieri contando anche sull’appoggio di alcuni esponenti dell’opposizione eletti con il Pd, pur di rimanere a galla – anche con un vantaggio numerico molto risicato – per superare indenne questo mese, scongiurando di conseguenza il voto a primavera. Dopo il netto diniego ricevuto dai gruppi Vibo Unica, Progressisti e di Giovanni Russo, Costa dunque si appresta ad incontrare i singoli consiglieri ai quali chiederà il sostegno sulla scorta di alcuni obiettivi di fine mandato, puntando a portare dalla sua tre consiglieri eletti con il Pd (Cutrullà, Roschetti, Massaria) e ottenere così una relativa sicurezza numerica. Quindi il nodo della Giunta potrebbe essere risolto partendo dal rientro di almeno tre esponenti dell’esecutivo in precedenza azzerato, che andrebbero così ad aggiungersi al “ripescato” Bellantoni, vale a dire le titolari delle deleghe all’Ambiente, Antonella Sette, alle Politiche sociali, Maria Concetta Marrella, e all’Urbanistica, Katia Franzè, cui andrebbero ad aggiungersi nomi indicati dai gruppi che intendono sottoscrivere il “patto di fine legislatura”. Un’operazione rischiosa che potrebbe sollevare qualche malumore in chi, leggasi Forza Italia, aveva preconizzato una chiusura anticipata della consiliatura qualora il sindaco non avesse dimostrato la capacità di fare sintesi e di poter rilanciare concretamente la sua azione. Ma, allo stato, non sembra che il senatore Giuseppe Mangialavori abbia l’interesse a forzare la mano e a spalancare le porte di Palazzo Razza ai commissari e dunque a nuove elezioni. 

Di parere opposto il coordinatore provinciale di Sinistra Italiana Gernando Marasco, che esplicitamente invita il sindaco Costa a «prendere atto della realtà. L’idea lanciata un mese fa dal senatore Mangialavori e da lui prontamente ripresa, quella delle larghe intese emergenziali e di una Giunta tecnica e di alto profilo, ci trovava contrari fin da subito; ma oggi è un dato di fatto che è una soluzione impraticabile: i Progressisti, Vibo Unica e il consigliere Russo si sono chiamati fuori e assessori tecnici disposti a imbarcarsi sulla nave di Costa non se ne sono visti. Da mesi sentiamo parlare di dimissioni e sfiducia, la discussione è diventata stucchevole; l’unico che può veramente staccare la spina – incalza Marasco – è il sindaco». Questo, argomenta l’esponente di Si, «non perché sia l’unico responsabile del fallimento, ma perché è l’unico che potrebbe averne il coraggio e la forza e anche quello più legittimato a farlo: il sindaco è stato votato direttamente dai cittadini e solo lui può “mandare tutti a casa”. E’ stato il dottor Costa a allestire la coalizione, a attrarre magneticamente partiti e movimenti di centro e di destra, a mettere su una squadra fortissima nelle urne ma debole nell’amministrare. Un uomo del calibro e dalla lunga esperienza come lui deve accettare che la realtà è mutata e prendere atto che quelli che erano i suoi alleati oggi non lo sostengono più: Vibo Unica gli fa opposizione, i Liberali si sono tirati fuori dall’esecutivo… A chi può chiedere il sostegno sui “quattro-cinque punti per concludere la legislatura”? A quelli che si erano candidati con Antonio Lo Schiavo e contro di lui? Con tutto il rispetto, che senso avrebbe?». Quindi per Marasco «gettare la spugna non sempre è una resa ingloriosa: a volte può essere più dignitoso del barricarsi nel proprio fortino, fingendo di non vedere l’insoddisfazione generale della città e giocando a rimpiattino con i consiglieri comunali».  

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