Un altro medico cubano lascia un ospedale calabrese. Si tratta del dottore Robernay, in servizio ormai da qualche anno nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Polistena. A darne notizia il Comitato spontaneo a tutela della salute dei cittadini della Piana di Gioia Tauro: «Ottimo professionista, non è rientrato al lavoro. Se ne va in silenzio, ma il suo gesto grida forte, è pieno di dolore, di rabbia, di sofferenza e inquietudine», la denuncia. Non la prima defezione tra i medici cubani arrivati in Calabria per soccorrere una sanità pubblica allo stremo. Il primo caso è scoppiato proprio a Vibo Valentia, dove a inizio estate un ortopedico cubano ha lasciato l’ospedale Jazzolino per poi venire assunto dalla clinica privata Villa dei Gerani. «Una beffa», la definì l’allora commissario dell’Asp Piscitelli. Per poi scoprire che nel Vibonese un altro professionista caraibico aveva mollato tutto: si tratta di una dottoressa in servizio all’ospedale di Serra San Bruno, che è partita per andare a lavorare in Spagna. E ancora, i casi di Corigliano Rossano, Cetraro e Paola dove sono spuntate altre tre vicende simili, tra chi è sparito non lasciando tracce e chi ha deciso di convolare a nozze proprio qui in Calabria. Oggi, la notizia da Polistena.

E oggi come allora si sono scatenate le polemiche. Davide Tavernise, consigliere regionale del M5s, ha parlato di «dimostrazione del totale fallimento di Roberto Occhiuto e del centrodestra che ha voluto e imposto il commissariamento della nostra sanità». Per il pentastellato, «l’illusione dei medici cubani si è rivelata l’ennesima toppa su un sistema allo stremo: oggi anche loro vanno via, preferendo cliniche private o altri Paesi. E Occhiuto dovrebbe spiegare perché».

Sulla vicenda è intervenuta Pasqualina Straface, consigliere regionale di Forza Italia, secondo cui «in un periodo storico segnato da gravi difficoltà nel reperire personale sanitario, difficoltà che non riguardano solo la Calabria ma l’intero Paese i medici cubani sono stati una linfa vitale per tenere aperti ospedali e reparti, garantendo cure e servizi ai nostri cittadini. Oggi assistiamo a nuove incredibili polemiche perché qualcuno di questi professionisti, dopo anni di lavoro leale e costante nella nostra Regione, sceglie di tornare a casa, raggiungere i familiari o spostarsi verso altre strutture: possono ovviamente farlo perché sono cittadini liberi e non schiavi, come qualche trombone li aveva definiti. Ma parliamo comunque di pochissimi casi su un contingente di circa 350 medici presenti in Calabria: è fisiologica mobilità del mercato del lavoro, nulla di più. Durante questi anni sono arrivati diversi contingenti di medici cubani e – conclude l’esponente azzurra – continueranno ad arrivare anche nei prossimi mesi».