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La Provincia di Vibo continua a essere al centro di un acceso dibattito politico-amministrativo. A intervenire con una nota stampa dura e circostanziata è Alessandro Lacquaniti, capogruppo dell’Udc del gruppo “Vibo al Centro Unica e legata nella concretezza”, che punta il dito direttamente contro il presidente, Corrado L’Andolina. Secondo Lacquaniti, la «situazione di stallo che paralizza l’Ente da mesi è interamente colpa del presidente», accusato di «atteggiamento arrogante e pretestuoso». Il capogruppo respinge le critiche e il pressing mediatico, sottolineando come la sua fazione politica abbia «sempre agito con responsabilità, contrariamente a quanto sostiene L’Andolina».
Stabilizzazione dei Tis un “ricatto” per Lacquaniti
Un capitolo centrale della polemica riguarda la stabilizzazione dei Tirocinanti d’inclusione sociale (Tis). Lacquaniti accusa il presidente L’Andolina di aver «strumentalizzato la questione, agendo in modo personale e mai collegiale. Non ha mai indetto un tavolo o una riunione per discutere e affrontare la tematica», afferma Lacquaniti, sostenendo che la delibera per l’avvio della procedura di stabilizzazione sia stata «adottata solo a seguito di una decisa presa di posizione dei consiglieri». L’accusa si fa ancora più pesante quando Lacquaniti parla di un vero e proprio “ricatto”: il presidente avrebbe «vincolato la stabilizzazione all’approvazione del bilancio», una mossa che avrebbe spinto i consiglieri di Centrodestra ad abbandonare l’aula durante l’ultimo Consiglio.
Crisi politica e la “zappa sui piedi” di L’Andolina
L’attacco di Lacquaniti non si ferma alla gestione amministrativa, ma si sposta sul piano politico, descrivendo il mandato del presidente come «terminato». A suo avviso, L’Andolina «non gode più della fiducia di chi l’ha eletto» e la sua capacità politica è giudicata «mediocre». Il capogruppo elenca due episodi che, a suo dire, dimostrerebbero l’incapacità del presidente:
- La nomina del vicepresidente: Lacquaniti definisce un «suicidio politico la scelta di nominare un vicepresidente non solo non appartenente alla sua area politica (Centrodestra), ma che addirittura non l’ha votato. Una mossa che – secondo il consigliere – non ha portato a una maggioranza, ma ha solo evidenziato la debolezza del presidente»;
- La sfiducia di Forza Italia: Il secondo punto riguarda la dura nota di sfiducia ricevuta dal suo stesso partito, Forza Italia. Per Lacquaniti, «questo atto dovrebbe spingere qualsiasi politico serio a trarne le dovute conseguenze e a fare un passo indietro per il bene dell’Ente».
In fine, il gruppo “Vibo al Centro” ribadisce la propria «disponibilità ad approvare il bilancio di previsione», ma pone una condizione chiara: «Il presidente L’Andolina deve presentarsi in Consiglio dimissionario. Si dimostri, con grande umiltà e serietà, di essere solo un servitore delle Istituzioni dove tutti siamo utili e nessuno è indispensabile» conclude Lacquaniti, appellandosi al «grande senso di responsabilità» del presidente.

