domenica,Aprile 28 2024

Ospedale di Vibo, il radiologo Taccone ad Occhiuto: «Vero nodo è la perdita di attrattiva dello Jazzolino»

Il medico sottolinea al presidente della Regione le peculiarità vibonesi rispetto alla sanità del resto della Calabria: «Non è sufficiente bandire un concorso a tempo indeterminato per ottenere il gradimento di giovani medici specialistici»

Ospedale di Vibo, il radiologo Taccone ad Occhiuto: «Vero nodo è la perdita di attrattiva dello Jazzolino»
L'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia
Silvio Berlusconi e Roberto Occhiuto

«Nel groviglio mediatico e contrapposizioni “di parte”, diffide sindacali e dagli Ordini professionali, successivamente alle dichiarazioni del governatore di aver siglato un protocollo di intesa per il reclutamento di 500 medici cubani da inserire nelle strutture sanitarie pubbliche dell’intera Calabria, in risposta alle notizie di stampa di concorsi pubblici andati vacanti e medici dimissionari dopo pochi mesi dall’assunzione, hanno fatto scalpore le lettere accorate di giovani e valenti medici che hanno scelto di esercitare qui la loro professione, a cui hanno affidato il legittimo ed articolato rammarico personale. La prima cosa che mi sento di dire è che: l’ospedale di Vibo Valentia non è stato sempre così».

E’ quanto afferma il medico radiologo Marcello Taccone, che ricorda come l’ospedale di Vibo Valentia abbia rappresentato invece «per tanti anni un porto sicuro ove esercitare il proprio diritto alla salute sancito dalla Costituzione, un cardine fondamentale nella struttura socio-culturale del Vibonese, assolvendo brillantemente e facendosi promotore di prestigiose iniziative culturali. Nel mio modesto contributo intendo sottoporre alla vostra attenzione le peculiari criticità del nosocomio vibonese, di gran lunga più profonde e complesse rispetto agli Hub di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, dove in realtà l’impiego di un congruo numero di figure professionali di supporto potrebbe alleviare le problematiche quotidiane legate alle carenze organiche.Questo distinguo, solo apparentemente strumentale è, a mio avviso, necessario al fine di comprendere ed ipotizzare un auspicabile impegno programmatico di rilancio del nosocomio vibonese, che se fosse limitato all’inserimento di una quota parte di medici di supporto sarebbe del tutto inutile e, verosimilmente, anche dannoso per il carattere provvisorio ed emergenziale.

L’ospedale civile Jazzolino di Vibo Valentia

Il vero nodo da sciogliere in riferimento all’ospedale di Vibo ed il punto focale delle criticità è la totale perdita di attrattiva, susseguente al progressivo depauperamento delle figure carismatiche che lo sostenevano professionalmente, alla inopinata chiusura di plurime unità operative, alle inefficienze piccole o grandi, divenute nel tempo stabili ed ineluttabili. Non è sufficiente bandire un concorso a tempo indeterminato per ottenere il gradimento di giovani medici specialistici, attratti comprensibilmente da strutture più efficienti e gratificanti professionalmente. Non è facile, peraltro, datare con certezza quale fu l’epoca in cui è iniziato il declino del nosocomio ma, certamente, il management aziendale nel corso dell’ultimo ventennio ha perseguito esclusivamente una congruità contabile piuttosto che attrarre valenti specialisti nella struttura ospedaliera a riportare professionalità ed entusiasmo, in scellerata controtendenza rispetto a qualsivoglia logica aziendale, sia essa pubblica o privata. Credo che da ciò bisognerebbe ripartire: primari capaci di invertire il declino e risanare “professionalmente” la struttura pubblica vibonese riportandola agli antichi fasti, intercettare l’entusiasmo e la passione dei giovani medici. Al presidente Occhiuto il compito di sciogliere l’ eterno dilemma: essere o non essere, ovvero determinare o non determinare, restituire alla comunità vibonese una struttura sanitaria piena di contenuti professionali come lo era negli anni 60-70-80-90 o accontentarsi di farla sopravvivere attaccata al respiratore automatico.

Con stipendi adeguati e competitivi con quelli percepiti nelle strutture private ed una riqualificazione strutturale ed organizzativa dei reparti di degenza per restituire efficienza operativa, si potrebbe invertire la stabile tendenza centrifuga attuale, che porterebbe risorse professionali adeguate alle necessità del territorio, oggi ampiamente disattese. La sanità privata, in tal senso, ha dimostrato come si possa efficientemente coniugare la prestazione professionale con gli obiettivi aziendali, in un contesto socio-economico decadente ma “geneticamente resiliente” oltre ogni ragionevole dubbio. Una provincia che, d’altra parte, è capofila in Calabria, nello sviluppo turistico ricettivo con risultati progressivamente crescenti in termini di presenze e di qualità intrinseca. Non uccida la speranza, Governatore, che questa terra non possa riprendersi ciò che legittimamente Le spetta, il diritto alla salute, il “dovere” di ospitare la sua gente, il coltivare la “Restanza” di cui tanto si parla. Domani non se lo perdonerebbe».

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