lunedì,Maggio 13 2024

La sanità dopo il Covid-19, Lebrino: «Si riapra l’ospedale di Nicotera»

Per l’esponente socialista l’attuale emergenza sanitaria deve servire a ripensare l’assistenza sul territorio e lo stesso diritto alla salute dei cittadini

La sanità dopo il Covid-19, Lebrino: «Si riapra l’ospedale di Nicotera»
L'ospedale di Nicotera, sede anche della Guardia medica
Gian Maria Lebrino (Psi)

«A volte è anche questione di tempistica. Vi è in corso una delle peggiori emergenze sanitarie che l’uomo ricordi. Bisogna operare tutte le scelte possibili per gestire al meglio questo momento particolare e “sfruttare” la situazione per rivendicare il miglioramento dei servizi sanitari su tutto il territorio. Per tali motivazioni credo che bisogna tentare di aprire a pieno regime l’ospedale di Nicotera».

L’emergenza sanitaria in corso aiuti a ripensare e rimodulare i servizi sanitari sul territorio, a ridefinire le priorità e a colmare le lacune che incidono direttamente sulla qualità dell’assistenza ai cittadini e sul loro diritto alla salute. Lo chiede a gran voce, attraverso Il Vibonese, Gian Maria Lebrino, segretario provinciale nonché componente del direzione nazionale del Partito socialista italiano.

Si tratta, spiega Lebrino, di «un’enorme e ben costruita struttura, sfruttata in minima parte e per pochi servizi. La si potrebbe attrezzare per ospitare la strumentazione per terapia intensiva nel caso, con i dovuti scongiuri, vi sia l’effetto ritorno del Covid-19. E potrebbe essere la giusta occasione per erogare diversi altri servizi in modo da alleggerire anche le già stressate strutture di Vibo e Tropea. Inoltre, è importante designare l’ospedale di Nicotera come postazione 118. I comuni che formano la parte sud della provincia contano circa di 20mila abitanti (che in estate aumentano esponenzialmente) sprovvisti di ambulanza e con una conformazione territoriale che rende difficili i collegamenti con il principale presidio ospedaliero della provincia». Quindi l’invito rivolto all’amministrazione comunale e soprattutto i vertici aziendali dell’Asp «a prendere in seria considerazione la mia proposta: difficile sopportare, nel 2020, la classificazione in cittadini di serie A e B».

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