martedì,Maggio 7 2024

Rinascita-Scott: tre divieti di dimora nei comuni di residenza

Decisione del gip distrettuale che ha modificato le misure cautelari in atto

Rinascita-Scott: tre divieti di dimora nei comuni di residenza

Divieto di dimora nei comuni di residenza per tre indagati nell’ambito dell’operazione antimafia “Rinascita-Scott”. Si tratta di: Domenico Aiello, 25 anni, di Vibo Valentia; Paola De Caria, 49 anni, di Pizzo Calabro; Antonio Curello, 47 anni, di Sant’Onofrio.

Domenico Aiello è accusato di concorso in rissa. In via Salomone a Pizzo, a fronteggiarsi, da un lato ci sarebbero stati Domenico Camillò, Luigi Federici, Giuseppe Suriano e Domenico Aiello, tutti di Vibo Valentia, dall’altro lato Cristian Vallone, Matteo Famà, Francesco Murmora, Vincenzo Millitari. [Continua dopo la pubblicità]

Paola De Caria

Paola De Caria sarebbe invece, secondo l’accusa, “pienamente inserita nelle dinamiche associative e a conoscenza dei rapporti della cosca con le organizzazioni criminali operanti sui territori limitrofi e con la pubblica amministrazione”. La donna si sarebbe resa disponibile a farsi intestare fittiziamente attività imprenditoriali riconducibili agli esponenti apicali del sodalizio di Pizzo alla cui gestione avrebbe collaborato insieme al figlio Salvatore Mazzotta. E’ poi indagata per concorso in abuso d’ufficio, con l’aggravante mafiosa, in concorso con il sindaco Gianluca Callipo, il comandante della Municipale Enrico Caria, Francesca Mazzotta, Salvatore Mazzotta, e Maria Alfonsina Stuppia, quest’ultima a capo dell’ufficio dell’ufficio Urbanistica del Comune di Pizzo (indagata a piede libero).

Salvatore Mazzotta

I due Mazzotta e De Caria, secondo l’accusa, sarebbero stati i beneficiari e gli istigatori delle condotte omissive degli altri indagati che avrebbero omesso di compiere qualsiasi atto amministrativo che potesse dare effettivo e concreto esito alla ordinanza emessa in data 15 aprile 2013 dall’ufficio urbanistico del Comune di Pizzo avente ad oggetto la demolizione di opere abusive e il contestuale rispristino dello stato dei luoghi e la restituzione dell’immobile al Comune, nonché la delibera di sgombero forzato della stessa amministrazione comunale. Le due ordinanze fanno riferimento a dei box commerciali.

Tali omissioni avrebbero permesso deliberatamente a Paola De Caria e Francesca Mazzotta, rispettivamente madre e sorella di Salvatore Mazzotta, la continuazione della vendita del pescemantenendo illecitamente nella loro disponibilità i box commerciali ubicati in Piazza Mercato a Pizzo, comunemente denominata “Piazzetta”, di proprietà del Comune. I box erano stati occupati abusivamente e sugli stessi erano state effettuate opere edilizie senza titolo da parte dei membri della famiglia Mazzotta.

Le lapidi dei migranti a Bivona

Antonio Curello, detto Antonello, è invece accusato del reato di associazione mafiosa (locale di ‘ndrangheta di San Gregorio d’Ippona) fungendo da anello di congiunzione con la cosca Lo Bianco-Barba. Curello è accusato di turbata libertà degli incanti, aggravata dal metodo mafioso, in concorso con Manuele Baldo e Orazio Lo Bianco. In particolare, secondo l’accusa, avrebbero turbato la gara d’appalto indetta dal Comune di Vibo Valentia per la prestazione dei servizi funerari e di sepoltura di sedici salme di migranti. Orazio Lo Bianco, sfruttando la forza di intimidazione “derivante dalla propria appartenenza al “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia, avrebbe impedito ad un imprenditore funerario proveniente da Pizzo, non meglio identificato, la partecipazione alla gara. Quindi avrebbe promosso e concluso un accordo collusivo tra tutti i restanti imprenditori funerari intenzionati a parteciparvi – ovvero Curello e Baldo- finalizzato alla presentazione di offerte di uguale importo (duemila euro) da parte delle diverse imprese partecipanti, al fine di garantirsi la spartizione dei servizi appaltati e dei relativi introiti.

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