Mileto, il procuratore Marisa Manzini agli studenti: «Bisogna avere il coraggio di denunciare per riacquistare dignità e libertà»
In occasione della Giornata della legalità il magistrato ha parlato ai ragazzi dell'Istituto comprensivo della capacità della ‘Ndrangheta di «infiltrarsi in ambienti che appaiono sani» e della forza delle donne che si sono ribellate

Giornata della legalità ricca di contenuti quella svoltasi a Mileto. Tra i protagonisti principali, il sostituto procuratore generale di Catanzaro Marisa Manzini e i ragazzi del locale Istituto comprensivo diretto dalla professoressa Luisa Vitale. L’iniziativa, dal titolo “Dalla memoria all’impegno, storie di donne che ripudiano la ‘ndrangheta”, si è svolta all’interno della sala consiliare di Palazzo dei normanni. Dopo i saluti di rito del sindaco Salvatore Fortunato Giordano e della dirigente scolastica, l’atteso intervento dell’ex procuratore aggiunto di Cosenza.

«Quella che vedo oggi – ha sottolineato – è un’immagine bellissima: dei ragazzi sono qua perché vogliono partecipare attivamente a quella che è un’iniziativa istituzionale importante. Sono esperienze che non si fanno frequentemente nei comuni, e devo dire che in un comune come quello di Mileto – molto difficile, che ne ha viste tante e che porta segni piuttosto forti – cercare di consentire a dei ragazzi di partecipare in prima persona a quella che è un’attività diretta a fare crescere il proprio territorio, e a farlo crescere secondo le regole civili e di libertà, è una cosa importante. Quindi, tutti i miei complimenti al sindaco per quello che ha iniziato a fare e che farà».
La dottoressa Manzini si è poi soffermata sul suo libro Il coraggio di Rosa, «esperienza nuova perché non avevo mai scritto romanzi prima d’ora». Il volume narra la storia di una donna proveniente da una famiglia perbene che si innamora e si sposa con ragazzo appartenente, invece, a un contesto criminale. Fagocitata da questo mondo, a un certo punto trova però il coraggio e la forza di ribellarsi e di allontanarsi da tale ambiente, spinta soprattutto dalla voglia di salvare la vita del proprio figlio, altrimenti destinata a un futuro già segnato. «Ho scritto il romanzo – ha spiegato il procuratore – pensando a storie vere che ho vissuto come magistrato e a persone che hanno fatto lo stesso percorso. Rosa è una donna che non è esistita veramente. Il contesto in cui viene inserita, tuttavia, è reale. Il mio intento è di lanciare un messaggio affinché si abbia il coraggio e la volontà di denunciare, in modo di riacquistare dignità e libertà. Io credo che il momento sia propizio. Tanti processi sono stati definiti e tanti sono in corso, che dimostrano che lo Stato e le altre istituzioni sono presenti e vogliono combattere il fenomeno mafioso, ma hanno sicuramente bisogno dell’aiuto delle persone, che adesso rispondono a differenza di 25 anni fa».

A seguire la Manzini ha voluto però sottolineare che ancora tanto rimane da fare, «perché l’organizzazione ‘ndranghetista ha una capacità di infiltrarsi anche negli ambienti che apparirebbero sani. Le stesse amministrazioni pubbliche sono facilmente attaccabili. Bisogna perciò – ha aggiunto – avere la capacità di contrastare la criminalità e di continuare a seguire un percorso di legalità. Sensibilizzare i giovani con manifestazioni come quelle di oggi significa, perciò, svolgere attività che servono alla comunità. Passi avanti importanti sono stati fatti, che ci portano a sperare in un cambiamento serio che porti a isolare il male. Se commercianti e imprenditori trovano il coraggio di dire quello che hanno subito e di infrangere la legge del silenzio, il nostro territorio calabrese potrà realmente cambiare. Oggi – ha concluso – forze dell’ordine e associazioni che hanno questo compito dimostrano una particolare sensibilità nei confronti di chi denuncia, seguendolo e sostenendolo. Anche per questo penso e spero che da qui a qualche decennio il fenomeno della ‘ndrangheta possa perdere molta della sua forza».
All’intervento del sostituto procuratore generale di Catanzaro ha fatto seguito quello della referente provinciale di Libera Maria Joel Conocchiella, la quale ha ripercorso la storia che ha portato all’efferata uccisione dell’imprenditrice Maria Chindamo. Tra i momenti significativi dell’incontro, anche il passaggio di fascia tra il sindaco baby di Mileto Cesare Direnzo e il neo eletto Domenico Lico e l’esposizione di cartelli contro la mafia da parte degli studenti, i quali nell’occasione hanno rivolto diverse domande agli intervenuti.