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Meno abitanti, più consumo del suolo: il paradosso di Vibo nel dossier di Umanesimo sociale

L’associazione presieduta da Domenico Consoli ha realizzato uno studio confermando la crescita del fenomeno che espone il territorio a crescenti rischi idrogeologici e riduce la biodiversità

Meno abitanti, più consumo del suolo: il paradosso di Vibo nel dossier di Umanesimo sociale
Il duomo di San Leoluca e il complesso del Valentianum nel centro storico di Vibo Valentia

«La sensibile riduzione demografica non giustifica affatto l’incremento esponenziale del consumo del suolo nella città di Vibo Valentia, che dal 2019 in avanti ha registrato numeri allarmanti, sia riguardo alla contrazione della popolazione residente, sia per quel che concerne le alterazioni geomorfologiche del territorio». È il dettaglio cruciale dello studio effettuato da Umanesimo sociale, sulla scorta dei dati Ispra, delle cartografie e dei timelapse satellitari analizzati dai suoi tecnici d’area, presentato stamani nella sede dell’associazione politico-culturale su corso Vittorio Emanuele.

«Il galoppante consumo del suolo – si è detto nel corso dell’incontro – pertanto assume, come conseguenza diretta e immediata, l’impermeabilità crescente del territorio sempre più esposto a fenomeni di dissesto idrogeologico, l’abbandono del centro storico appannaggio delle periferie a vocazione esclusivamente commerciale e, viste le forme attraverso le quali si concretizza, un declino economico, culturale e sociale della città».

L’elaborato, illustrato dal presidente provinciale Domenico Consoli, è rivolto agli amministratori comunali e ai presidenti degli Ordini professionali, i quali, benché invitati, hanno disertato l’appuntamento. Presenti, dunque, oltre i componenti del consiglio direttivo e aderenti a Umanesimo sociale, il solo consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, il presidente della commissione comunale Urbanistica Sergio Barbuto, i consiglieri comunali Antonio Scuticchio e Anthony Lo Bianco, i responsabili territoriali di Udc e Movimento 5 Stelle Stefano Luciano e Michele Furci.

In Calabria, in termini percentuali, quanto a consumo del suolo, Vibo Valentia è seconda alla sola città di Crotone. «I suoi indicatori, d’altronde, sono allarmanti laddove si considera il grave calo demografico e, quindi, un consumo del suolo pro capite considerevolmente maggiore». La relazione di Consoli, illustrata attraverso la proiezione di numerose slide, è stata preceduta dalla introduzione e dai saluti del segretario cittadino di Umanesimo sociale Luciano Belmonte e da quello provinciale Domenico Caporale.

Percentuali e statistiche hanno accompagnato le immagini di una città che continua a subire trasformazioni massive sulla quale ancora gravano questioni irrisolte e contraddizioni affiorate assieme ai disastri e ai lutti provocati dall’alluvione del 3 luglio 2006: dalla perdurante pericolosità idraulica all’attesa (e finora clamorosamente mancata) delocalizzazione dei depositi costieri di carburante. Un punto, questo, sul quale ha ribadito la sua attenzione ed il suo impegno il consigliere regionale Lo Schiavo, che ha invitato la classe dirigente ad una convergenza per affrontare con responsabilità le questioni prioritarie spesso trascurate nel nome di banali interessi di parte o individuali.

Plauso all’iniziativa di Umanesimo sociale anche dal consigliere comunale Barbuto, nella doppia veste di architetto-imprenditore e di presidente della Commissione Urbanistica, mentre il segretario dell’Udc Luciano si è detto pronto a porre sul tavolo della politica comunale i temi proposti da Consoli, soprattutto in relazione ad un Piano strutturale comunale «nato vecchio, anacronistico, che mostra una città irrealizzabile». Furci, guida del meetup del M5S, ha ammesso come la politica locale, dagli anni ’80 ad oggi si sia mostrata incapace di incidere sulle grandi questioni che interessano Vibo Valentia le quali, pertanto, sono rimaste immutate.

«Consideriamo l’iniziativa riuscita, perché abbiamo prodotto, come Umanesimo sociale, uno studio importante che la classe dirigente locale non può ignorare, salvo dichiararsi irresponsabile – ha commentato a margine Domenico Consoli –. Nella nostra realtà, finora, abbiamo ravvisato grande improvvisazione. Non si eseguono correttamente i processi, non abbiamo indicatori di performance, non abbiamo nulla. Così si improvvisa e si lascia tutto o in mano alla burocrazia o al caso. Dispiace per la diserzione di coloro che abbiamo invitato. Al di là del galateo politico o istituzionale, è necessario cogliere il valore di quello che diciamo, perché è in gioco il presente ed il futuro della città, la sua sicurezza, la sua identità storica, la crescita in termini economici e demografici».

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