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di Giuseppe Addesi
Sono trascorsi cento anni: 1918-2018. La battaglia di Vittorio Veneto, iniziata il 24 ottobre, mise fine, sul fronte italiano, alla Grande Guerra, come ancora oggi viene ricordata quella che fu la Prima Guerra Mondiale. Il 4 novembre verrà poi firmato l’armistizio di Villa Giusti tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico. Il tributo di sangue versato dai vibonesi fu ingente. I nomi dei 207 caduti rimasti lassù, sulle rive dell’Isonzo e del Piave, nelle trincee del Carso, sul San Michele, sulla Bainsizza, sono scolpiti sulle lastre di marmo del monumento eretto per mantenere vivo il loro ricordo, posizionato sul corso Umberto I. Su dei bassi gradini si erge l’ alto fusto quadrangolare del monumento/altare realizzato in travertino, con rilievi su tre lati e chiuso alla sommità da due volute. Furono necessari ben quattordici anni prima che il monumento venisse completato; l’inaugurazione dell’opera, commissionata nel 1924 allo scultore Ermanno Germanò, avvenne infatti il 22 marzo 1938. 
La loro morte, quella del primo sul campo di battaglia nel 1917, quella del secondo dopo qualche mese, in seguito a grave malattia contratta al fronte, suscitò in città unanime commozione. A Nazareno vennero assegnate tre medaglie d’argento al valor militare. Cadde sull’altopiano della Bainsizza il 27 agosto 1917 e Giuseppe Ungaretti dedicò al giovane ufficiale, che gli era molto caro, una poesia intitolata “Il Capitano” e inserita nella raccolta “Il porto sepolto” : Il capitano era sereno. Era alto e mai non si chinava. Nessuno lo vide cadere. 

