Il mare si mangia il paradiso: ecco come sta scomparendo la spiaggia di Capo Vaticano “Praia i Focu” tra le 50 più belle d’Europa
Negli anni più volte il tema dell'erosione costiera è stato portato al centro del dibattito regionale ma ancora nessuna soluzione concreta si è vista. Sulla Costa degli Dei il moto ondoso avanza e le foto testimoniano la trasformazione dei luoghi


La notizia ha fatto il giro d’Italia nei giorni scorsi e ha riempito di orgoglio la Calabria: la splendida spiaggia di Praia i Focu, incastonata nel gioiello di Capo Vaticano, ha conquistato un posto nella prestigiosa Top 50 delle spiagge europee assieme al Paradiso del Sub di Zambrone. Un riconoscimento che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha accolto con entusiasmo, sottolineando le positive ricadute in termini di visibilità e potenziale incremento turistico per l’intera regione. Eppure, dietro la patina dorata della celebrazione si cela una realtà ben più amara e preoccupante conosciuta e temuta da tutti gli imprenditori turistici della zona: Praia i Focu, insieme ad altri tratti costieri calabresi, sta lentamente ma inesorabilmente scomparendo sotto l’azione corrosiva dell’erosione costiera accelerata dalla mano dell’uomo, dall’abusivismo edilizio e dall’infinità di costruzioni sorte a mare negli anni. Il mare si sta addentrando nuovamente come circa 2000 anni fa, riprendendosi i suoi spazi naturali. Le immagini che ci giungono, impietose nella loro comparazione tra il 2006 e il 2021, parlano chiaro: metri e metri di candida spiaggia sono stati inghiottiti dal mare, le onde lambiscono pericolosamente costruzioni un tempo distanti dalla riva. Località come Torre Marino, le spiagge di Tonicello e Formicoli, come testimoniano ulteriori scatti aerei risalenti al 1996, 2003 e 2023, mostrano un arretramento della costa impressionante, con intere aree che sembrano destinate a soccombere.
Sui social network, le fotografie datate 2014 continuano a circolare, offrendo una finestra sul passato e documentando l’avanzata implacabile del mare. Un promemoria visivo di una bellezza che si sta sgretolando e modificando sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno. Mentre la Calabria legittimamente gioisce per la vetrina internazionale offerta dalla classifica, sorge spontanea una domanda: cosa si sta facendo concretamente per proteggere questi tesori naturali che tanto lustro portano alla regione? L’entusiasmo per i potenziali benefici turistici sembra oscurare l’urgenza di intervenire per salvaguardare la natura stessa di questi luoghi blasonati, nel tentativo magari di assecondare la natura nei suoi corsi e ricorsi storici così da far impattare (e inquinare) il meno possibile le costruzioni dell’uomo create nel tempo e l’abusivismo edilizio che ha snaturato la costa originaria in molte parti. Nonostante gli allarmi lanciati da esperti e cittadini, da anni, anche con convegni altisonanti, nonostante le testimonianze visive inequivocabili, sembra mancare in concreto un piano d’azione incisivo, che vada oltre le carte della burocrazia, per contrastare l’erosione costiera che sta minacciando di cancellare interi tratti del litorale calabrese.
È lecito per molti cittadini interrogarsi anche sui social, per intavolare anche lì un dibattito che porti forse a smuovere le acque, «se questa celebrazione non suonasse stonata di fronte alla drammatica realtà di una bellezza naturale inesorabilmente erosa. La pubblicità gratuita e l’auspicato incremento turistico – per alcuni – avranno ben poco valore se i luoghi che attraggono i visitatori continueranno a scomparire». Per altri poi, è forse «arrivato il momento di affiancare all’entusiasmo per i riconoscimenti internazionali una seria tutela del patrimonio naturale calabrese». Perché la vera ricchezza di una regione risiede nella sua bellezza intrinseca, «una bellezza che va preservata con azioni concrete, prima che sia troppo tardi» e che le immagini del passato diventino gli unici testimoni di ciò che era e non è più. «La Calabria non può permettersi di festeggiare oggi la sua bellezza e piangerne la scomparsa domani».