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Pizzo, il mistero dell’inquinamento che (secondo il Comune) avanza controcorrente e viene da Lamezia

Il responsabile del settore conservazione del Wwf Vibo firma un commento sarcastico per sottolineare quella che a suo parere è solo un tentativo di scarica barile

Pizzo, il mistero dell’inquinamento che (secondo il Comune) avanza controcorrente e viene da Lamezia
Da sinistra: la chiazza in mare e Pino Paolillo

Mercoledì 28 maggio, dalla Marina mi arrivano sul cellulare le foto di una vistosa chiazza di… oddio, non so come chiamarli. Forse liquami? Meglio “materiale galleggiante schiumoso di colore grigiastro di natura da determinare”, così, non sia mai, i turisti non si allarmano per i termini sbagliati, mentre anche loro, magari un po’ schifati, si interrogano sulla natura dell’anomala e di sicuro poco piacevole visione. Afflitto e sconsolato, per puro dovere civico, e per come ho fatto in innumerevoli occasioni, passo il materiale fotografico ricevuto, più quello fatto dall’alto, a chi di dovere, tra cui rappresentanti del Comune, segnalando anche la più che probabile origine, per come si desume dalla striscia che prima si forma a ridosso della scogliera del parcheggio, per poi entrare nella Marina, spinta dalle correnti.

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Niente interventi sulla stampa, televisioni, niente Facebook per qualche allettante “mi piace”, niente casino insomma. Almeno fino a ieri. Eh sì, perché, a leggere certe dichiarazioni, non si può restare in silenzio, altrimenti si rischia davvero di fare tutti la parte dei minchioni. Ebbene, considerato che il materiale di cui sopra era troppo evidente, ha richiamato l’attenzione di sindaco, Arpacal, Calabria Verde ecc. ecc., tutti alla ricerca dell’origine dello scarico immondo che proverrebbe… da Lamezia Terme! Eh sì, perché contrariamente a quello che generazioni di pizzitani hanno appreso per esperienza diretta, le correnti non proverrebbero più da sud, da dove cioè si vede chiarissimamente provenire la striscia, ma da Nord, magari spinte dalla fredda tramontana che, com’è noto, nel mese di maggio sferza senza sosta le coste calabresi. Sono partiti infatti dei droni alla volta del Golfo Lametino per scoprire dopo tante indagini che, forse, non si sa, ci potrebbe essere qualche pompa di sollevamento rotta, per cui i liquidi immondi, una volta riversati sulla costa, si sarebbero dapprima diretti al largo, senza disperdersi minimamente, per poi darsi appuntamento dopo trenta chilometri, alla Marina di Pizzo tutti belli concentrati.  Controprova: la terra che cade in mare durante i lavori in corso per la posa di massi, per fortuna, non fa il giro del molo per entrare nell’insenatura della Marina, ma si disperde verso nord, non verso sud.

Ipotesi per ipotesi, ne azzardo io una: ieri stesso dai grossi tubi che sboccano tra gli scogli al termine del parcheggio (zona ex Nave, tanto per intenderci), fuoriusciva acqua che formava della schiuma (fotografata), di sicuro non di origine piovana, visto che non pioveva.

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Non conto più le foto che ho scattato in cui si vede chiaramente, non sempre per fortuna, la formazione di strisce grigiastre a ridosso sempre della stessa scogliera.

Insomma, anziché continuare a cercare origini lontane (Lamezia, il Sant’Anna, le Baleari ecc.), si continui ad indagare sulla realtà del centro abitato, visto e considerato che il quadro che ne è venuto fuori, stando ai lavori che si stanno effettuando sulle fognature, e a certe dichiarazioni pubbliche oggettive degli amministratori, non era certamente dei più incoraggianti. E così è stato per troppi, lunghi anni, quando il fenomeno era negato perché a Pizzo doveva essere sempre “tutto a posto”, a prescindere.

Quindi, sinceramente, non capisco il ripetersi di un atteggiamento che mi riporta al periodo della gioventù, come già ricordato in altre occasioni, quando i coetanei, dopo aver reciso la coda di lucertole e salamide” (i gechi), al fine di esorcizzare tremende maledizioni nei confronti delle rispettive genitrici, pronunciavano la formula magica: No fu io, no fu io, ca fu a gatta du Zi Mattio”. Siccome di tempo, ahimè, ne è passato, non è possibile che il felino responsabile dei mali del paese, nonostante le sette vite, sia diventato immortale. *naturalista responsabile del Settore Conservazione Wwf Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro

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