sabato,Luglio 12 2025

La zona industriale di Vibo è un’immensa discarica, ma i grossisti non ci stanno a fare da capro espiatorio: «Non sono i nostri rifiuti» – VIDEO

Dopo le denunce dei cittadini raccolte da Il Vibonese siamo andati a sentire gli operatori commerciali in attività ai mercati generali di frutta e verdura: «All’esterno regna l’impunità per mancanza di controlli, ma non siamo noi a sporcare»

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Avvicinandosi ai mercati generali di Vibo, nell’area industriale in zona aeroporto, la sensazione è quella di trovarsi in una terra di nessuno. Ovunque rifiuti, sporcizia di ogni tipo, rottami di elettrodomestici, rovi ed erba alta che nasconde altri rifiuti. In più punti la strada è costellata dai resti di roghi di immondizia, copertoni e plastica. Insomma, la peggiore periferia nelle peggiori condizioni. Eppure, qui si concentrano i rivenditori all’ingrosso di frutta e verdura, che da alcuni cittadini vengono additati tra responsabili di parte del degrado, perché contribuirebbero con gli scarti della loro attività ad accrescere la mole di rifiuti abbandonati. Ma loro non ci stanno.

«Noi non c’entriamo niente con questa situazione. Non è la nostra spazzatura a sporcare la zona», sbotta Giuseppe, che difende il suo operato e quello dei suoi colleghi che ogni giorno aprono le porte del mercato per offrire un servizio alla provincia. Ci mostra le cassette di frutta e verdura ordinatamente stipate sui bancali mentre il muletto carica quelle da riporre nelle celle frigorifere. È quasi mezzogiorno e per i grossisti di frutta e verdura la giornata lavorativa è ormai conclusa. I magazzini stanno per chiudere. I rivenditori hanno acquistato la merce ordinata. C’è ancora qualche cliente, cittadini che approfittano dei prezzi all’ingrosso per risparmiare.

«Apriamo alle 4 del mattino», dice ancora Giuseppe che replica alle rimostranze di un cittadino che dalle colonne de Il Vibonese ha denunciato le condizioni di degrado sia all’esterno che all’interno del mercato. «Qui è tutto in ordine – insiste l’operatore commerciale – e se a fine giornata il pavimento è sporco è perché lavoriamo. Ma a mezzogiorno, quando riponiamo la merce in frigorifero, puliamo tutto».

Diversa è la situazione all’esterno del capannone, dove l’immondizia regna sovrana. «È vero, ci sono anche scarti riconducibili alla nostra attività – dice Luigi – ma la maggior parte di noi fa la differenziata in modo corretto. Se ci fossero le telecamere tutta questa spazzatura non ci sarebbe, perché alla prima multa nessuno utilizzerebbe la zona come discarica a cielo aperto». Ormai tutta la zona industriale, che rientra ancora nelle competenze del Corap (ente in liquidazione) è un disastro.

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Dal canto loro, gli operatori economici sembrano rassegnati: «Più volte abbiamo chiesto la videosorveglianza – dicono- ma nulla è stato fatto. Noi qui dentro lavoriamo bene, siamo ben organizzati. Ma di fronte all’inciviltà e al lassismo che domina all’esterno, c’è poco da fare».

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Chi avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa è il Corap, il consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive. Ma in attesa che la liquidazione venga completata e le sue funzioni passino alla nuova Agenzia regionale unica per lo sviluppo delle aree industriali (Arsai), tutto è bloccato. Un periodo di interregno che ormai sta generando disservizi e disagi ben oltre il livello di guardia.

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