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Il Golfo di Lamezia da oltre un anno sta affrontando una grave emergenza ambientale che minaccia di compromettere irrimediabilmente la stagione turistica in corso. Un argomento assai delicato che tiene banco tanto sui media quanto sui social, dove decine di persone ogni giorno postano foto allarmanti che testimoniano la colorazione verde del mare. «Fa così tanta impressione – si legge sui social – che passa la voglia di bagnarsi perfino i piedi per paura di contrarre chissà quali schifezze». L’allarme da più parti lanciato già lo scorso anno, dove il tema cardine tra Pizzo e Lamezia era appunto la colorazione verde del mare, ha acceso i riflettori sull’entroterra, dove insistono attività industriali e agricole ritenute i probabili responsabili di quanto poi giunge a mare alterando la colorazione dello stesso. Ipotesi e sospetti, da parte di associazioni e liberi cittadini che si scontrano con i dati ufficiali delle analisi effettuate poi da ArpaCal che continua a sottolineare come «il fenomeno sia legato alla proliferazione di alghe dovuta all’aumento della temperatura marina».
La questione ingombrante è stata recentemente oggetto d’interesse anche da parte del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, il quale ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Inquadrando la faccenda come «emergenza ambientale», Lo Schiavo ha pertanto chiesto interventi urgenti per contrastare l’inquinamento delle acque anche vibonesi, come la chiusura «subito» del canalone B ex Sir. Sulla situazione, che continua a generare forti sospetti e preoccupazioni fra cittadini e imprenditori del settore turistico, in particolare sulla costa napitina, facendo registrare anche un calo di presenze, è ancora pieno oggetto d’interesse dell’associazione “Difendiamo il mare”, che raggruppa operatori turistici, balneari, commercianti e cittadini della zona e anche di Pizzo. Il gruppo, impegnato da tempo affinché venga risolta questa vera e propria emergenza, ha infatti inviato una richiesta formale e urgente al presidente della Regione Calabria, all’assessorato all’Ambiente, all’ArpaCal e ai sindaci dei Comuni costieri chiedendo un intervento risolutivo immediato.
«Da settimane, infatti – denuncia l’associazione -, le acque del litorale tirrenico sono interessate da un grave fenomeno di eutrofizzazione, con colorazione verde, torbidità e proliferazione di alghe, che ha compromesso la balneabilità e provocato disdette turistiche, danni economici e preoccupazione diffusa tra residenti e imprese. La stagione è ormai in pericolo – dichiarano dall’associazione – e non possiamo attendere i tempi, pur necessari, delle bonifiche strutturali. Servono azioni immediate, anche sperimentali, per contenere il danno e salvare quanto resta dell’estate». Nella nota, l’associazione chiede che la Regione «valuti con urgenza la chiusura o deviazione controllata del canalone B, al fine di bloccare l’immissione diretta in mare di reflui potenzialmente inquinanti, e che vengano avviati monitoraggi continui e trasparenti sulle attività industriali a monte». Si propone inoltre, per le prossime stagioni, «l’adozione di sistemi innovativi per la miscelazione e l’ossigenazione delle acque costiere, da sviluppare in collaborazione con le Università calabresi e altri enti scientifici di alto profilo. Non chiediamo miracoli – conclude “Difendiamo il mare” – ma segnali concreti. Difendere il mare significa difendere le imprese, il lavoro e il futuro di un’intera comunità costiera».

