giovedì,Aprile 25 2024

«L’anacronistica fermezza sulla scuola. Perché non rientrare a fine gennaio?»

L'intervento del dirigente scolastico Alberto Capria alla luce della riesplosione dei contagi da Covid-19: «Si sarebbe potuto ipotizzare lo slittamento delle vacanze natalizie per poi recuperare a giugno»

«L’anacronistica fermezza sulla scuola. Perché non rientrare a fine gennaio?»
Alberto Capria dirigente scolastico

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Alberto Capria, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “III Circolo – De Amicis” di Vibo Valentia.

Ribadisco con pacatezza opinioni personali, ipotizzando soluzioni con nessuna pretesa di infallibilità.
Del resto nel mondo esistono due tipologie di esseri umani: quelli che sbagliano ed ammettono il loro errore e quelli che sbagliano e non lo ammettono. La terza tipologia, che annovera “chi sta sempre con la ragione, mai col torto” direbbe Guccini, è categoria che è bene … non frequentare.

Siamo nel pieno della quarta ondata di Covid 19 che ancora condiziona la nostra quotidianità: soprattutto la scuola, che non era un luogo sicuro quando la fascia di età particolarmente interessata al contagio erano gli ultra 50enni, figuriamoci oggi.
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Con mille accorgimenti, spostando aule ed arredi, sacrificando spazi e laboratori, improvvisandoci Contact- tracer e soprattutto grazie ai comportamenti corretti degli studenti, siamo riusciti a contenere l’esplosione dei contagi scolastici  nel periodo 1 settembre –  15 dicembre; quando l’Italia si attestava sui 20/30mila casi al giorno ed i ricoveri e le terapie intensive erano “a livello fisiologico” (provate a parlare di livelli fisiologici a chi è finito in terapia intensiva).

Adesso il contagio – come ipotizzavano epidemiologi, virologi –  è esploso: oltre 200mila casi al giorno, ricoveri  triplicati,  terapie intensive al limite,  consistente il contagio fra gli under 15.  
E non è strano che sia avvenuto se … il Natale va vissuto, i regali sono irrinunciabili, i cenoni vanno “osservati”, le riunioni conviviali e le ricorrenze vanno celebrate.
Stiamo contenendo il numero di decessi solo grazie ai vaccini. Il plateau, raggiunto il quale la curva dei contagi si assesta e dopo tende a scendere, è atteso per la 3^ settimana di gennaio.

Senza nessuna ratio, in questo scenario da tempesta perfetta, le scuole dovranno inspiegabilmente seguire il calendario ipotizzato a settembre. Flessibilità? Neanche a parlarne; cambiare in corso d’anno? E perché mai; adattare il calendario scolastico? No: mai tornare indietro su decisioni prese!

Premesso che tutte le opinioni  sono “opinabili” – anche se le opinioni di chi conta divengono decisioni e norme a cui tutti ci si deve adeguare (è la democrazia, bellezza!) –  mi chiedo cosa mai sarebbe accaduto se i nostri allievi fossero rientrati a scuola nell’ultimo giorno di gennaio, magari intensificando la campagna vaccinale dedicata. Senza ricorrere alla vituperata DaD, si sarebbe potuto ipotizzare lo slittamento delle vacanze a fine gennaio e, con date diverse in base ai calendari regionali,  recuperare a  giugno due settimane, di fatto soltanto … posposte.

“Ma – obietta qualcuno – così salterebbe l’esame (in) conclusivo del 1° ciclo d’istruzione; e gli esami così detti di maturità,  li si dovrebbe collocare fra il 25 giugno 20 luglio”.

Vero: e dunque? Cosa mai sarebbe accaduto?  Quale grave lutto avrebbe oscurato i nostri giorni? Quale nefasto effetto si sarebbe prodotto sulla quotidianità didattica?

La scuola è struttura basilare del vivere civile ed è il presente ed il futuro di una Nazione: ecco perché  prese di posizione anacronistiche –  vista la situazione – unite a inspiegabile quanto sciocca fermezza nelle decisioni assunte, non le fanno bene.

Ma a noi è dato, parafrasando Brecht, sederci dalla parte del torto: dato che tutti gli altri posti … sono occupati!

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