‘Ndrangheta: inchiesta “Black Widows” nel Vibonese, quattro nuovi indagati
Quattro avvisi di garanzia della Dda fra Sorianello e Gerocarne con nuove ipotesi di reato fra cui un tentato omicidio ai danni di Angelo Nesci. Indagata pure la moglie di Gaetano Emanuele
Ci sono quattro nuovi indagati nell’ambito dell’operazione “Black Widows” della Dda di Catanzaro che mira a far luce sul tentato omicidio ai danni dei fratelli Giovanni (detto Alex) e Manuel Nesci, quest’ultimo minorenne affetto dalla sindrome di down, avvenuto il 28 luglio dello scorso anno. Sono tutti destinatari di un’informazione di garanzia firmata dal pm antimafia, Annamaria Frustaci, per ipotesi di reato non legate a tale fatto di sangue ma comunque emerse nell’ambito del medesimo scenario sul quale la Squadra Mobile di Vibo Valentia ha concentrato le indagini. I destinatari dell’informazione di garanzia sono: Angelo Ciconte, 26 anni, di Sorianello; Vincenzo Sabatino, 26 anni, di Gerocarne; Antony Cocciolo, 28 anni, di Sorianello; Angela Vono, 38 anni, di Gerocarne.Minaccia aggravata dalle modalità mafiose è l’accusa che viene ipotizzata nei confronti di Angelo Ciconte. Reato che sarebbe stato commesso il 17 febbraio scorso a Gerocarne in concorso con Vincenzo Cocciolo, 30 anni, di Gerocarne, quest’ultimo attualmente in carcere con altre accuse nell’ambito dell’operazione “Black Widows”. Detenzione illegale di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose, l’ipotesi di reato a carico di Vincenzo Sabatino che sarebbe stato commesso il 30 ottobre 2017 in un luogo imprecisato della provincia di Vibo Valentia. Ad Antony Cocciolo (fratello di Vincenzo Cocciolo) viene invece contestato il concorso nel tentato omicidio di Angelo Nesci, 56 anni, padre di Giovanni (detto Alex) e Manuel Nesci, commesso il 12 agosto dello scorso anno. Un fatto di sangue, quest’ultimo, passato sotto silenzio, ma sul quale la Dda di Catanzaro ha ritenuto di avere in mano elementi per inviare un’informazione di garanzia ad Antony Cocciolo. Vincenzo ed Antony Cocciolo sono i nipoti di Salvatore Inzillo, ucciso il 21 giugno dello scorso anno all’età di 46 anni.
Reati legati alla detenzione di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose, con data di commissione il 14 marzo scorso a Gerocarne vengono infine ipotizzati a carico di Angela Vono, moglie di Gaetano Emanuele, quest’ultimo ritenuto al vertice dell’omonimo clan di Ariola di Gerocarne e Sorianello e condannato, insieme al fratello Bruno, al termine del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Luce nei boschi”. Attraverso l’avvocato Giuseppe Di Renzo, Angela Vono – oltre a dichiararsi estranea rispetto alle accuse formulate con l’informazione di garanzia e ad esprimere fiducia nella magistratura – ha quindi anticipato che chiederà alla Dda di Catanzaro di essere ascoltata. Tale segmento di indagine che ha portato alle quattro informazioni di garanzia si inserisce nel medesimo procedimento che vede parti lese i Nesci. Sebbene, quindi, il gip del Tribunale di Vibo Valentia, non abbia ravvisato – dagli elementi portati dall’accusa – le aggravanti mafiose nel tentato omicidio di Giovanni Nesci, riconducendo il fatto di sangue ad una serie di contrasti fra le famiglie Inzillo e Nesci (anche per ragioni legate a cessioni immobiliari), la Dda di Catanzaro e la Squadra Mobile di Vibo Valentia vanno avanti con le indagini con nuove ipotesi di reato e nuovi indagati, in attesa della nuova richiesta di ordinanza di custodia cautelare da avanzara al competente gip distrettuale che potrebbe riservare non poche sorprese. In foto Giovanni Alessandro Nesci, detto Alex
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