martedì,Aprile 16 2024

Caso “La Rada”, a Francesco Cascasi la vicinanza di don Domenico Dicarlo

Il parroco della cattedrale di Mileto e presidente del centro “Maranathà” si schiera senza indugi al fianco dell’imprenditore di Vibo Marina «da sempre vicino ai bisogni degli ultimi»

Caso “La Rada”, a Francesco Cascasi la vicinanza di don Domenico Dicarlo

«Siamo al paradosso! Invece di aiutare questi eroi dei nostri tempi a portare avanti la loro attività a favore del territorio, li scoraggiamo e gli creiamo problemi mettendo tra l’altro a rischio il lavoro di tanti padri di famiglia. Francesco è un uomo coraggioso, che da sempre opera per il bene di questa terra disastrata. Dopo i tentativi di estorsione perpetrati ai suoi danni dalla criminalità organizzata, adesso deve anche subire l’avversione di chi invece lo dovrebbe tutelare. La verità è che siamo veramente alla frutta!».

Non usa mezzi termini il parroco della cattedrale di Mileto don Domenico Dicarlo, nonché presidente del Centro di prima accoglienza e recupero per tossicodipendenti ed alcoolisti “Maranathà”, sulla vicenda che sta interessando Francesco Cascasi. Un intervento in chiara difesa dell’imprenditore di Vibo Marina, in questi giorni al centro della cronaca per una serie di atti con cui il Comune di Vibo Valentia contesta alla struttura balneare con annesso ristorante e bar “La rada” di sua proprietà la realizzazione di alcune presunte opere abusive e la modifica di destinazione d’uso dell’immobile, e, conseguentemente, ne ordina la demolizione e il ritiro della licenza per la somministrazione di alimenti e bevande. Provvedimenti nei confronti dei quali la società di Cascasi ha prontamente presentato ricorso al Tar, con tanto di denuncia per abuso d’ufficio nei confronti dei dirigenti comunali coinvolti

«Francesco è un uomo onesto – chiosa il parroco della chiesa madre della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, da sempre impegnato al fianco degli ultimi – un imprenditore sano che ama questa martoriata terra di Calabria e che non possiamo in alcun modo rischiare di perdere. Da sempre dimostra in modo disinteressato vicinanza nei confronti della nostra comunità di recupero, spesso chiamandoci per chiedere se abbiamo bisogno di qualcosa. Ogni anno ospita i nostri ragazzi trattandoli da esseri umani – conclude don Dicarlo – con grande disponibilità e generosità. Offrendogli un pranzo succulento ma, soprattutto, dando loro per alcune ore quella dignità andata perduta. Non sta bene che il cammino di queste gente venga reso accidentato. Invece di proteggerla ci si adopera a colpirla e ad agevolare le forze del male. Una cosa è certa: tutto questo non giova ai calabresi onesti».

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