Rinascita Scott, catturato il latitante Agostino Papaianni: era ricercato dal 2019 -Video
E' ritenuto a capo di un'articolazione del clan Mancuso competente su tutta l'area di Capo Vaticano, Joppolo e Coccorino. Considerato un fedelissimo del boss Luigi Mancuso
È stato arrestato stamani Agostino Papaianni, 70 anni, latitante ricercato dal dicembre 2019 dopo essere sfuggito all’operazione Rinascita Scott. Ad arrestarlo sono stati i poliziotti della Squadra Mobile di Catanzaro in un B&B del quartiere Janò della città capoluogo di regione. E’ stato già trasferito nel carcere di Siano a Catanzaro.
Residente a Coccorino di Joppolo, ricoprirebbe un ruolo di spicco all’interno del clan Mancuso e, più in particolare, nell’articolazione facente capo a Luigi Mancuso ed al fratello Cosmo Michele Mancuso.
E’ accusato in Rinascita-Scott del reato di associazione mafiosa con l’aggravante di essere il promotore di un clan “competente” su tutta l’area di Capo Vaticano sino a Coccorino e Joppolo da un lato e Tropea dall’altro. Nel mirino di Agostino Papaianni e dei La Rosa di Tropea sarebbero finiti diversi villaggi turistici, con l’imposizione del rifornimento di generi alimentari (frutta, principalmente), “guardianie” e l’assunzione di personale.
Sul conto di Agostino Papaianni, anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella: “Conosco Agostino Papaianni dal 1993. In quella occasione nel carcere di Siano Luigi Mancuso, che era in compagnia di mio cognato Pasquale Giampà, mi ha riferito se potevo fare il rimpiazzo di Giuseppe Rizzo, figlio di Romana Mancuso, mettendo in copiata come capo società Agostino Papaianni. Sapevo che Papaianni – ha raccontato Mantella – era affiliato ai Mancuso ed era in ottimi rapporti con Luigi Mancuso e so che Papaianni aveva un distributore di carburante”. [Continua in basso]
A riscontro dell’attualità dei rapporti tra Agostino Papaianni e il boss Luigi Mancuso, anche un servizio di osservazione svolto in data 12 novembre 2019 in Corte d’Appello a Catanzaro in occasione della sentenza del processo “Black Money” sul clan Mancuso, in cui era imputato Agostino Papaianni (che è stato condannato a 7 anni e 8 mesi), ma non Luigi Mancuso. Gli investigatori hanno documentato la presenza in Corte d’Appello proprio di Luigi Mancuso, giunto in compagnia di Pasquale Gallone e di Papaianni.
A rendere da ultimo dichiarazioni su Agostino Papaianni è stato il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena. “Agostino Papaianni, tuttora – ha dichiarato Arena – è un referente importantissimo dei Mancuso. Per quanto a mia conoscenza, nel corso dei battesimi in carcere, vengono messi in copiata, molto spesso, Luigi Mancuso come capo società e Agostino Papaianni come contabile. Anche questo mi conferma l’importanza ed il rilievo di Papaianni, in quanto una tale posizione non può che essere riservata a soggetti di primo piano”.
Anche il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso si è soffermato sulla figura di Agostino Papaianni: “Posso affermare che Agostino Papaianni – dichiara a verbale Emanuele Mancuso – è la stessa cosa di Michele Mancuso: si occupano di attività turistiche, di bar tabacchi, di colonnine ed hanno un potenziale economico fuori dal normale. I rapporti tra loro erano tali da far pensare che Papaianni fosse intestatario fittizio di mio zio Michele Mancuso”.
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