venerdì,Aprile 26 2024

Tabaccaio ucciso ad Asti, terminate le discussioni per gli imputati vibonesi

Il delitto nel dicembre 2014 nel corso di una rapina sfociata in tragedia. La Procura generale di Torino ha chiesto la riforma della sentenza di primo grado con la condanna all’ergastolo per tutti

Tabaccaio ucciso ad Asti, terminate le discussioni per gli imputati vibonesi

Concluse dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Torino le discussioni degli avvocati delle difese nel processo che vede imputati anche tre vibonesi per i quali la Procura generale ha chiesto ai giudici la riforma della sentenza di primo grado con la condanna all’ergastolo. Tutti gli imputati sono stati condannati in primo grado a 30 anni di reclusione ciascuno per la morte di Manuel Bacco, il tabaccaio di 37 anni ucciso il 19 dicembre 2014 nel suo negozio di Asti in corso Alba.
Per l’imputato Antonio Guastalegname, 52 anni, imprenditore residente a Castello di Annone, ma originario di Vibo Marina, hanno concluso le discussioni gli avvocati Antonio Porcelli e Mauro Ametrini. L’avvocato Roberto Caranzano ha invece terminato la discussione per l’imputato Jacopo Chiesi, 27 anni, pizzaiolo di Castello d’Annone. Le richieste di condanna interessano anche: Domenico Guastalegname, 27 anni, pure lui originario di Vibo Marina; Giuseppe Antonio Piccolo, 29 anni, di Nicotera (avvocati Giuseppe Di Renzo e Francesco Capria); Fabio Fernicola, 42 anni, di Asti. [Continua in basso]

Le repliche della Procura generale di Torino sono state fissate per martedì prossimo.

La richiesta di riforma della sentenza di primo grado è basata sulla nuova richiesta di condanna per il tentato omicidio della moglie del tabaccaio. Un’accusa, quest’ultima, per la quale in primo grado si era registrata l’assoluzione degli imputati ma che è stata appellata dall’ufficio di Procura e che, unitamente alle altre contestazioni, ha portato la Procura generale a richiedere in appello la condanna all’ergastolo per tutti gli imputati.

Giuseppe Antonio Piccolo ha già ammesso in primo grado di aver partecipato alla rapina finita nel sangue con il ruolo di “palo” alla porta dell’esercizio commerciale. Piccolo aveva poi chiesto scusa alla vedova di Manuel Bacco (Cinzia Riccio, parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Giovanni Vitello), spiegando che l’omicidio non sarebbe stato voluto. Dopo la rapina finita in tragedia, lo stesso Piccolo aveva dichiarato di essere stato ospitato da un certo Luigi (di cui non aveva ricordato il cognome) per essere il mattino successivo portato a Milano dove aveva preso un treno che l’ha riportato a Nicotera. Giuseppe Antonio Piccolo è il figlio di Roberto Piccolo, quest’ultimo ritenuto dagli investigatori un elemento di peso del clan Mancuso.
Anche Antonio Guastalegname di Vibo Marina, aveva ammesso le proprie responsabilità nell’organizzazione della rapina sfociata nel fatto di sangue, scagionando però il figlio Domenico (pure lui originario di Vibo Marina) e Jacopo Chiesi.

Secondo l’accusa, Antonio Guastalegname avrebbe pianificato la rapina reclutando il figlio Domenico, Antonio Piccolo, Fabio Fernicola di Asti, e Jacopo Chiesi, quest’ultimo ritenuto l’esecutore materiale del fatto di sangue. Nel tabacchino sarebbero entrati Giuseppe Antonio Piccolo e Jacopo Chiesi, entrambi con i volti coperti. Cinzia, la moglie di Manuel Bacco, alla vista dei malviventi ha abbozzato una reazione, suscitando una risposta spropositata nel giovane rapinatore che ha esploso due colpi di pistola a scopo intimidatorio. Il tabaccaio a quel punto si è scagliato a difesa della moglie, cercando di bloccare i rapinatori che hanno aperto di nuovo il fuoco uccidendolo sul colpo. Poi la fuga a bordo delle due vetture noleggiate in città e restituite la mattina successiva.
E’ stato necessario un lavoro incrociato fra i carabinieri del Nucleo investigativo astigiano e dei Ris per collegare le tracce biologiche ritrovate sul luogo della rapina ad un nome in particolare. Gli inquirenti hanno analizzato il dna di cinquanta soggetti riuscendo a trovare uno dei tasselli che hanno portato ad una svolta nelle indagini. Importanti sono state anche le analisi delle celle telefoniche e dei cellulari in uso agli arrestati, così come la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza e l’ascolto di alcuni testimoni chiave.

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