venerdì,Aprile 19 2024

‘Ndrangheta: il comando nel clan Cracolici e la programmata vendetta contro i Bonavota

Il pentito Francesco Costantino svela i particolari di un tentato omicidio compiuto nel Vibonese e delinea i nuovi assetti interni alla consorteria di Maierato e Filogaso

‘Ndrangheta: il comando nel clan Cracolici e la programmata vendetta contro i Bonavota

Progetti di morte, attentati e vendette sfumate. Contengono rivelazioni del tutto inedite sulle dinamiche criminali di alcuni clan vibonesi, i verbali del pentito Francesco Costantino versati dal pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, nell’ambito del processo in abbreviato contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio nato dall’operazione antimafia denominata “Conquista”. Organico al clan Cracolici di Maierato, il collaboratore svela dall’interno una serie di avvenimenti importanti ed utili per ricostruire quanto avvenuto alle porte di Vibo Valentia, in un’area quale quella di Maierato da sempre nel mirino dei clan per la presenza della zona industriale e, quindi, della possibilità di “toccare” diverse aziende lì presenti. Tutto ciò ha portato negli scorsi anni ad un violento scontro fra i clan Bonavota e Cracolici. Molti retroscena inediti di tale “guerra” armata, costata nel 2002 la vita ad Alfredo Cracolici, ritenuto il boss di Filogaso, vengono ora svelati per la prima volta da Francesco Costantino. “Allo scopo di vendicare la morte del fratello Alfredo, circa un anno dopo Raffaele Cracolici in una circostanza venne a trovarmi in Piemonte e mi propose di compiere un agguato nei confronti del soggetto ritenuto responsabile della morte del fratello. Per tale motivo io scesi in Calabria – ricorda il collaboratore – ed organizzammo l’agguato nei confronti di tale soggetto, l’acquaiolo di San Nicola da Crissa detto il riggitano. A compiere materialmente l’agguato dovevamo essere io e il figlio di Alfredo, ovvero Francesco Cracolici. Nella circostanza mi venne indicato un soggetto con un maglione celeste e sfortuna volle che in quella giornata altro soggetto aveva un maglione dello stesso colore. Percui – spiega ancora Costantino – io puntai l’arma verso questo soggetto ma fui fermato da Francesco Cracolici che mi avvertì tempestivamente che non era quello il nostro bersaglio. Dopo qualche istante, dopo averlo esattamente individuato, sia io che Francesco Cracolici sparammo dei colpi di fucile, ma la vittima designata, che si doveva essere accorta del primo movimento, venne solo ferita e riuscì a scappare”. Il seguito del racconto del collaboratore di giustizia è quanto mai significativo di ciò che sarebbe poi successo qualche tempo dopo. “A causa della mancata uccisione dell’acquaiolo, Raffaele Cracolici mi riferì che a breve sarebbe stato ucciso anche lui dai Bonavota poiché non era stato capace di vendicare la morte del fratello”. Cosa che avvenne realmente il 4 maggio del 2004 in località Marinella a Pizzo. “A seguito dell’eliminazione dei fratelli Raffaele e Alfredo Cracolici doveva prendere il loro posto criminale Mimmo, figlio di Raffaele – spiega Francesco Costantino – però successivamente sono venuto a conoscenza che Francesco Cracolici, figlio di Alfredo Cracolici, ha preso le redini della cosca Cracolici. Questi sono gli assetti quando ebbe inizio il mio percorso collaborativo. Francesco Cracolici ha acquisito prestigio criminale dal momento in cui ha partecipato all’agguato che doveva essere compiuto nei confronti del soggetto ritenuto responsabile della morte del padre Alfredo”. Il collaboratore ricorda inoltre un altro particolare a seguito della morte di Alfredo Cracolici nel 2002. “Non so se Raffaele Cracolici avesse solo comunicato ai Mancuso la propria volontà di eliminare i Bonavota, ma questo era praticamente un fatto notorio – spiega Costantino – perché Raffaele Cracolici più volte mi riferì che era sua intenzione procedere all’eliminazione fisica dei Bonavota per vendicare la morte del fratello Alfredo e come ne parlava con me, ne parlava con altri, praticamente lo sapevano tutti e quindi lo sapevano sicuramente anche i Bonavota ed i Mancuso”. Si tratta dello stesso Francesco Cracolici, di 44 anni, che il 9 luglio scorso è stato condannato a 3 anni e 2.400 euro di multa per usura dal Tribunale di Vibo. LEGGI QUI: Usura ed estorsione a Maierato e Filogaso, due condannati e due assolti

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