martedì,Aprile 23 2024

Rinascita Scott: Cassazione conferma Riesame e carcere per nove imputati

La Suprema Corte deposita le motivazioni con le quali ha respinto i ricorsi dei difensori confermando le ordinanze di custodia cautelare

Rinascita Scott: Cassazione conferma Riesame e carcere per nove imputati

Rigettati dalla Corte di Cassazione ricorsi presentati da altrettanti imputati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione Rinascita Scott il cui processo (sia con rito ordinario che con rito abbreviato) è in corso.

In particolare, la Suprema Corte ha confermato le decisioni del Tribunale del Riesame di Catanzaro ed ha respinto i ricorsi di Giuseppe Mangone, 66 anni, di Mileto, Orazio Lo Bianco, 47 anni, di Vibo Valentia, Sergio Gentile, 42 anni, detto “Toba”, di Vibo Valentia, Domenico Cichello, 49 anni, di Mesiano di Filandari, Giuseppe Suriano, 27 anni, di Vibo Valentia; Emanuele La Malfa, 34 anni, di Limbadi; Filippo Catania, 70 anni, di Vibo Valentia; Francesco Cracolici, 45 anni, di Maierato; Salvatore Morelli, 38 anni, di Vibo Valentia. [Continua in basso]

Le accuse

Giuseppe Mangone è ritenuto dall’accusa elemento di collegamento fra il clan Mancuso di Limbadi ed il locale di ‘ndrangheta di Mileto. Gli viene contestato il reato di associazione mafiosa ed in particolare di aver veicolato informazioni tra le consorterie mafiose, ricevendo e consegnando imbasciate e direttive collaborando attivamente nella risoluzione di vicende contrattuali e negoziali relative alla compravendita ed alla gestione di terreni. Unitamente a Pasquale Gallone, di Nicotera Marina e Domenico Preiti, di San Calogero, Giuseppe Mangone è poi accusato di tentata estorsione ai danni dell’imprenditore di San Calogero Francesco Valenti al quale i tre avrebbero voluto sottrarre alcuni terreni.

Orazio Lo Bianco

Orazio Lo Bianco viene invece ritenuto partecipe all’associazione mafiosa, inserito nel clan Lo Bianco-Barba e nella ‘ndrina dei c.d. “Cassarola” di Vibo Valentia, nonché accusato di ulteriori reati aggravati dalle modalità e finalità mafiose e in particolare: minaccia a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di imprese di pompe funebri nella disponibilità di fatto di Rosario Pugliese (alias “Cassarola”), frode nelle pubbliche forniture del materiale per la sepoltura delle salme di alcuni migranti in esecuzione di commesse ricevute dal Comune di Vibo , turbativa d’asta nella gestione dei servizi cimiteriali, estorsione aggravata, corruzione elettorale, riciclaggio, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio. Le contestazioni relative al voto di scambio sono anche insieme al fratello Alfredo Lo Bianco, ex consigliere comunale di Vibo Valentia, pure lui sotto processo.

Assorbito nel clan Lo Bianco (secondo l’accusa) pure Sergio Gentile, alias “Toba”, già appartenente ad un gruppo familiare a sé stante e che per i Lo Bianco-Barba si occuperebbe di attività estorsive.

A Giuseppe Suriano viene poi contestata l’accusa di estorsione aggravata dalle finalità mafiose, mentre Domenico Cichello viene ritenuto organico al clan guidato dal boss di Zungri Peppone Accorinti (di cui sarebbe persona di fiducia), contrapposto ai Soriano di Filandari.

Emanuele La Malfa è accusato di far parte della rete di protezione di cui godeva il boss Luigi Mancuso, mentre Francesco Cracolici viene indicato quale vertice dell’omonimo clan di Maierato e Filogaso dopo gli omicidi del padre, Alfredo Cracolici, e dello zio Raffaele Cracolici (alias “Lele Palermo”), Filippo Catania fra i vertici del clan lo Bianco-Barba e infine Salvatore Morelli viene ritenuto al vertice della ‘ndrina in cui sono confluiti gli ex fedelissimi di Andrea Mantella (come, appunto, Morelli) ed i componenti delle famiglie Pardea e Macrì. Salvatore Morelli è ancora latitante. [Foto in basso]

top