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Emanuele Mancuso e il presunto accordo del boss Scarpuni con lo Stato – Video

Ecco l'interrogatorio del collaboratore di giustizia con il pm antimafia De Bernardo risalente al 25 febbraio 2020

Emanuele Mancuso e il presunto accordo del boss Scarpuni con lo Stato – Video

Pantaleone Mancuso (Scarpuni)

Risale al 25 novembre dello scorso anno l’interrogatorio del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, con il pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, acquisito nell’inchiesta Petrol Mafie (nota anche come Dedalo o Rinascita Scott 2). Emanuele Mancuso parla di un accordo fra il boss Pantaleone Mancuso (cl. ’61), detto Scarpuni, cugino del padre di Emanuele – Pantaleone Mancuso (cl. ’61), detto l’Ingegnere” – affinchè non gli venisse sottratto il figlio dopo il decesso della madre, Tita Buccafusca, deceduta il 18 aprile del 2011 all’ospedale di Reggio Calabria dove era stata ricoverata due giorni prima per aver ingerito acido muriatico. Due anni dopo, nel febbraio 2013, il boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni” è stato arrestato per l’operazione antimafia “Dietro le Quinte”, quale mandante dell’omicidio di Francesco Scrugli e dei ferimenti di Raffaele Moscato e Sarino Battaglia. Fatti di sangue avvenuti a Vibo Marina il 21 marzo 2012. L’operazione è poi confluita nella più grande inchiesta denominata “Gringia” per la quale Pantaleone Mancuso il 9 aprile 2019 è stato condannato in via definitiva all’ergastolo. [Continua in basso]

Luigi Mancuso

Secondo Emanuele Mancuso, lo zio Luigi Mancuso (ritornato in libertà il 21 luglio 2012 dopo aver scontato 19 anni di ininterrotta detenzione) avrebbe potuto “aggiustare” il processo “Gringia” nei confronti del nipote Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, il quale avrebbe però preferito il carcere alla fuga (secondo Emanuele Mancuso si sapeva sarebbe stato arrestato per l’operazione “Dietro le quinte”) pur di non vedersi sottratto il figlio e perdere la potestà genitoriale. Un presunto “patto” con lo Stato, quello raccontato da Emanuele Mancuso, che potrebbe però solo essere frutto di una deduzione del collaboratore e per il quale si cercano ben altri riscontri.

Chiede infatti il pm Antonio De Bernardo: «L’accordo con chi lo aveva fatto Scarpuni?». Ed Emanuele Mancuso: «E questo non lo so, con lo Stato. Di certo non con altri».
De Bernardo: «Questo con lo Stato è una sua deduzione rispetto a quello che è successo, oppure dicevano proprio così?». Emanuele Mancuso: «Dottore… se quello gli dice “scappa, vattene che prendi l’ergastolo” perché si sapeva. Loro sapevano che lo arrestavano al cento per cento. Perché io gliel’ho detto: “Perché non gliel’aggiusti questa sentenza? Perché non lo buttate fuori? Perché non facciamo qualcosa? E lui (Luigi Mancuso) mi disse: “Assolutamente no, è stata una sua decisione di farsi arrestare per il figlio”. Aveva trovato un accordo affinché il figlio non gli venisse preso».

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