domenica,Maggio 12 2024

Inchiesta sull’Accademia Fidia di Stefanaconi, Jgor Licata lascia l’obbligo di dimora

Decisione del gip del Tribunale di Vibo Valentia non essendo più attuali le esigenze cautelari. La Cassazione respinge l’aggravamento della misura

Inchiesta sull’Accademia Fidia di Stefanaconi, Jgor Licata lascia l’obbligo di dimora

Lascia anche l’obbligo di dimora Jgor Licata, 48 anni, di Stefanaconi, coinvolto nell’inchiesta “Diacono” che mira a far luce sulla corruzione attorno all’Accademia Fidia.
Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Francesca Del Vecchio, ha infatti accolto per Jgor Licata un’istanza presentata dagli avvocati Raffaele Masciari e Giovanni Marafioti. Non essendo più attuali le esigenze cautelari, il gip ha revocato la misura cautelare dell’obbligo di dimora attualmente in atto. Unitamente ai fratelli e al padre è coinvolto nell’operazione “Diacono” della Procura di Vibo Valentia che vede tra gli indagati per corruzione anche l’ex direttrice dell’Ufficio scolastico regionale. Anche il pm ha espresso parere favorevole per la revoca della misura dell’obbligo di dimora a Serra San Bruno nei confronti di Jgor Licata, stante anche l’imminente chiusura delle indagini. La decisione è stata presa dal gip anche in ragione “del lasso di tempo trascorso e del costante rispetto delle prescrizioni imposte”. Al contempo, la Cassazione con altra decisione ha in precedenza rigettato l’appello della Procura che mirava ad un aggravamento della misura cautelare, accogliendo le ragioni illustrate dai difensori.

Capi e promotori dell’associazione vengono indicati dall’accusa in Michele Licata e Davide Licata, padre e figlio, entrambi di Stefanaconi. Michele Licata, inoltre, nella qualità di preside dell’Accademia Fidia, avrebbe avuto pure il compito di sottoscrivere le false attestazioni di frequentazione di corsi e master. Organizzatore dell’associazione anche Dimitri Licata, che avrebbe avuto il compito di coordinare gli altri sodali per poi divenire il promotore del sodalizio dopo l’arresto del fratello Davide Licata a seguito del rinvenimento di un vero e proprio arsenale di armi nella sua abitazione.
Organizzatori dell’associazione vengono indicati dall’accusa pure Jgor Licata, Michela Licata (che avrebbe gestito i proventi illeciti e approntato la falsa documentazione funzionale alla loro conservazione) e Carmine Caratozzolo, di San Ferdinando, quest’ultimo divenuto pure lui fra i promotori – secondo la Procura – dopo l’arresto di Davide Licata.

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