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Rinascita Scott: i terreni contesi a San Calogero e l’intervento dei Mancuso

Nella deposizione del luogotenente del Ros Agostino Notaro, il ruolo di un veterinario dell’Asp di Vibo imputato nel processo e del boss Luigi Mancuso. Gli incontri riservati con i “colletti bianchi”, la figura di Giuseppe Mangone di Mileto ed i legami con il clan di Limbadi

Rinascita Scott: i terreni contesi a San Calogero e l’intervento dei Mancuso
Nel riquadro Luigi Mancuso
L’aula bunker dove si tiene il maxiprocesso Rinascita Scott

Ha trattato anche specifiche vicende riguardanti il territorio di San Calogero, il luogotenente dei carabinieri del Ros di Catanzaro Agostino Notaro, primo investigatore chiamato a deporre dalla Dda nel maxiprocesso Rinascita Scott. Nell’aula bunker di Lamezia Terme, dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo, il teste ha in particolare evidenziato il ruolo degli imputati Giuseppe Moisè, 65 anni, di Limbadi, Domenico Preiti, 41 anni, di San Calogero, e Domenico Antonio Paglianiti, 65 anni, di Calimera (frazione di San Calogero). I tre avrebbero collaborato nella soluzione di questioni relative a vicende contrattuali/negoziali relative alla compravendita di terreni. [Continua in basso]

In tale ambito sarebbe emerso  il fattivo apporto prestato da Giuseppe Moisè – indicato dal luogotenente Notaro quale nipote di Luigi Mancuso per aver sposato lafiglia di Maria Mancuso (cl. ’42), sorella di Luigi – da Domenico Preiti (genero di Moisè) e da Domenico Antonio Paglianiti, “veterinario in servizio all’Asp di Vibo Valentia, dirigente di primo livello”. I tre – ha spiegato in aula il luogotenente  – avrebbero cercato di coinvolgere Luigi Mancuso e Pasquale Gallone (quest’ultimo condannato a 20 anni nel processo in abbreviato) quali “intermediari” in compravendite di terreni tra privati, lucrando sulla buona riuscita dell’affare.

Pasquale Gallone

In tali vicende si sarebbe quindi inserito nell’agosto del 2016 anche Francesco Valenti, 82 anni, di San Calogero, anche lui imputato (risponde in questo caso per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso). Lo stesso, per entrare illecitamente in possesso di un terreno ubicato nel comune di San Calogero, avrebbe intimato a Luca Vitale di concedergli i fondi in suo possesso, a discapito degli effettivi proprietari e possessori, in quanto così disposto dallo “Zio”, che gli investigatori ritengono sia da indentificare in Luigi Mancuso.

Per fermare tuttavia le pretese di Francesco Valenti, che in un primo tempo avrebbe speso il nome di Luigi Mancuso, sarebbero intervenuti Pasquale Gallone (ritenuto il “braccio destro” di Luigi Mancuso), Domenico Preiti e Giuseppe Mangone, 66 anni, di Mileto (indicato quale “compare” di Luigi Mancuso). Gli stessi sono accusati di aver intimato (attraverso minacce) a Valenti di riconoscere i diritti fondiari a coloro che si erano recati da Gallone a richiedere la protezione e la tutela (come Domenico Preiti). [Continua in basso]

L’omicidio di un fratello di Valenti

Domenico Valenti

Dalle intercettazioni è emerso che Pasquale Gallone avrebbe ricordato ai suoi interlocutori l’omicidio di Domenico Valenti, fratello di Francesco Valenti, ucciso il 15 agosto 2016. Il grave fatto di sangue era scaturito proprio in relazione a contrasti sorti per questioni di terreni.

In particolare i fratelli Valenti, a dire dei soggetti intercettati, avevano commesso degli abusi nei confronti di Cosma Damiano Sibio, arrestato e poi condannato a 12 anni proprio per l’omicidio di Domenico Valenti. Nel colloquio i presenti intercettati raccontavano la progressiva escalation dei fatti che erano giunti al suo culmine con l’omicidio di Domenico Valenti. A loro dire, i figli di Domenico Valenti, nonostante i ripetuti richiami, avevano rimosso il limite di alcuni terreni con i trattori, cosa che aveva fatto infuriare Cosma Damiano Sibio che, in prima battuta, aveva redarguito gli autori e poi ucciso Domenico Valenti.

L’intervento di Luigi Mancuso

Luigi Mancuso

Altre persone sarebbero state invece convocate direttamente al cospetto di Luigi Mancuso, sempre per questioni relative alla compravendita di terreni a San Calogero. Del reato di concorso in estorsione devono infatti rispondere Francesco Barbieri, 33 anni, di San Calogero (figlio di Vincenzo Barbieri, il broker della cocaina ucciso nel 2011), Luigi Mancuso, Pasquale Gallone, Domenico Preiti e Domenico Antonio Paglianiti. Dalle indagini illustrate in aula dal luogotenente Agostino Notaro è così emerso che Francesco Barbieri avrebbe cercato di impedire che Giuseppe Barone (detto Pino Cappello) acquistasse un fondo a San Calogero di proprietà di Giovanni Paglianiti e che quest’ultimo era interessato a vendere. Francesco Barbieri in un’occasione avrebbe “picchiato anche Gianmarco Donato, nipote di Giuseppe Barone”. Lo stesso Barone sarebbe stato poi convocato, in diverse occasioni, innanzi a Luigi Mancuso e Pasquale Gallone, anche “con l’intervento di Domenico Preiti e Domenico Antonio Paglianiti, che avevano agito da intermediari a favore del clan Mancuso, al fine di non procedere oltre nel tentativo di acquisto”. [Continua in basso]

I contrasti fra due veterinari

Per estromettere illecitamente Giuseppe Barone dall’acquisto di altro fondo a San Calogero, appartenente a Pasqualina Naccari, insieme a Luigi Mancuso sarebbe intervenuto pure Fortunato (Nato) Pontoriero, 72 anni, di San Calogero, mentre di altra estorsione è chiamato a rispondere Domenico Paglianiti (detto “U Zingaru”), soggetto quest’ultimo che il luogotenente Notaro ha indicato in aula “come fratello di Saverio Paglianiti, altro veterinario dell’Asp di Vibo con il quale aveva avuto dei contrasti il veterinario Domenico Antonio Paglianiti”.

Dall’attività di indagine agli atti di Rinascita Scott è emerso che a far da paciere tra i due veterinari con lo stesso cognome, ovvero Domenico Antonio Paglianiti e Saverio Paglianiti (quest’ultimo non indagato), sarebbe stato Luigi Mancuso durante un incontro organizzato ad hoc presso l’abitazione del fratello Giovanni Mancuso. Nella circostanza, Saverio Paglianiti sarebbe stato accompagnato da Giuseppe Mangone di Mileto, quest’ultimo imputato in Rinascita Scott ed ora in carcere per associazione mafiosa, nonché padre del segretario cittadino del Pd di Mileto (già vicesindaco poi dichiarato incandidabile) Armando Mangone, candidato a consigliere comunale (in una lista diversa da quella che ha vinto le amministrative) anche alle ultime elezioni del maggio 2019 e non eletto. 

Domenico Paglianiti (detto “U Zingaru”) è accusato di aver preso a pugni Giuseppe Barone il 5 agosto 2016 per costringerlo a cedergli o due quintali di olio oppure 500 euro.

La figura di Giuseppe Mangone

Oltre a risultare tra gli ospiti al ricevimento di nozze di Luigi Mancuso con Rosaria Zinnato, celebrato a fine anni ’80, è emerso che la moglie di Luigi Mancuso ha fatto da madrina di cresima ad una figlia di Giuseppe Mangone.
La figura di Giuseppe Mangone quale uomo dei Mancuso è emersa poi dalle conversazioni con Vincenzo Spasari (padre della sposa in elicottero a Nicotera), il funzionario dell’Etr di Vibo imputato pure lui in “Rinascita-Scott”. Gli investigatori hanno così documentato i suoi rapporti con Pasquale Gallone e con lo stesso Luigi Mancuso che, dalle risultanze investigative, è emerso aver incontrato nella sua abitazione di Limbadi.

Giovanni Giamborino

Oltre ad incontrare Giovanni Giamborino di Piscopio (fra i principali imputati di Rinascita Scott e ritenuto uomo di Luigi Mancuso), sempre Giuseppe Mangone è poi accusato di aver partecipato ad un incontro riservato fra Luigi Mancuso e l’avvocato Giancarlo Pittelli, così come sarebbe stato presente il 3 settembre 2016 ad altro incontro nel domicilio di Gaetano Molino (marito di Silvana Mancuso, figlia di Giovanni Mancuso) fra Luigi Mancuso ed il nipote Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”.
Il 30 ottobre 2016 è stato inoltre monitorato altro incontro, a casa di Gaetano Molino, con Luigi MancusoFortunato Mesiano di Mileto e Giuseppe Mangone, mentre il 3 novembre 2016 Giuseppe Mangone è stato monitorato a pranzo con Luigi Mancuso e Pasquale Gallone in un ristorante di Joppolo “il cui proprietario ha una sorella che intratteneva una relazione con Pasquale Gallone”. Giuseppe Mangone avrebbe avuto infine “un ruolo determinante – ha affermato il luogotenente Notaro nel corso della deposizione – nel gestire la latitanza di Luigi Mancuso”.

Il pranzo da Gallone con Pittelli e Cosentino

L’ex parlamentare di F.I. Giancarlo Pittelli

Giuseppe Mangone sarebbe stato inoltre invitato da Pasquale Gallone ad un pranzo tenuto domenica 19 giugno 2016. Pranzo al quale Mangone non sarebbe poi andato, mentre gli investigatori del Ros hanno accertato la presenza a Nicotera a tale pranzo della domenica – in contrada Belvedere – di: Pasquale Gallone, del figlio Francesco Gallone, dell’avvocato Giancarlo Pittelli, del dentista Agostino Redi, di Giovanni Giamborino e dell’imprenditore, e già presidente del Catanzaro calcio, Giuseppe Cosentino (non indagato in Rinascita Scott e deceduto il 13 luglio 2020).

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