venerdì,Aprile 19 2024

Autobomba di Limbadi e udienza a rischio, l’avvocato De Pace scrive al ministro della Giustizia

Dopo che il gup ieri si è visto costretto a rinviare il procedimento per la mancata notifica ad un imputato, il legale delle parti offese teme la scarcerazione dei Di Grillo-Mancuso per scadenza termini

Autobomba di Limbadi e udienza a rischio, l’avvocato De Pace scrive al ministro della Giustizia

Si rivolge direttamente al ministro della Giustizia, l’avvocato Giuseppe De Pace che assiste Francesco Vinci e Sara Scarpulla, genitori di Matteo Vinci, ucciso a Limbadi con un’autobomba il 9 aprile dello scorso anno. Ieri è infatti saltata l’udienza preliminare a carico di cinque imputati poichè si era in presenza di un’omessa notifica all’imputata Lucia Di Grillo, mentre per Domenico Di Grillo (padre di Lucia) il medico del carcere ha stabilito l’impossibilità dello stesso a partecipare al processo in videoconferenza.

“Ai sensi di legge – scrive l’avvocato De Pace al ministro Bonafede – la notifica alle parti doveva compiersi entro il 28 maggio scorso, cioè almeno dieci giorni prima dell’udienza. Per ragioni allo stato sconosciute detta notifica all’imputata Lucia Di Grillo è stata fatta il 4 giugno 2019. Per l’effetto il gup, come suo obbligo, ha disposto il rinvio dell’udienza  al 21 giugno prossimo. Se la notifica del verbale non verrà effettuata entro il giorno 11.06.2019, cioè fra tre giorni, il procedimento subirà un altro rinvio, e per conseguenza, gli imputati il 26 giugno, termine di scadenza della custodia cautelare, verranno rimessi in libertà. I coniugi Vinci-Scarpulla ne sono letteralmente terrorizzati: temono il pericolo del dissolvimento del processo e l’ombra della loro morte che si avvicina”. L’avvocato Giuseppe De Pace chiede quindi al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di attivarsi per garantire la corretta notifica della richiesta di rinvio a giudizio a tutti gli imputati, rimuovendo ogni ostacolo di qualunque natura. “Qui – conclude l’avvocato De Pace rivolgendosi al ministro – si gioca la faccia e la reputazione, sua e della Repubblica”. 

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