Resta in carcere Nicola Cilurzo,  51 anni, di Vena Superiore, che il 16 febbraio scorso è accusato di essersi portato nella piazza principale di Ricadi per aprire il fuoco all’indirizzo di Antonio Paparatto, pure lui di 51 anni. Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, ha infatti convalidato il fermo di indiziato di delitto del pm Maria Cecilia Rebecchi ed ha disposto l’applicazione della misura cautelare in carcere. Pesano sul capo di Nicola Cilurzo le accuse di tentato omicidio aggravato, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di arma da fuoco, per la precisione una pistola. A pesare sulla decisione del gip della custodia in carcere sono stati anche i precedenti penali di Nicola Cilurzo, nonché il particolare “disvalore sociale dei fatti” e il “concreto modus operandi”. L’arma del delitto non è stata ancora ritrovata, così come le indagini puntano a dare un nome ed un volto anche a chi ha accompagnato in macchina Nicola Cilurzo nella piazza principale di Ricadi dove – alle 7.30 del mattino – dal lato passeggero ha aperto il fuoco più volte all’indirizzo di Antonio Paparatto che era appena uscito da un bar dopo aver consumato un caffè. Nell’immobile a Vena Media nel quale Nicola Cilurzo è stato poi scovato dai carabinieri dopo essersi dato alla fuga, i militari dell’Arma hanno scoperto pure un bunker segreto che ne ha verosimilmente agevolato l’irreperibilità.

Il fatto che Antonio Paparatto sia riuscito a schivare i colpi (tre quelli esplosi di cui uno l’ha sfiorato ad una gamba) gettandosi a terra e riparando dietro la sua autovettura, per il gip non esclude la preordinazione del tentato omicidio da parte di Nicola Cilurzo, così come dimostrano la distanza ravvicinata dei colpi d’arma da fuoco e la micidialità della pistola usata e non ancora rinvenuta. Un colpo di pistola è andato a conficcarsi sul paraurti anteriore dell’auto di Paparatto, in prossimità del faro, l’altro sul passaruota del lato passeggero anteriore. “Tale ultima circostanza – fa notare il giudice – fa verosimilmente ipotizzare che Cilurzo, anche dopo il primo colpo, abbia puntato ulteriormente in direzione della vittima, nelle more caduta a terra”. [Continua in basso]

Le minacce di Cilurzo a Paparatto

Alla base della sparatoria, secondo la ricostruzione della Procura, dei carabinieri e del gip, dissidi dovuti alla separazione di Antonio Paparatto dalla propria moglie che sarebbe divenuta la compagna di Nicola Cilurzo il quale – nei giorni antecedenti al tentato omicidio – avrebbe più volte minacciato di morte Paparatto attraverso diverse telefonate. A condurre i carabinieri sulle tracce di Cilurzo sono state le stesse dichiarazioni della parte offesa (Paparatto), le dichiarazioni di altre persone e le immagini degli impianti di videosorveglianza della zona che hanno ripreso l’auto di Cilurzo in fuga.
Lo stesso, inoltre, avvalendosi dinanzi al gip della facoltà di non rispondere non ha consentito di “addivenire ad una ricostruzione alternativa dei fatti rispetto a quella oggettiva risultante dagli atti di indagine”. Nicola Cilurzo è difeso dall’avvocato Paola Stilo che avverso la decisione del gip ha annunciato ricorso al Tdl.
Antonio Paparatto è un volto noto alle cronache ed alla giustizia e con diversi precedenti. Attualmente si trova imputato dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia nel processo nato dall’operazione “Apate” con l’accusa di essere il promotore ed il principale organizzatore di una serie di furti consumati a Tropea, Ricadi ed altri centri del Vibonese. 

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