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‘Ndrangheta: nell’inchiesta “Doppio sgarro” pure la figura di Scrivo, ucciso a Serra nel 2016

Si tratta di un delitto impunito e la vittima viene ora inquadrata come organica alla “società di Ariola” di Gerocarne. Ecco quel che emerge dall’indagine

‘Ndrangheta: nell’inchiesta “Doppio sgarro” pure la figura di Scrivo, ucciso a Serra nel 2016
Un panorama di Serra San Bruno e nel riquadro Salvatore Scrivo
Salvatore Scrivo

Spunta anche il nome di Salvatore Scrivo (cl.’57), di Serra San Bruno – ucciso il 4 maggio 2016 all’età di 59 anni nella sua Serra San Bruno – nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata “Doppio sgarro” che ha portato oggi a nove misure cautelari. Un omicidio ad oggi rimasto impunito. Se precedenti indagini avrebbero permesso di documentare i rapporti e le cointeressenze mafiose tra gli Spagnolo di Stilo e Vincenzo Taverniti (alias Cenzo d’Ariola), dalle stesse e da quelle confluite nell’inchiesta “Doppio sgarro” sarebbero emersi ulteriori «collegamenti degli Spagnolo con altri personaggi di spicco della criminalità organizzata, quale Salvatore Scrivo, assassinato a colpi d’arma da fuoco il 4 maggio 2016 e ritenuto intraneo alla “società di Ariola”. Per la prima volta, dunque, viene reso ostensibile un dato sinora non noto: Salvatore Scrivo di Serra San Bruno veniva ritenuto dagli inquirenti organico alla “società” di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne.

E’ Giuseppe Furina, 42 anni, di Stilo, oggi arrestato, a raccontare al padre nelle intercettazioni che in un’occasione «volevano affiliare lo stesso Furina al locale di Gerocarne», ma suo suocero Fernando Spagnolo avrebbe impedito la cosa, in quanto ne facevano già parte due membri della famiglia. Giuseppe Furina specificava, quindi che Rino – che gli inquirenti identificano in Salvatore Scrivo«insisteva affinchè entrasse nel locale di Gerocarne, che poi era anche di Stilo». Nel locale di Gerocarne – stando alla ricostruzione degli investigatori – volevano affiliare Giuseppe Furina i seguenti personaggi, tutti noti alle forze dell’ordine: Vincenzo Taverniti, alias “Cenzo d’Ariola” (personaggio di Stilo, trasferitosi ad Ariola di Gerocarne, cugino del boss di Guardavalle Vincenzo Gallace, già condannato nell’inchiesta “Luce nei boschi”) Rocco Taveniti (figlio di Vincenzo), Salvatore Scrivo e tale Gaetano non meglio identificato. [Continua in basso]

Le precedenti indagini ed i controlli su Scrivo

Salvatore Vallelunga

Già nell’ambito delle indagini relative all’omicidio in pregiudizio di Marcello Geracitano (cl. ’74), emergeva che Fernando Spagnolo, 67 anni,ritenuto al vertice del nuovo “locale” di ‘ndrangheta di Stilo avrebbe intrattenuto contatti telefonici con un’utenza intestata ad una sorella di Salvatore Scrivo ma in realtà utilizzata da quest’ultimo.
Il 21 marzo 2005 i carabinieri hanno inoltre documentato un incontro in un ristorante di Roccella Ionica tra Fernando Spagnolo ed altri due soggetti che si allontanavano in auto e sono stati identificati in Salvatore Scrivo (alla guida dell’auto) e Carmine Alvaro (cl.’34) di Sinopoli.

Dall’inchiesta “Doppio sgarro” si apprende quindi che Salvatore Scrivo, coinvolto in inchiesta sul narcotraffico e reati associativi, avrebbe avuto frequentazioni (annotate dagli investigatori) con soggetti noti alle forze dell’ordine: Cosimo Lotti (cugino del boss Damiano Vallelunga); Salvatore Vallelunga (fratello di Damiano, poi ucciso anche lui); Alberto Emanuele di Mongiana, Nazzareno Altamura e Raffaele Altamura.

L’omicidio impunito

La scena del crimine (foto ilvizzarro.it)
Il luogo dell’agguato a Salvatore Scrivo

Salvatore Scrivo è stato ucciso con cinque colpi di pistola calibro 7,65 a Serra San Bruno il 4 maggio 2016. Non si sparava in paese da un trentennio. Le armi da fuoco non colpivano infatti a morte un personaggio ritenuto di spessore della criminalità da almeno tre decenni. Tralasciando infatti il duplice omicidio di Angelo Cravé e del cognato Giuseppe Campese, avvenuto il 18 febbraio 2008 ma per motivi legati ad una vecchia servitù di passaggio fra due proprietà confinanti, e tralasciando la scomparsa del giovane Andreacchi e la faida fra i Vallelunga alleati al “locale” di Soverato (clan Sia e Tripodi) ed i “locali” di Guardavalle-Monasterace e Stignano (clan Gallace, Ruga e Leuzzi), a Serra San Bruno-paese non si sparava più da circa 30 anni nei confronti di un personaggio ritenuto dagli investigatori come di rilievo nell’ambito della criminalità. Salvatore Scrivo era stato condannato (a 9 anni in primo grado, 6 anni in appello) rimediata per aver fatto parte, con un ruolo non secondario, di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico internazionale unitamente a uomini di primo piano dei clan del Reggino: il clan Alvaro di Sinopoli e Cosoleto. [Continua in basso]

Le dichiarazioni del pentito Taverniti

Bruno Emanuele

Contrariamente a quanto emerso ora nell’inchiesta “Doppio sgarro”, a parlare di Salvatore Scrivo era stato negli scorsi anni il collaboratore di giustizia Enzo Taverniti di Gerocarne, alias “Il Cinghiale”. Il pentito aveva riferito alla Squadra Mobile di Catanzaro che alla cerimonia di affiliazione alla ‘ndrangheta del boss delle Preserre vibonesi Bruno Emanuele, avrebbero partecipato: Antonio Altamura (indicato dagli inquirenti come lo storico boss a capo del “Locale di Ariola”), “il mastro di giornata” Francesco Gallace (poi ucciso nella strage di Ariola il 25 ottobre 2003), Giuseppe Loielo, Salvatore Scrivo ed Alberto Emanuele, quest’ultimo cugino del “battezzato” e presunto appartenente, insieme a Scrivo, alla “società di Serra San Bruno”. Il pentito Taverniti, dunque, collocava la vittima come un appartenente alla “società di ‘ndrangheta” di Serra San Bruno, ma le sue dichiarazioni sul punto non sono mai state approfondite dagli investigatori e, soprattutto, non sono bastate per muovere a carico di Scrivo o Alberto Emanuele alcuna accusa di partecipazione ad un’associazione mafiosa. Con l’inchiesta “Doppio sgarro”, invece, Salvatore Scrivo viene collocato nella società di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne, mentre il suo omicidio continua a restare impunito.

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