lunedì,Novembre 11 2024

«Basta gogna mediatica», la replica della cantante Teresa Merante accusata di inneggiare alla mafia

L'esibizione prevista per domani a Casali del Manco, ha scatenato un polverone di critiche da parte dei cittadini: «Ma io ho rimosso quei brani», si giustifica

«Basta gogna mediatica»,  la replica della cantante Teresa Merante accusata di inneggiare alla mafia
La cantante folk Teresa Merante

All’indomani della forte presa di posizione di alcuni cittadini di Casali del Manco (Cs), indignati per la scelta del comune di ospitare per il giorno di Pasqua la cantante Tersa Merante, le cui canzoni, a loro dire, inneggiano alla mafia, è la stessa artista ad intervenire con un comunicato stampa: «Scrivo in riferimento ai vari articoli pubblicati per la mia partecipazione ad una serata musicale a Casali del Manco (Cs). Voglio premettere – afferma – che non ho alcuna intenzione di entrare nella contesa politica in atto in quel territorio, rispettando l’opinione di tutti, ma credo con tutta franchezza che pari rispetto debba essere rivolto anche alla mia persona, ancora una volta etichettata come portatrice di disvalori ed istigatrice di violenza. [Continua in basso]

Ho pagato sulla mia pelle e a caro prezzo la rivisitazione di quei brani di malavita a cui si fa riferimento -prosegue Teresa Merante- ricevendo un avviso orale da parte della Questura e non una denuncia come è stato erroneamente riportato nel comunicato. Da quell’ammonimento è trascorso più di un anno e, da allora, ho sempre rispettato ossequiosamente le esortazioni che mi sono state rivolte, escludendo quei brani dal mio repertorio, rimuovendoli dai miei canali ufficiali sui social network, incidendo nuove canzoni di tutt’altro genere e tenore. Eppure, ogni qualvolta che vengo invitata per un concerto, si sollevano esattamente i medesimi polveroni mediatici sulla mia persona, sbattuta ancora una volta in prima pagina per dei brani che rappresentano solo una piccola parte del mio repertorio musicale.

A nulla sono valsi i numerosi tentativi di chiarimento per la riproduzione di quei pezzi che rientrano nel filone musicale del canto di malavita, nato sin dagli anni ’70 e non certo dalla mia riedizione musicale. A nulla è servito spiegare, e non credevo nemmeno ce ne fosse bisogno, che per tutte le rappresentazioni artistiche, musicali, cinematografiche, teatrali, televisive, raccontare una storia, anche la più terribile, non significa certo condividerla, ma al contrario denunciarla. Non voglio sollevare ulteriori polemiche – scrive – sono e resto semplicemente una cantante innamorata della musica tradizionale calabrese, ma vorrei essere giudicata, nel bene e nel male – conclude la cantante – per le mie capacità artistiche e non certamente per intenzioni oltraggiose o addirittura inneggianti la criminalità che non ho mai avuto e che rifiuto con sdegno»

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