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Rinascita Scott, le rivelazioni di Albanese: l’omicidio Vallelunga deciso da una super cupola mafiosa

Il capo del clan dei “Viperari” delle Serre sarebbe stato avvertito del progetto di morte ai suoi danni dal rosarnese Rocco Bellocco durante il matrimonio del vibonese Salvatore Mantella. Il “padrino” di Serra San Bruno avrebbe però risposto: «Non ho paura di nessuno»

Rinascita Scott, le rivelazioni di Albanese: l’omicidio Vallelunga deciso da una super cupola mafiosa
Il Santuario a Riace dei santi Cosma e Damiano dove nel settembre del 2009 è stato ucciso il boss Vallelunga
L’omicidio di Damiano Vallelunga

‘Ndrangheta e omicidi “eccellenti”. Quelli che per la caratura dei personaggi da sopprimere richiedono “coperture” ai più alti livelli al fine di placare ritorsioni e sicure guerre di mafia. Uno di questi è sicuramente rappresentato dall’eliminazione del boss di Serra San Bruno, Damiano Vallelunga, il capo-fondatore dell’omonimo clan (detto anche dei “Viperari”), ucciso il 27 settembre 2009 a Riace dinanzi al santuario dei santi Cosma e Damiano. Un fatto di sangue per il quale sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo, quali mandanti, il boss Vincenzo Gallace di Guardavalle ed il suo fido alleato Cosimo Leuzzi di Stignano. Un omicidio – come rivelato dalle sentenze – deciso per eliminare un personaggio più che scomodo nella vasta area delle Serre vibonesi e catanzaresi che non avrebbe diviso con nessuno gli affari nel settore boschivo e quelli – ancora più lucrosi – legati agli impianti eolici. Damiano Vallelunga avrebbe pagato con la vita anche l’alleanza con Carmelo Novella, personaggio di spessore eliminato l’anno prima (14 luglio 2008) in un bar a San Vittore Olona, nel Milanese, dove si era trasferito da Guardavalle dopo alcuni dissapori con Vincenzo Gallace e, soprattutto, con l’intenzione di rendere la ‘ndrangheta lombarda autonoma dalla casa-madre calabrese. Proposito “stoppato” dal cartello dei Gallace di Guardavalle, Ruga di Monasterace e Leuzzi di Stignano, casati mafiosi di prima grandezza nelle dinamiche della ‘ndrangheta. [Continua in basso]

L’omicidio di Vallelunga deciso da una super commissione

Damiano Vallelunga

La novità sull’eliminazione di Damiano Vallelunga arriva ora dai verbali del collaboratore di giustizia, Vincenzo Albanese di Rosarno, imparentato con i Bellocco, che il pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo ha prodotto nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott dove si punta a rafforzare – con un’apposita richiesta di ammissione di nuove prove – l’impalcatura accusatoria nei confronti di alcuni imputati del clan Bonavota di Sant’Onofrio. In un passaggio relativo alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia di Rosarno sull’omicidio di Damiano Vallelunga è dato leggere che proprio Vincenzo Albanese riferiva di aver incontrato Vallelunga durante il banchetto nuziale del matrimonio tra Salvatore Mantella di Vibo Valentia e la sorella di Mario De Rito, nel corso del quale il suocero Rocco Bellocco – pure lui presente – lo metteva in guardia da un probabile agguato. In tale contesto – sottolinea la Dda di Catanzaro – Vincenzo Albanese precisava che l’agguato ai danni di Damiano Vallelunga era stato deliberato dalla commissione della ‘ndrangheta le cui famiglie più importanti erano da identificarsi nei Bellocco-Pesce di Rosarno, Pelle di San Luca, Strangio di San Luca, Alvaro di Sinopoli, Trimboli di Platì, Commisso di Siderno, oltre alle famiglie di Africo”. Vincenzo Albanese ha poi aggiunto che “un soggetto dello spessore criminale di Damiano Vallelunga non poteva essere eliminato senza l’avallo di questa commissione”.

Vallelunga: «Non ho paura di nessuno»

Vincenzo Gallace

Stando al racconto di Vincenzo Albanese, durante il matrimonio di Salvatore Mantella (cugino di Andrea Mantella), Damiano Vallelunga sarebbe stato avvertito a stare attento. Mio suocero Rocco Bellocco – ha riferito Albanese – disse espressamente a Damiano Vallelunga di stare attento perché sapeva che doveva essere ucciso. Tuttavia Vallelunga rispose nella circostanza che lui non aveva paura da nessuno. Sono a conoscenza che la morte di Vallelunga era stata deliberata dalla commissione della ‘ndrangheta altrimenti un esponente di quel rilievo non poteva essere ucciso”. [Continua in basso]

Cosimo Leuzzi

Nel corso del successivo verbale reso in data 16 settembre 2021 il collaboratore di giustizia Vincenzo Albanese riferiva – per averlo appreso da Vincenzo Turrà – che l’eliminazione di Damiano Vallelunga era dovuta principalmente agli “screzi avuti con altre consorterie di ‘ndrangheta – in particolare con i Gallace di Guardavalle – cosche che aveva escluso dal monopolio del taglio boschivo”. Queste le dichiarazioni sul punto di Vincenzo Albanese: Vincenzo Turrà, nel corso di una comune detenzione nel carcere di Cosenza, mi disse che Damiano Vallelunga è stato ammazzato in quanto teneva per sé i proventi delle estorsioni non dividendoli con le altre cosche presenti sul territorio e perché aveva escluso i Gallace dal monopolio del taglio boschivo”.

Un delitto, quello di un personaggio come Damiano Vallelunga (definito dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella come il “Papa della ‘ndrangheta” e dal collaboratore Raffaele Moscato come un soggetto allo stesso livello mafioso di Luigi Mancuso) che ha cambiato in parte la stessa storia della ‘ndrangheta e gli assetti criminali in tre province: Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia. Un omicidio sul quale, probabilmente, non tutto è stato ancora completamente scritto e sul quale le sorprese potrebbero non mancare.

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