mercoledì,Aprile 24 2024

Rinascita Scott: ecco le prime dichiarazioni di Domenico Guastalegname, dalla droga alle armi

Il nuovo collaboratore di giustizia chiama in causa Emanuele Mancuso, Giuseppe Accorinti, Nazzareno Colace, Valerio Navarra, gli Stambè e i Drughi della Juventus

Rinascita Scott: ecco le prime dichiarazioni di Domenico Guastalegname, dalla droga alle armi
Nel riquadro Domenico Guastalegname

Finisce per confermare le dichiarazioni del padre, il nuovo collaboratore di giustizia Domenico Guastalegname, 29 anni, originario di Vibo Marina, residente in Piemonte, che attualmente sta scontando 30 anni di reclusione per l’omicidio di Manuel Bacco, tabaccaio astigiano ucciso il 19 dicembre del 2014 nel suo negozio di Asti in corso Alba durante una rapina finita in tragedia. Antonio Guastalegname ha deciso di collaborare con la giustizia ad aprile dello scorso anno, da qualche mese l’ha seguito in tale scelta anche il figlio Domenico le cui dichiarazioni il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, ha chiesto di acquisire nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott dove il Tribunale di Vibo Valentia dovrà decidere sulla sua escussione. Domenico Guastalegname conferma così che esponenti della ‘ndrangheta vibonese come Giuseppe Accorinti di Zungri e Nazzareno Colace di Portosalvo erano in contatti con una frangia della tifoseria della Juventus – i Drughi – per lo spaccio di sostanze stupefacenti a Torino anche dentro lo stadio. “Lo stupefacente giungeva in Piemonte con gli autobus – ha dichiarato Domenico Guastalegname – nascosto nelle valigie modello trolley trasportate da Rocco Cichello e Valerio Navarra, legati a Giuseppe Accorinti. Si trattava in totale di venti, trenta chili”. [Continua in basso]

La conoscenza con Emanuele Mancuso

Emanuele Mancuso

Conosco Emanuele Mancuso, l’ho conosciuto a Tropea nel 2010 ed ho migliorato i rapporti con lui a Tortona nel 2011/2012, considerando che Mancuso saliva e scendeva da Tortona dove si recava in un esercizio commerciale che vendeva prodotti tipici calabresi di alcuni paesani di Pannaconi. In quel periodo mi ha proposto di effettuare l’acquisto di un’auto in contanti per un importo di centomila euro, di questo ho provato a parlarne con mio cognato ma non si è risolto nulla. Dopo i rapporti si sono diradati ed ognuno ha proseguito per la sua strada. Poi nel 2012-2013 è salito ad Asti Nazzareno Colace e so che stava trattando con i Drughi per “entrare” nello stadio della Juventus nel senso che volevano in particolare vendere sostanze stupefacenti alla frangia della tifoseria che è riconducibile alle famiglie calabresi. So che negli stadi c’è un giro di soldi molto elevato, principalmente per gli stupefacenti, ma anche per altro come il bagarinaggio e parcheggi agli stadi. Non ho assistito in prima persona alle trattative ma conosco di persona alcuni appartenenti alla Juventus e tra i fondatori dei Drughi. Ho sentito da questi ultimi parlare di tali attività illecite che si sono svolte in Piemonte. Stiamo parlando di un arco temporale compreso tra il 2013 e il 2014”.

Il traffico di armi e gli Stambè

Nazzareno Colace
Giuseppe Accorinti

Domenico Guastalegname ha quindi tirato in ballo anche gli Stambè, famiglia originaria di Sant’Angelo di Gerocarne e da anni trapiantati in Piemonte in provincia di Asti.
Grazie al rapporto d’amicizia con i Sinti sono venuto a sapere che questi prima davano le armi agli Stambè; dopo l’arresto di questi ultimi hanno iniziato a trattare le armi con mio padre. Dopo gli arresti scaturiti dall’operazione “Costa Pulita” – ha affermato il collaboratore – mio padre fu chiamato giù in Calabria perché la trattativa di Nazzareno Colace e i Drughi non era ancora andata a buon fine e fu portato da Ivan Colace al cospetto di Peppone Accorinti in quanto loro volevano entrare nella tifoseria della Juventus. Della convocazione l’ho saputo direttamente da mio padre. Dopo l’arresto di Nazzareno Colace in “Costa Pulita”, io avevo preso le distanze da Ivan Colace e cercavo di pensare più al lavoro che agli affari illeciti. Tornando alla vicenda di mio padre, in quel periodo lo stesso si occupò di un carico di marjuana con Valerio Navarra e Rocco Cichello. Mio padre e Valerio andarono per curare la trattativa dello stupefacente appena arrivato. Sapevo che Valerio e Rocco avevano bisogno di fare cassa, io ho preso un po’ di sostanza e gli ho fatto un prezzo d’amicizia per duemila euro che era l’importo minimo indicatomi da Navarra. Per tale vicenda si creò una situazione alquanto intricata in quanto questo mio amico voleva vendere lo stupefacente e i due si misero a parlare scoprendo l’esistenza di due prezzi differenti”.

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