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Il nuovo pentito Guastalegname, i contrasti per la droga e il nicoterese Piccolo inviato al Nord da Luigi Mancuso

Domenico Guastalegname rivela agli inquirenti i traffici con gli stupefacenti messi in piedi con gli albanesi ed i sodali degli Accorinti di Zungri. E sulla condanna per l’omicidio del tabaccaio ad Asti: «Sono innocente»

Il nuovo pentito Guastalegname, i contrasti per la droga e il nicoterese Piccolo inviato al Nord da Luigi Mancuso
L'omicidio del tabaccaio ad Asti e da sinistra: Antonio Piccolo, Luigi Mancuso e Domenico Guastalegname
Valerio Navarra

Chiama in causa diversi vibonesi che sarebbero stati attivi nel traffico di sostanze stupefacenti, il nuovo collaboratore di giustizia Domenico Guastalegname, originario di Vibo Marina, residente in Piemonte e condannato nel 2019 in via definitiva a 30 anni di reclusione per l’omicidio di un tabaccaio ad Asti.
Ero amico con Valerio Navarra e Rocco Cichello ma non ero in affari con loro. Una mattina Valerio è arrivato a casa nostra e ha detto a mio padre che io gli avevo chiesto 50 chili di marjuana. Tale situazione l’aveva creata Valerio a Montecatini con degli albanesi. Io sono andato da Valerio e io gli ho detto che non ne volevo sapere nulla, ma Valerio Navarra, unitamente ad un albanese, hanno risposto che la droga ormai stava arrivando. In tale circostanza credo che Navarra si fosse trovato alle strette e l’unico che poteva risolvere la situazione era mio padre”. [Continua in basso]

Giuseppe Accorinti

Domenico Guastalegname ha quindi fatto cenno anche ad un incontro in un ristorante di Pavia con un albanese per risolvere alcuni contrasti relativi alla qualità, non buona, di una partita di sostanze stupefacenti.  

“Alla fine Valerio Navarra e mio padre si erano messi di traverso perché la qualità dello stupefacente non era buona. L’albanese vedendo tale situazione si era alzato per andarsene e io lo sono andato a riprendere. Quel giorno con loro c’era anche una persona soprannominata “l’avvocaticchio”, di cui però non ricordo il nome ma che saprei riconoscere. Nella circostanza, per recuperare il denaro necessario, l’avvocaticchio voleva andare da Razionale a Roma, Valerio Navarra voleva invece andare da Peppone Accorinti e si riproponeva a sua volta di cercare tra le sue amicizie. La vicenda alla fine si è chiusa a “tarallucci e vino” sia per me che per mio padre. L’albanese è rimasto positivamente sorpreso di come l’ho trattato e ha detto a mio padre di cercare una persona ed una macchina per portare la droga in un paese dopo Alba. Mio padre ha incaricato quindi Nino Purita e così l’hanno portata ad Alba. Per il trasporto Purita si è fatto pagare con dello stupefacente.
Valerio Navarra rappresentava Peppone Accorinti, l’avvocaticchio rappresentava un pò tutti, in particolare conosceva bene Saverio Razionale che in quel periodo aveva vinto un processo per un sequestro di beni. La natura dei rapporti che questi avevano con Razionale e Peppone Accorinti li ho accertati direttamente da loro – l’avvocaticchio e Valerio Navarra.

L’omicidio di Manuel Bacco e Piccolo mandato al Nord da Luigi Mancuso

Domenico Guastalegname ha quindi reso dichiarazioni anche sul processo per l’omicidio del tabaccaio Manuel Bacco – avvenuto ad Asti il 19 dicembre 2014 – e che ha registrato in via definitiva le seguenti condanne a 30 anni di reclusione a testa: Antonio Guastalegname, 54 anni, imprenditore residente a Castello di Annone, ma originario di Vibo Marina; Domenico Guastalegname, 29 anni, pure lui originario di Vibo Marina; Giuseppe Antonio Piccolo, 31 anni, di Nicotera; Fabio Fernicola, 44 anni, di Asti, e Jacopo Chiesi, 29 anni, pizzaiolo di Castello d’Annone.

In merito all’omicidio per il quale sono stato riconosciuto colpevole – ha affermato Domenico Guastalegname – ritengo che sia stata fatta un’ingiustizia perché io e Jacopo Chiesi non c’entriamo, della vicenda sono responsabili Antonio Piccolo, Fernicola e mio padre. So che Piccolo era stato mandato da Luigi Mancuso e Nazareno Colace per una vicenda legata ai Pesce con i quali aveva avuto un contrasto”. [Continua in basso]

Antonio Piccolo

Da ricordare che Antonio Piccolo nel corso del processo aveva ammesso di aver partecipato alla rapina finita nel sangue con il ruolo di “palo” alla portadel tabacchino. Piccolo aveva poi chiesto scusa alla vedova di Manuel Bacco (Cinzia Riccio, parte civile nel processo), spiegando che l’omicidio non sarebbe stato voluto. Dopo la rapina finita in tragedia, lo stesso Piccolo aveva dichiarato di essere stato ospitato da un certo Luigi (di cui non ricorda il cognome) per essere il mattino successivo portato a Milano dove aveva preso un treno che l’aveva riportato a Nicotera.  Antonio Piccolo è il figlio di Roberto Piccoloquest’ultimo ritenuto dagli investigatori un elemento di peso del clan Mancuso.

Ho assistito ad una conversazione – ha racconta Domenico Gustalegname – tra mio padre e Antonio Giuseppe Piccolo nel corso del processo per l’omicidio del tabaccaio di Asti. In quella circostanza Antonio Piccolo riferì a mio padre che per volontà di Luigi Mancuso bisognava incolpare Jacopo Chiesi, il figlio del carabiniere addossando a lui tutte le colpe di quanto accaduto, altrimenti sarebbero successe cose brutte”.

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