‘Ndrangheta: dal Varesotto al Vibonese, i legami di Barone con i Mancuso ed i Tripodi
La recente operazione della Guardia di finanza svela i rapporti con il figlio del patriarca del clan di Limbadi e anche con la “famiglia” di Portosalvo


Si terranno martedì gli interrogatori di garanzia delle sei persone arrestate venerdì nel corso del blitz della Guardia di finanza dei comandi provinciali di Varese e Milano. Nei guai sono finiti Maurizio Ponzoni (classe 1966 di Legnano ma residente a Rescaldina), finito in carcere, mentre agli arresti domiciliari sono finiti Romina Altieri di Lonate Pozzolo, Enrico Barone (classe 1963 di Napoli), Fabio Frattini di Legnano e Michele Migliore di Lecco. In carcere è finito anche Enrico Barone, 54 anni, nativo di Vibo Valentia e residente in Lombardia, che viene ritenuto vicino a Salvatore Mancuso, 56 anni, di Limbadi, da tempo residente in Lombardia ed al centro di diverse vicende giudiziarie. Salvatore Mancuso è il figlio di Ciccio Mancuso (cl. ’29), defunto patriarca e fondatore dell’omonimo clan. [Continua in basso]
Per la Dda di Milano, Barone sarebbe a capo di un’associazione per delinquere di bancarottieri legata alla ‘ndrangheta. Una parte consistente dei fondi distorti sarebbe finita alla famiglia del clan di Vincenzo Rispoli, da tempo sottoposto al regime del 41 bis. Nel corso delle investigazioni economico-finanziarie sono state ricostruite operazioni distrattive di denaro, per oltre quattro milioni di euro, dai conti correnti di tre società dichiarate fallite dai Tribunali di Milano, Bergamo e Monza. Tali somme sarebbero state successivamente drenate in favore di altre imprese del “gruppo”, anche localizzate in territorio estero, sotto forma di pagamenti di fatture per operazioni inesistenti. Non godevano della stessa considerazione i dipendenti delle aziende poi fallite, inconsapevoli della reale attività dei nuovi proprietari, lasciati a casa senza troppi convenevoli.
Il legame con Salvatore Mancuso e i Tripodi di Portosalvo
Dalle carte dell’inchiesta emerge che nel 2012 Enrico Barone ha fatto da padrino ad un figlio di Salvatore Mancuso, mentre il 29 maggio 2020 Barone è stato contattato da altro figlio di Salvatore Mancuso che nell’occasione si trovava a colloquio in remoto proprio con il padre Salvatore detenuto nel carcere di Oristano.
“Svuota, svuota perché tanto se cado io cade tutto il Filisteo eh, Sansone e tutti i Filistei”. Così parlava invece, intercettato, Enrico Barone, il quale è accusato di aver avuto rapporti anche con i Tripodi di Vibo Marina e Portosalvo.
Secondo l’accusa, infatti, una delle coop di Barone, la Service a r. l., avente ad oggetto sociale la consulenza informatica, ha assunto fra il settembre e l’ottobre 2018 Pietro Tripodi di Portosalvo, fratello del boss Nicola Tripodi, quest’ultimo condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata Lybra. Per gli inquirenti quella di Petro Tripodi sarebbe un’assunzione fittizia perché lo stesso nel periodo dell’assunzione si sarebbe invece trovato a Portosalvo.
“La richiesta cautelare – ha spiegato – interviene a distanza di tempo dai fatti, collocati negli anni 2018, 2019 e 2020, cui deve aggiungersi il tempo intercorso per la valutazione della vicenda da parte di questo giudice”.Da qui, per il gip, l’assenza di esigenze cautelari per giustificare gli arresti su tutte le altre imputazioni e per gli altri indagati che sono in totale 18. Da precisare che i Tripodi (Nicola e Pietro) e Salvatore Mancuso non figurano fra gli indagati.
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