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Rinascita Scott, la requisitoria del pm: da Luigi Mancuso alla mafia del cemento a Limbadi

Dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo la Dda di Catanzaro ha preso in esame le dinamiche criminali sorte all’indomani della scarcerazione del boss nel 2012. Imprenditori avvicinati e convinti a versare “un fiore” in cambio di protezione

Rinascita Scott, la requisitoria del pm: da Luigi Mancuso alla mafia del cemento a Limbadi
Nel riquadro Luigi Mancuso
Il pm Andrea Mancuso

E’ ripresa in aula bunker a Lamezia Terme, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presieduto dal giudice Brigida Cavasino), la requisitoria della Dda di Catanzaro, oggi affidata al pm Andrea Mancuso. Il “locale” di ‘ndrangheta di Limbadi è stato oggi al centro della discussione della pubblica accusa, impegnata ad illustrare al Tribunale le risultanze investigative dei carabinieri del Ros che hanno per mesi monitorato le utenze telefoniche (e non solo) dei principali indagati, ritenuti tutti vicini al boss Luigi Mancuso, uscito di galera nel luglio del 2012 dopo 19 anni di ininterrotta detenzione. Sarebbe stato proprio Luigi Mancuso (la cui posizione è stata stralciata ed è confluita nel processo Petrol Mafie) a porsi a capo dell’intera ‘ndrangheta vibonese cercando di portare avanti una “politica” criminale di pacificazione dopo gli anni di scontri (tra il 2011 ed il 2012) ai quali avrebbe partecipato “dietro le quinte” il boss Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni, nipote dello stesso Luigi. Ad avviso del pm Andrea Mancuso, è l’imponente attività intercettiva – prima ancora delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – a restituire un quadro esaustivo sulla ripresa del “modus operandi” imposto da Luigi Mancuso con la creazione di un “Crimine” in provincia di Vibo Valentia capace di dettare la linea a tutti i “locali” di ‘ndrangheta. In tale scenario, gli imprenditori sarebbero stati avvicinati e convinti a versare “un fiore” (cioè una percentuale di denaro) al potente clan di Limbadi che, in cambio, avrebbe garantito “amicizia e protezione”. I carabinieri del Ros sono riusciti ad intercettare il presunto braccio-destro di Luigi Mancuso, ovvero Pasquale Gallone di Nicotera Marina (condannato a 20 anni nel parallelo processo in abbreviato) mentre discuteva con imprenditori vibonesi attivi nel settore del catering e della ristorazione come Antonio Lopez Y Royo (al tempo stesso parte lesa ed imputato) per ottenere sconti e prezzi di favore come in occasione del matrimonio di Nino Gallone (nipote di Pasquale), divenuto celebre per essere atterrato in elicottero nello spiazzo ai piedi del castello di Nicotera. [Continua in basso]

Pasquale Gallone

Il pm si è quindi soffermato sul ruolo di imprenditori del “cemento” di Limbadi come Francesco Naso e Domenico, Pantaleone e Salvatore Contartese (padre e figlio) di Limbadi, ritenuti vicini al clan Mancuso ed imputati per il reato di associazione mafiosa. Francesco Naso e Domenico Naso, 44 anni, entrambi di Limbadi sono accusati del reato di associazione mafiosa. Quali titolari e gestori delle società “Fides sas” con sede a Caroni di Limbadi e della “C&C Srl” con sede in Limbadi, nonché della “Naso Costruzioni srl”, con sede a Nicotera, avrebbero rifornito gli associati di cemento e materiali edili a prezzi scontati ovvero gratuitamente.
I Contartese, invece, quali reali ed effettivi gestori della società “Drillcon s.a.s”, con sede in Limbadi ed attiva nel settore delle trivellazioni, secondo l’accusa avrebbero messo a disposizione del clan di Limbadi e degli associati il capannone, ove erano detenuti e custoditi i beni aziendali, affinché potessero essere ivi svolte riunioni ed incontri anche con esponenti di consorterie del Reggino come i Ruga di Monasterace ed i Gullace-Albanese di Cittanova.

I contrasti fra i Naso e i Contartese

I principali dissapori fra gli imprenditori di Limbadi Francesco Naso ed i Contartese sarebbero sorti in relazione al fatto che per l’esecuzione di alcuni lavori in una farmacia i Contartese si erano fatti portare il cemento da un imprenditore non di Limbadi, vale a dire Domenico Prestanicola di Soriano. Francesco Naso, a sua volta, per altri lavori a Limbadi si era servito di un’impresa di trivellazioni di Lamezia anziché quella di Contartese. Da qui il mandato di Luigi Mancuso a Pasquale Gallone per “appianare tutte le divergenze ed i contrasti” con un incontro preparato per far dialogare Francesco Naso e Salvatore Contartese. In tale incontro Francesco Naso, nel difendere la propria posizione, avrebbe ricordato a Salvatore Contartese di quando l’aveva aiutato facendolo subentrare insieme al padre Pantaleone Contartese nei lavori di trivellazione al Santuario di Paravati voluto da Natuzza Evolo “al posto dell’impresa Palmieri di Portosalvo”. I lavori a Paravati erano stati commissionati dalla Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime”.

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