lunedì,Maggio 13 2024

Depurazione a Joppolo, il caso finisce in Procura

L’opposizione presenta un esposto indirizzato anche a Ministero e Prefettura. Nel mirino il comportamento «irresponsabile» dell’amministrazione in carica sulla «mancata gestione degli impianti e gli scarichi in mare»

Depurazione a Joppolo, il caso finisce in Procura

La questione è ancora sul tavolo della politica. Ma da oggi anche sul tavolo della Procura di Vibo, del ministero dell’Ambiente, del prefetto e del comandante della stazione dei carabinieri di Joppolo. Il gruppo consiliare d’opposizione della cittadina tirrenica, composto da Giuseppe Dato, Salvatore Burzì e Stefano Siclari, ha infatti presentato un esposto sulla «mancata gestione degli impianti di depurazione di Joppolo località “la Morte”, di Caroniti località “Stagliata” e delle stazioni di sollevamento esterne annesse».

I tre consiglieri, dopo avere ripercorso l’iter che ha portato all’affidamento del servizio alla ditta Dma, ricordano che il Comune «non provvedeva ai dovuti pagamenti a far data dal mese di ottobre dell’anno 2017, per cui la ditta aggiudicataria depositava presso il Tribunale di Vibo Valentia ricorso per decreto ingiuntivo». Il contratto scadeva poi l’8 gennaio 2019 e il Comune, tramite proroga, lo portava fino a marzo, ma da marzo al 19 luglio «il Comune di Joppolo rimaneva inerte» e la ditta «procedeva alla consegna degli impianti». Con la conseguenza delle ferie forzate e «scontato licenziamento» per l’unico dipendente specializzato, ovvero proprio il consigliere comunale Siclari, «gestore degli impianti, da circa 20 anni, per conto delle precedenti ditte aggiudicatarie come da capitolato d’appalto». Una situazione che aveva portato l’opposizione, già il 6 agosto, ad informare le autorità «al fine di scongiurare un disastro ambientale, con incombente pregiudizio alla sicurezza igenico-sanitaria delle acque marine e danni al già precario turismo. Il Comune di Joppolo – si legge ancora nell’esposto – privo da tre anni dell’autorizzazione provinciale allo scarico delle acque reflue, ovviava alla situazione di pericolo ambientale con la sola ordinanza di divieto di balneazione limitatamente alla zona della foce del torrente la Morte, trascurando ed omettendo di provvedere con urgenza ad un contratto di appalto/affidamento degli impianti, previa indizione di gara di appalto».  Alla luce di ciò, i tre consiglieri intendono evidenziare «la condotta inerte, illegittima e discriminante del Comune di Joppolo, contraria ad ogni principio che regola la buona amministrazione». La richiesta, pertanto, «in ottemperanza alle vigenti norme di legge», è di «un’immediata ed efficace azione, diretta a garantire l’osservanza della normativa corrente a tutela della sicurezza e dell’incolumità pubblica, dell’ambiente e nell’interesse primario della collettività».

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