martedì,Maggio 14 2024

Usura nel Vibonese: operazione “Pinocchio”, due condanne e quattro assoluzioni

L’operazione era scattata nel 2008 ad opera della Dda di Catanzaro. Parte lesa il testimone di giustizia di Rombiolo Michele Tramontana. Riqualificati i reati

Usura nel Vibonese: operazione “Pinocchio”, due condanne e quattro assoluzioni
Michele Tramontana

Regge solo per due imputati il processo nato dall’operazione denominata “Pinocchio”. Il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Gianfranco Grillone, a latere i giudici Luca Bertola e Rossella Maiorana, ha infatti condannato: Raffaele Lentini, 65 anni, di Vena di Ionadi, alla pena di 3 anni e 7.500 euro di multa (9 anni e 5 mesi per lui la richiesta del pm), mentre Roberto Cuturello, 55 anni, di Limbadi, è stato condannato a 4anni e 4mila euro di multa (10 anni per lui la richiesta di condanna). Per Cuturello, in relazione a due capi d’imputazione, si registra anche il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione dei reati. Lentini e Cuturello sono stati anche condannati, quale pena accessoria, all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Assolti invece: Giorgio Galiano, 46 anni, di Vibo Valentia (9 anni e 3 mesi per lui la richiesta di condanna); Michele Marturano, 44 anni, residente a Roma (era stata chiesta per lui la prescrizione); Raffaele Gallizzi, 48 anni, di Motta Filocastro, frazione di Limbadi (chiesta l’assoluzione); Pantaleone Rizzo, 44 anni, residente a Novara (il pm aveva chiesto per lui l’assoluzione). Il Tribunale ha anche disposto la trasmissione degli atti all’ufficio di Procura affinchè si proceda nei confronti del teste Pasquale Ferrazzo per il reato di falsa testimonianza. Usura aggravata dalle modalità mafiose il reato contestato agli imputati, ma per Lentini tale accusa non ha retto venendo riqualificato il reato in esercizio abusivo del credito (aggravato dall’art. 7 della legge antimafia). Cuturello viene invece condannato per una tentata estorsione. L’operazione “Pinocchio” era scattata nel marzo del 2008 grazie alle denunce del testimone di giustizia, Michele Tramontana, assistito dall’avvocato Rosario Scognamiglio. 

Roberto Cuturello

Le indagini, condotte dai militari del Norm della Compagnia di Tropea e della stazione di Rombiolo, abbracciano una serie di contestazioni che vanno dal 2000 al 2006 e sono state svelate nel marzo del 2007 dal falegname di Rombiolo, Michele Tramontana, che aveva trovato la forza di denunciare i suoi presunti aguzzini. Risalgono al 2000 i primi contatti dell’artigiano con le persone disposte a prestargli denaro. Secondo l’accusa, il primo con cui avrebbe avuto contatti sarebbe stato Raffaele Lentini (detto Lello) dal quale avrebbe ricevuto somme di un certo rilievo inizialmente con un tasso di interesse mensile dell’8%, poi del 10%. Per appianare le cose con Lentini, il falegname nel 2005 avrebbe avviato i contatti con Cuturello il quale gli avrebbe imposto ulteriori esosi interessi su un debito residuo, fino a pretendere il doppio della somma corrispostagli inizialmente. Per far fronte alle difficoltà, nel marzo del 2006 Tramontana avrebbe quindi chiesto dei prestiti a Giorgio Galiano (che è stato però ora assolto). Quest’ultimo gli avrebbe così consegnato una prima volta 25mila euro (cinquemila cash e i rimanenti in assegni) con un tasso d’interesse del 20% mensile e, alcuni giorni più tardi, altri 35mila euro attraverso assegni prelevati da un carnet che lo stesso Galiano avrebbe definito «sicuro»: in seguito, il falegname sarebbe però venuto a conoscenza del fatto che nessuno degli assegni era stato pagato Per la prima volta dalle nostre parti figurava quale parte civile nel processo la Confederazione nazionale degli artigiani assistita dall’avvocato Giovanna Fronte; parti civili anche i familiari (padre, madre e moglie) di Tramontana, assistiti dall’avvocato Scognamiglio, mentre Lentini era difeso dall’avvocato Enzo Gennaro, Cuturello dall’avvocato Giovanni Vecchio, Galiano dall’avvocato Sergio Rotundo, Gallizzi e Rizzo dagli avvocati Guido Contestabile e Giuseppe Spinelli, Marturano dall’avvocato Pasquale Andrizzi.

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